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Cronaca Vieste

Fine della fuga, la cattura del boss Marco Raduano in Corsica. Rossi Dda: "I marescialli l'hanno preso"

Era stato inserito nella lista dei criminali latitanti ricercati da Europol con Enfast, come uno dei tre italiani ricercati più pericolosi. Il 24 febbraio 2023 era evaso dal carcere di massima sicurezza di Nuoro in Sardegna

E' stato catturato il 31 gennaio in Corsica, dopo quasi un anno di latitanza, il boss della mala garganica Marco Raduano, evaso dal carcere di massima sicurezza 'Badu e’ Carros' di Nuoro in Sardegna, il 24 febbraio 2023, inserito di recente nella lista dei criminali dei tre latitanti italiani più pericolosi ricercati da Europol con Enfast. E' stato arrestato in una località di Bastia mentre era in procinto di recarsi in un ristorante di lusso. Non era armato e aveva con sé documenti falsi. In Spagna, 24 ore prima, era finita anche la latitanza del 31enne viestano e suo braccio destro Gianluigi Troiano, arrestato su mandato di arresto europeo e attualmente detenuto nel carcere di Granada in attesa di estradizione in Italia. 

"Il profilo criminale di Raduano è particolarmente importante. Egli, infatti, è al vertice dell'omonima organizzazione criminale operante sul Gargano, a Vieste, federata ad altri clan di Manfredonia, con il ruolo di promotore, organizzatore e spietato killer del gruppo, dedito al perpetrazione di omicidi, traffico di droga e gestione del racket delle estorsioni. È notoriamente conosciuto negli ambienti criminali del Gargano e di Foggia come 'pallone' o 'Woolrich'".

La latitanza di Marco Raduano

Il capo clan era riuscito ad evadere dal carcere di Nuoro con modalità fantozziane, peraltro riprese su tik tok e sui social, da centinaia di migliaia di utenti con il sottofondo di 'Maresciallo non mi prendi'. Un aspetto disarmante per il Procuratore della Dda di Bari, perché, diceva, "indica anche la capacità della mafia foggiana di diventare un simbolo dell'intero territorio".

Durante un'audizione in Commissione Parlamentare dell'estate scorsa, il procuratore Roberto Rossi si era detto convinto che la fuga di Raduano prima o poi sarebbe terminata. "C'è un lavoro investigativo forte, lo prenderemo". E' così è stato, peraltro con tanto di rivincita: "I marescialli l'hanno presa",

Da quel giorno sono trascorsi altri undici mesi senza che di 'Pallone' se ne avesse traccia. O perlomeno così sembrava, almeno fino a quando, questa mattina, è arrivata l'ufficialità della cattura, mentre la scena da film racchiusa in 16 secondi di filmato continuava a circolare accompagnata dalla stessa domanda: come era stato possibile, per la prima volta nella storia dell'istituto penitenziario di massima sicurezza di Nuoro, un'evasione di quel tipo?

Il 40enne, esponente di spicco della mafia garganica, si era calato dalla struttura scivolando lungo le lenzuola annodate. Dopo il tonfo, la corsa. La fuga, va detto, era pianificata da tempo e il boss avrebbe goduto dell’appoggio di qualcuno. La sala operativa del carcere nuorese, stranamente, quel giorno non era presidiata per mancanza di personale.

La condanna all'ergastolo

L’inchiesta Omnia Nostra, lo ricordiamo, fu messa a segno dai carabinieri nel dicembre del 2021 e riguarda i rapporti e traffici del presunto clan Lombardi-Ricucci-La Torre, attivo tra Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo, col gruppo del boss viestano Marco Raduano. Tra le contestazioni - ben 57 le imputazioni - c’è quella di aver assoggettato il settore ittico, come emerso dalle intercettazioni telefoniche: “Il mare è nostro” (leggi i dettagli).

Raduano è accusato di concorso negli omicidi di Omar Trotta, a Vieste, di Giuseppe Silvestri, a Monte Sant’Angelo, e dell’agguato fallito a Giovanni Caterino, quest’ultimo condannato in via definitiva al carcere a vita come basista della strage di mafiosa di San Marco in Lamis (qui i dettagli).

La guerra di mafia a Vieste

Prima dell'evasione, il boss stava scontando una condanna definitiva a 19 anni per traffico di droga. Ci aveva già provato in passato, quando ci vollero cinque mesi di ricerche dei carabinieri per rintracciarlo e notificargli la sorveglianza speciale disposta dopo la scarcerazione. 

Il 21 marzo 2018, l'ex luogotenente di Angelo Notarangelo detto 'Cintaridd' e a capo degli 'scissionisti', fu vittima di un agguato compiuto dai cugini Giovanni e Claudio Iannoli del clan opposto dei Perna: entrambi sono stati condannati a 18 anni di reclusione a testa.

La guerra di mafia tra gli scissionisti era cominciata dopo la spaccatura interna al gruppo che fino al gennaio del 2015 era capeggiato da Angelo Notarangelo. 

A seguito del suo omicidio, avvenuto il 26 gennaio di quell'anno, si erano poi create due fazioni contrapposte, che per il monopolio del mercato della droga e degli affari illeciti, aveva insanguinato Vieste, con ben nove omicidi, oltre a svariati agguati ai danni di vari esponenti dell’una e dell’altra consorteria criminale, tutti caratterizzati dalla tipica connotazione del “botta e risposta'.

Il 20 ottobre Orazio Lucio Coda, uno dei cinque collaboratori di giustizia che hanno voltato le spalle alla criminalità garganica, rispondendo alle domande del pm Ettore Cardinali della Dda di Bari nell’ambito del processo per l’omicidio Trotta, incardinato dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia, aveva evidenziato cosa realmente avesse determinato la sanguinosa contrapposizione tra clan, vale a dire l'omicidio di Giampiero Vescera, cognato di Raduano, che avrebbe segnato una cesura importante nelle dinamiche delle alleanze: “Prima Raduano era alleato con i Montanari, ma aveva capito che poteva esserci il loro zampino nella morte del cognato”, Tramite Danilo Pietro Della Malva, si sarebbe aperto il varco con i Mattinatesi “e ancora oggi sono il clan reggente”, sottolinea.

Il sequestro dei beni

Poco più di due settimane prima della sentenza di condanna del processo Omnia Nostra, a Marco Raduano erano stati sequestrati e confiscati due immobili in contrada Scialara a Vieste, un’autovettura, tre conti correnti bancari, altrettanti conti deposito e risparmio, nonché due carte prepagate, ciascuno del valore di 5mila euro.

Lo aveva deciso la seconda sezione penale della Corte di Appello di Bari, dopo gli accertamenti compiuti dalla Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo di regione, compendiati nell’informativa del 12 ottobre 2023.

Beni che erano entrati nella disponibilità di Marco Raduano, in via anche indiretta, in epoca precedente alla pronuncia della Corte che ne ha riconosciuto la responsabilità per i reati spia o comunque entro un tempo ragionevolmente prossimo al passaggio in giudicato della condanna.

Quindi, è stato ritenuto che ‘Pallone’ avesse la disponibilità indiretta dei beni e delle attività confiscate, “ciò dovendosi presuntivamente desumere dal rapporto di convivenza e dai vincoli di coniugo e di parentela con gli altri intestatari e dalla circostanza che i congiunti, nell’arco di tempo relativo ai corrispondenti investimenti, sono risultati estranei a qualsiasi attività economica e privi di capacità reddituali adeguate al valore delle acquisizioni patrimoniali”.

E’ stato calcolato che il noto criminale avrebbe necessariamente sostenuto esborsi per il mantenimento suo e della famiglia, quantificati, prudenzialmente ed in via presuntiva, sulla scorta dell’indice Istat della spesa media di un nucleo familiare composto da tre persone, ovvero in 2200-2700 euro al mese.

Il risultato economico della comparazione tra il totale di redditi ed entrate e la somma delle spese e degli impieghi, ha evidenziato, con l’eccezione degli anni 2014 e 2016, uno sbilancio costante che ha determinato, nell’arco di tempo preso in considerazione, un saldo negativo di 137.604 euro.

Con sentenza della Corte del 21 febbraio 2022, divenuta irrevocabile il 30 gennaio 2023, Marco Raduano è stato giudicato colpevole, tra l’altro, di delitti commessi dal giugno 2017 all’agosto 2018.

Nell’arco temporale dal 2014 al 2022, il boss ex luogotenente di ‘Cintaridd’, ha percepito redditi per complessivi 48.273 euro, al netto dell’imposizione fiscale. La coniuge dalla quale è legalmente separata e i suoi genitori, hanno dichiarato redditi per 156.636 euro, registrato entrate per complessivi 300mila euro ed uscite per 414.664 euro.

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