Volevano uccidere il boss Raduano, ma lo 'scacco al re' è fallito: chiesti 18 anni per i cugini Iannoli
È questa la richiesta del pm della DDA di Bari, Ettore Cardinali, per i due viestani accusati di essere gli esecutori materiali del tentato omicidio al capoclan avversario, il 36enne Marco Raduano, ex luogotenente di Angelo Notarangelo e ora a capo degli 'scissionisti'
Trentasei anni di reclusione, diciotto a testa, per i cugini Giovanni e Claudio Iannoli, ritenuti esponenti del clan capeggiato da Girolamo Perna (assassinato nell'aprile scorso).
È questa la richiesta del pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Ettore Cardinali, per i due uomini viestani accusati di essere gli esecutori materiali del tentato omicidio, messo a segno il 21 marzo dello scorso anno, al capoclan avversario, il 36enne Marco Raduano, ex luogotenente di Angelo Notarangelo e ora a capo degli 'scissionisti'.
I due sono stati arrestati nell'ambito dell'operazione 'Scacco al re', il cui processo si celebra con rito abbreviato davanti al gup di Bari Luigia Lambriola. I due, sono anche imputati nell'ambito del processo 'Agosto di Fuoco', sempre con rito abbreviato, per il quale sono stati chiesti altri 20 anni di reclusione, a testa, per le accuse di traffico di droga aggravato dalla mafiosità e detenzione illegale di armi.
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I due sodalizi criminali sono nati a seguito della spaccatura interna al gruppo che fino al gennaio del 2015 era capeggiato da Angelo Notarangelo. A seguito del suo omicidio, avvenuto il 26 gennaio di quell'anno, si erano poi create due fazioni contrapposte. La contrapposizione tra i due gruppi criminali ha così dato origine alla faida ancora in atto, che sta insanguinando la cittadina di Vieste. Dal 2015 ad oggi, infatti, sono stati ben 9 gli omicidi, oltre a svariati tentativi di omicidio ai danni di vari esponenti dell’una e dell’altra consorteria criminale, tutti caratterizzati dalla tipica connotazione del “botta e risposta”. L’agguato del 21 marzo 2018 è il secondo della sequenza dei tre “delitti del 21 marzo” ed anche il secondo ad aver già avuto una decisa risposta dello Stato.
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Lo scorso 17 aprile, infatti, i carabinieri avevano tratto in arresto Matteo Lombardi, il "carpinese", per l'omicidio di Giuseppe Silvestri, avvenuto a Monte Sant'Angelo nella prima mattinata 21 marzo del 2017. Questa operazione segue l’arresto di Massimo Perdonò, elemento di spicco della batteria mafiosa “Moretti-Pellegrino- Lanza”, avvenuto nell’ambito di un indagine congiunta con la Polizia di Stato, responsabile del tentato omicidio ai danni di Giovanni Caterino. Gli investigatori sono ora impegnati a dare un nome ai responsabili dell'ultimo omicidio della terna, quello di Francesco Pio Gentile, commesso a Mattinata, appunto, il 21 marzo scorso. L’odierna operazione segna un altro importantissimo colpo alla criminalità organizzata operante nella provincia di Foggia, ed in particolare a quella garganica.