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Cronaca

Estorsioni agli agricoltori: il 'tariffario' a ettaro della mafia foggiana che vale 40 milioni di euro

Il caso di Lazzaro D'Auria nella relazione della commissione parlamentare antimafia e il "pizzo di un determinato importo" in base alle coltivazioni chiesto dalla mafia agli agricoltori e imprenditori di Foggia e della provincia

Più di un capitolo della recente relazione della commissione parlamentare antimafia, viene riservato alla criminalità organizzata foggiana, agli affari illeciti delle mafie di Capitanata e alle forme di contrasto messe in campo dalla ‘Squadra Stato’, su tutte l'operazione ‘Decima Bis’ del 16 novembre 2020.

In quella occasione, a boss e sodali delle tre consorterie criminali del capoluogo dauno, furono contestate quattordici estorsioni, anche grazie al ritrovamento, durante le indagini, di una lista con nomi delle vittime e dati aggiornati (leggi qui).

Fu svelata “una generalizzata oppressione estorsiva di tipo ambientale elevata a sistema, consistente in estorsioni a tappeto come un vero e proprio modus procedendi”, ovvero, “l’assoggettamento e il condizionamento di molteplici settori economici, aste pubbliche, noleggio sale scommesse e slot machine, settore funerario e dei costruttori, imprese del movimento terra e di vigilanza”. E, si legge, “la proiezione del mondo politico e di quello amministrativo”.

La relazione passa in rassegna l’audizione dell’imprenditore di origini campane ma proprietario di diverse aziende agricole del Foggiano, Lazzaro D’Auria, oggi esponente dell’associazione antiracket ‘Luigi e Aurelio Luciani’, al quale per due anni, dal 2015 al 2017, la malavita ha provato in tutti i modi ad estorcergli del denaro, fino a chiedergli 200mila euro altrimenti "ti ammocchiamo”.

Nella Capitanata "gallina dalle uova d'oro" ma vessata dalla criminalità, l'imprenditore si era trovato ad un bivio: cedere al ricatto della mafia oppure garantire un futuro alle famiglie dei suoi dipendenti. Ha scelto la strada del coraggio e della legalità: il senso di responsabilità nei confronti dei suoi 80 dipendenti e il moto di orgoglio per quello che aveva costruito in trent'anni di lavoro, lo spingeranno infatti a ravvedersi e a denunciare le richieste estorsive ai carabinieri. "Non potevo mandare tutto all’aria per una piccola fascia delinquenziale, seppure pericolosa e cattiva"

Tuttavia, nonostante gli arresti e le condanne dei suoi estorsori, ha continuato a subire minacce e atti intimidatori: dall'incendio di un capannone in località Palmoli a San Severo alla distruzione di decine e decine di ettari in zona Incoronata.

La sua audizione, ha permesso alla Commissione di venire a conoscenza dei metodi utilizzati dai ‘gregari’ dei clan 'riscossori del pizzo', e dell'esistenza di un vero e proprio tariffario, presumibilmente imposto a gran parte degli imprenditori agricoli della zona, in cambio dei ‘servizi di guardiania’.

Per ciascun tipo di coltivazione è previsto il “pizzo di un determinato importo”, a valere su ogni ettaro: di 150 euro sugli oliveti - “per fare in modo che non vengano tagliati” - di trecento sui vigneti, di 150 euro sui frutteti, di cinquanta sul grano e di 300 euro sul pomodoro.

La Commissione Antimafia ha provato a fare un bilancio verosimile del business delle estorsioni agli agricoltori foggiani: è di circa 40 milioni di euro, se si tiene conto del fatto che ci sono 510mila ettari di terreni coltivabili (90mila sono oliveti, vigneti e frutteti, 300mila sono destinati alla coltivazione del grano, 20mila a quella del pomodoro e 15mila ad altre colture).

L'avvertimento a D'Auria: "Duecentomila euro o ti ammocchiamo"

Due persone si erano recate nella città di residenza di Lazzaro D'Auria per invitarlo a ritirarsi dall'acquisto di circa 200 ettari di terreni in agro di Foggia, o, in alternativa, a versare la somma di 200mila euro, corrispondente a quella che avrebbero poi versato gli occupanti abusivi dei terreni.

Un mese dopo, a cavallo tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, uno dei due malviventi gli aveva chiesto un incontro in un bar della città per parlare appunto dei terreni. Incontro che era poi proseguito in un appartamento del quartiere Candelaro dove un altro soggetto gli aveva riformulato la medesima richiesta, minacciandolo, in caso contrario, di morte.n

Evidentemente spaventato, l'imprenditore, in alternativa ai termini della tentata estorsione, aveva proposto l'assunzione di alcuni appartenenti al sodalizio. Uno dei malavitosi aveva respinto la proposta e lo aveva messo in guardia nel caso in cui si fosse opposto, sostenendo che avrebbe riferito dell'accaduto al gruppo di cui faceva parte, ovvero i Sinesi-Francavilla-Moretti.

Due mesi dopo, tra la fine di aprile e l'inizio di maggio, quattro persone - tra cui Rocco Moretti, Francesco Tizzano e due donne - lo avevano fermato all'uscita dalla filiale di una banca del capoluogo dauno.

Tizzano, dopo aver rappresentato il disinteresse del sodalizio in merito alle eventuali assunzioni, aveva chiesto di accelerare i tempi rispetto al versamento della somma richiesta e di versare quanto prima un anticipo pari a 50mila euro.

Sembrava che i criminali si fossero arresi, e invece no. A metà giugno di quello stesso anno, mentre la persona offesa si stava recando a Foggia per entrare in possesso dei circa 200 ettari di terreno da poco acquistati, tre persone lo avevano affiancato con l'autovettura e costretto a fermarsi sotto la minaccia delle armi. Uno dei tre gli aveva puntato la pistola alla tempia minacciandolo che gli avrebbe incendiato le proprietà e poi sparato: “Hai capito cosa ti abbiamo detto". Un altro lo aveva colpito con uno schiaffo e rotto gli occhiali: "Tu non devi andare a Foggia perché i terreni non sono i tuoi".

Nel maggio 2017 l'ennesimo grave episodio, questa volta alla luce del giorno, lungo la zona pedonale del capoluogo dauno: avvicinato da due soggetti, aveva ricevuto un altro duro avvertimento: "O paghi o ti ammocchiamo".

E ancora, il 26 luglio, due soggetti a bordo di un furgone e una autovettura, travisati in volto e armati di kalashnikov e pistola, erano scesi dai mezzi informandolo che essersi munito di una auto blindata non sarebbe stato sufficiente a salvargli la vita.

Verso la fine della estate, il 17 settembre, due persone avevano intimato a uno dei dipendenti di comunicare al titolare la necessità di preparare un acconto.

Il 29 dello stesso mese uno dei correi aveva intercettato e bloccato l'auto del nipote della vittima lungo la Statale 16: "Fatti la valigia e vattene a casa, non abbiamo paura di uccidere le guardie e tuo zio insieme a loro. Vi incendiamo tutte le aziende che avete".

L'ultimo episodio risale al 10 ottobre, quando tre persone a bordo di una Audi A3 Sportback, avevano costretto un dipendente della azienda ad accostare: "Ma tu sei di Napoli, perché non tene ritorni a Napoli".

A fronte della risposta del dipendente, che sosteneva di non conoscerli, aggiunsero: "Ma tu lavori per....". A risposta affermativa gli avevano consigliato di tornare a Napoli, “che è meglio anche per te", il tutto mentre uno dei tre stava impugnando un fucile a canne mozze.

Per questo motivo - così come emerge dalle carte dell'operazione Decima Azione - Francesco Tizzano è stato arrestato per tentata estorsione aggravata e continuata in concorso con Rocco Moretti, Domenico Valentini, Giuseppe Lapiccirella, Carmine Delli Calici e Giovanni Putignano, perché, previa concertazione comune a monte, in concorso morale e materiale tra loro e con altri soggetti, agendo il Moretti anche quale mandante e comunque rafforzatore dell'altrui disegno criminoso ed il Valentini, Tizzano, Lapiccirella, Delli Calici e Putignano quali esecutori materiali, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con minacce e violenze, compivano atti idonei, diretti in modo non equivoco a costringere il gestore della cooperativa a versare la somma di 200mila euro e a procurarsi un ingiusto profitto con pari danno per la persona offesa, non riuscendo nell'intento per cause indipendenti dalla propria volontà e, in particolare, per gli espedienti utilizzati dalla persona offesa per posticipare il versamento della somma.


 

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