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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Vieste

Il pentimento di Della Malva, il 'cantante’ fuori dal coro nella guerra di mafia per il predominio di Vieste

Dal 2021 Danilo Pietro Della Malva collabora con la giustizia. E' stato braccio destro del boss latitante Marco Raduano. Oggi è stato raggiunto da una ordinanza di misura cautelare per l'omicidio di Marino Solitro avvenuto a Vieste nel 2015

Danilo Pietro Della Malva, detto ‘U meticce’, è il primo collaboratore di giustizia di rilievo della storia sanguinosa della faida del Gargano, più precisamente di Vieste.

Arrestato il 23 ottobre 2019 insieme ad altri 14 soggetti per associazione dedita al narcotraffico aggravata dal metodo mafioso, delitti in materia di stupefacenti, armi ed altro, due anni dopo, nel 2021, ha deciso di fare alcune rivelazioni importanti sottoponendosi ad esame nel corso del rito abbreviato, durante il quale aveva espresso il desiderio di cambiare vita per dare un futuro migliore e diverso ai suoi figli, "dimostrando resipiscenza per la vita criminale sino ad allora condotta”.

“Si è trattato di una novità di notevole importanza per un territorio in cui il clima di omertà aveva da sempre determinato l’assenza di contributi dichiarativi da parte dei soggetti legati alla criminalità. L’unica eccezione era rappresentata da Giovanni Surano, ma di diverso spessore criminale, che aveva deciso di collaborare nel 2020".

Chi è Della Malva

Pietro Danilo Della Malva - 'U Meticce' braccio destro di 'Pallone' - era stato arrestato nell'ottobre 2019 in un appartamento alle isole Canarie in quanto ritenuto elemento di spicco del clan facente capo a Marco Raduano. Estradato in Italia il mese successivo, dopo aver scontato alcuni mesi di detenzione in carcere aveva beneficiato della misura cautelare personale meno afflittiva degli arresti domiciliari, poi sostituiti con il carcere a seguito di continue violazioni della misura.

Il suo nome era spuntato anche nell'operazione che aveva portato agli arresti del giudice Giuseppe De Benedictis e dell’avvocato Giancarlo Chiariello, accusati di aver messo su un accordo corruttivo in base al quale in cambio di somme di denaro, il magistrato emetteva provvedimenti 'de libertate' favorevoli agli assistiti dell’avvocato, tra cui boss e affiliati garganici e pugliesi. A finire in manette, insieme ai togati, era stato lo stesso Della Malva.

In passato, nel maggio 2018, era stato sorpreso e catturato in un casolare di Mattinata, dopo essersi sottratto ad un provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso il 23 febbraio di quell’anno dal Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura della Repubblica, nell'ambito dell'operazione denominata ‘Nel nome del padre’, condotta dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Foggia.

Danilo Pietro Della Malva quest'oggi è stato raggiunto da un’ordinanza cautelare ai domiciliari per l’agguato mortale di Marino Solitro, avvenuto a Vieste nel 2015, riconducibile alla volontà di consolidare l’egemonia criminale del clan ‘Raduano-Perna’ nel territorio di Vieste, attraverso l’eliminazione della vittima, accusata di rifornirsi di stupefacente da canali di approvvigionamento diversi da quelli imposti dalla consorteria mafiosa e di avere fatto, in passato, ricorso alle forze di polizia per denunciare i comportamenti criminosi di un affiliato.

L'uccisione di Cintaridd

Nel 2021, da imputato nel processo ‘Neve di Marzo’, così ribattezzato dal nome dell’omonima operazione che nel 2019 aveva svelato un intenso traffico di stupefacenti, il 37enne ha cominciato a svelare dettagli importanti sulla guerra di mafia scissionistica che dall’omicidio del boss Angelo Notarangelo detto 'Cintaridd' avvenuto il 26 gennaio 2015 - “inquadrato in una lotta scoppiata all’interno del suo sodalizio" - ha segnato gli anni della contrapposizione violenta e senza esclusione di colpi, tra il boss latitante Marco Raduano detto ‘Pallone’ spalleggiato dai Romito e il clan Iannoli-Perna sostenuto dai Montanari. 

Anni contraddistinti da omicidi, ferimenti, lupare bianche e cambi di schieramento tra le due organizzazioni criminali contrapposte. L’uccisione del 'Capo dei Capi' della città del Faro, difatti aveva scatenato una guerra armata tra coloro che continuavano a rimanergli fedele e il gruppo mafioso allora capeggiato dalla coppia Raduano-Perna, che da quel momento ricominciò a controllare i traffici illeciti prendendo direttive direttamente da Enzo Miucci, capo indiscusso dei Montanari.

La lunga scia di sangue

Il 10 marzo 2015 a Vieste viene ferito Emanuele Finaldi, detto Martufello, e poi, appunto, Marino Solitro, che nell’ambiente criminale era stato additato con l’appellativo di ‘infame’, a seguito della denuncia-querela sporta nell’ottobre 2008 nei confronti di Omar Trotta, soggetto affiliato al clan Raduano-Perna che verrà assassinato il 27 luglio 2017 nel suo ristorante davanti alla moglie e alla figlia di pochi mesi.

"E' un infamone...continuava a fare schifezze"

Successivamente, il 3 settembre 2016, viene assassinato Giampiero Vescera, cognato di Marco Raduano. Questo delitto sancirà una nuova spaccatura interna al clan. Da quel momento in poi si formerà il gruppo degli scissionisti capeggiato da 'Pallone' - che si affilierà con il clan Romito-Lombardi-Ricucci - contrapposto al clan guidato da Girolamo Perna, che invece ha continuato ad essere federato al clan dei Montanari.

Sei mesi prima il delitto Trotta, erano stati uccisi anche Vincenzo Vescera e Onofrio Notarangelo, quest'ultimo fratello di Cintaridd, assassinato il 27 gennaio, dieci giorni dopo l'uccisione del cognato di Marco Raduano.

Nell'aprile 2018 toccherà ad Antonio Fabbiano, mentre qualche giorno prima era stato ucciso Giambattista Notarangelo detto Cristoforo (entrambi facevano parte del clan Raduano). Il 19 giugno dello stesso anno - in risposta al tentato omicidio di Marco Raduano e all’omicidio Fabbiano, verrà ucciso Gianmarco Pecorelli (sodale del clan Perna). Nell'agguato mortale rimse ferito Christian Pio Trimigno. 

L'agguato al boss Marco Raduano

Il 21 marzo 2018, Marco Raduano viene ferito da due colpi d'arma da fuoco, alla mano e ad una gamba, nel corso di un agguato compiuto nei pressi della sua abitazione, in contrada Scialara. Qualche mese dopo, nel settembre 2018, i sodali di Girolamo Perna - tra cui i cugini Claudio e Gianni - Iannoli e altri cinque soggetti - vengono raggiunti da un'ordinanza applicativa di custodia cautelare in carcere. In quell'occasione emerse il piano del clan di volersi sbarazzare completamente del clan rivale (qui le intercettazioni).

Gli agguati al boss Perna

Il 28 settembre 2016, Girolamo Perna, capo dell'omonimo clan, mentre rientrava nella sua abitazione di campagna, in località Piano Grande, fu raggiunto da un proiettile alla gamba. In quel periodo era ritenuto vicino a Giampiero Vescera, ucciso qualche settimana prima dell'agguato fallito nei suoi confronti, e anche del boss Marco Raduano (che si staccherà per formare il gruppo degli scissionisti).

Qualche mese dopo, l'11 marzo del 2017, Perna ingaggiò uno scontro a fuoco in contrada Chiesiola contro ignoti che avevano esploso al suo indirizzo alcuni colpi di pistola mentre rientrava a casa in compagnia della moglie e delle due figlie piccole.

Al terzo tentativo, il 26 aprile 2019, Girolamo Perna cade sotto i colpi dei rivali (leggi qui)

Omicidio Fabbiano: l'arresto di Iannoli

Le vicende delittuose che avevano interessato i due gruppi criminali erano state documentate nell’operazione ‘Bohemian Rapsody’ del 9 agosto 2021 condotta dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri che aveva permesso di individuare uno degli autori degli efferati delitti di omicidio e tentato omicidio consumati il 25 aprile 2018 rispettivamente ai danni di Fabbiano e Notarangelo.

Quel giorno, alle 22 circa, in via Tripoli, Antonio Fabbiano si trovava a piedi insieme a Michele Notarangelo, alias ‘Cristoforo’, quando un commando composto da almeno due soggetti, l’uno armato di AK-47, arma da guerra comunemente conosciuta come kalashnikov, e l’altro armato di pistola, sparava in direzione dei due ragazzi, colpendo in maniera fatale Fabbiano, mentre Notarangelo rimaneva miracolosamente incolume.

L’operazione antimafia portata a termine è stata convenzionalmente denominata ‘Bohemian Rapsody’, poiché Giovanni Iannoli si confidava apertamente con la madre sull’efferato delitto commesso, come dimostrato dalle intercettazioni ambientali.

Il quadro indiziario aveva descritto uno spaccato criminale nel quale era centrale l’operatività dei sodalizi rispetto al particolare momento di fibrillazione, “conseguente al tentativo delle fazioni di acquisire il controllo delle attività illecite gestite sul territorio, che è alla base dell’omicidio attuato quale risposta ad altri precedenti agguati a partire da quello, fallito in danno…” del boss dei Raduano.

La Direzione Investigativa Antimafia

In piena guerra di mafia, a fotografare la situazione di Vieste ci aveva pensato la Direzione Investigativa Antimafia, nella relazione del primo semestre del 2018. 

"La perdita delle figure chiave del clan (e della conseguente credibilità) ha suscitato le mire di alcuni sodali del gruppo, finalizzate a rendersi autonomi e egemoni in quel territorio, soprattutto nella gestione delle piazze di spaccio, anche con la collaborazione offerta da altri sodalizi dell’area. Nel periodo in esame si è assistita alla ripresa della faida tra il clan Raduano ed il gruppo Iannoli-Perna, entrambi emergenti, in passato inseriti nella famiglia dei Notarangelo. Proprio nella loro cruenta contrapposizione si inquadrano i numerosi fatti di sangue avvenuti a Vieste. Gli eventi descritti avvalorano, a Vieste, l’ipotesi di un bipolarismo criminale, sempre meno contingente e più sistematico, che sembrerebbe indurre anche i gruppi criminali del triangolo Monte Sant’Angelo, Manfredonia e Mattinata a prendere posizione, spinti dall’interesse ad individuare la nuova leadership con cui schierarsi e interagire in quell’area: il clan Li Bergolis (di Monte Sant’Angelo) schierato con il gruppo dei Perna-Iannoli, mentre il clan Romito-Gentile (di Manfredonia) con i Raduano, suffragata dagli esiti di diverse attività investigative e giudiziarie".

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