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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Vieste

Guerra di mafia, pentiti svelano dinamiche criminali: scattano due arresti per l'omicidio di Marino Solitro

Il fatto di sangue sarebbe riconducibile alla volontà di consolidare l’egemonia criminale del clan ‘Raduano/Perna’ nel territorio di Vieste; la vittima, infatti, era accusata di rifornirsi di stupefacente da canali di approvvigionamento diversi da quelli imposti dalla consorteria mafiosa

Due arresti per l’omicidio di Marino Solitro, 50enne di Vieste assassinato nell’aprile del 2015.

A 8 anni dell’esecuzione - avvenuta con due colpi di fucile calibro 12 e brutalmente ucciso con un violento colpo alla testa praticato con il calcio dell’arma - i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Foggia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, a carico di due persone ritenute gravemente indiziate in concorso di omicidio premeditato, porto illegale di armi da fuoco e ricettazione, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

SI tratta dei viestani Giovanni Iannoli, in carcere ma già detenuto e in attesa di giudizio davanti alla Corte d'Assise di Foggia per l'omicidio di Antonio Fabbiano, e del collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva (ai domiciliari), detto 'U Meticcio'.

Le indagini, condotte dai carabinieri sotto la direzione e il coordinamento della Dda di Bari, hanno consentito di raccogliere elementi indicativi del movente dell’agguato mortale, che sarebbe riconducibile alla volontà di consolidare l’egemonia criminale del clan ‘Raduano/Perna’ nel territorio di Vieste attraverso l’eliminazione della vittima, accusata di rifornirsi di stupefacente da canali di approvvigionamento diversi da quelli imposti dalla consorteria mafiosa e di avere fatto, in passato, ricorso alle forze di polizia per denunciare i comportamenti criminosi di un affiliato.

Nel corso delle investigazioni, è stata ricostruita l’esatta dinamica dell’azione omicidiaria, compiuta simultaneamente all’incendio doloso di due autovetture, perpetrato al fine di creare un diversivo e far convergere le forze di polizia lontano dal luogo dell’agguato. Il delitto, quindi, si inquadrerebbe nell’ambito di una faida, che ha visto il susseguirsi di numerosi fatti di sangue in una cruenta spirale di violenza, sviluppatasi dal 2015 nell’area garganica per la gestione delle fruttuose attività illecite, in particolare il traffico di sostanze stupefacenti e le estorsioni.

Fondamentale per la ricostruzione dei fatti è stato l’apporto dei collaboratori di giustizia, che hanno deciso di fornire un importante contributo dichiarativo in seguito ai duri colpi inferti alle consorterie mafiose del territorio grazie alle operazioni coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

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