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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca San Nicandro Garganico

Il pozzo in cui è finita l'esistenza di Angelo Tricarico: il dramma delle lupare bianche sul Gargano

Restano aperti altri casi sul territorio di Capitanata: sarebbero almeno 8 le altre vittime di 'morte senza corpo'

L'attesa per Angelo Tricarico potrebbe essere terminata in fondo ad un pozzo. Una anonima cisterna, nel Bosco Spinapulci, al confine tra San Marco in Lamis e San Nicandro Garganico, che una manciata di mesi fa è stata delimitata dai carabinieri con il nastro bianco e rosso, lasciando presagire che di lì a poco, da quel pozzo, sarebbe emersa una triste verità.

Ovvero la fine del 27enne garganico Angelo Tricarico, scomparso nell'agosto del 2013. In quel pozzo, i carabinieri hanno ritrovato resti umani - ossa e scatola cranica - di un ragazzo la cui morte risale a circa 10 anni fa. Una morte violenta, considerando che sul materiale repertato sono presenti "segni evidenti di ferite da oggetto contundente".

Un caso di lupara bianca, quindi, come tanti registrati sul territorio garganico. I militari, inoltre, ritengono che "il delitto possa essere avvenuto anche in altro luogo rispetto a quello del ritrovamento dei resti umani, e che il corpo sia poi stato volutamente occultato all’interno di quello che in passato era un pozzo pieno d’acqua, per nascondere le prove".

Cosa collega il ritrovamento al giovane sannicandrese? Brandelli di un documento di identità ritrovati accanto ai resti, e l'epoca della morte, compatibile con la sua scomparsa. “Ancora un episodio che viene da un passato in cui nei nostri territori si regolavano i conti con la violenza, evidentemente", ha spiegato a FoggiaToday il sindaco di San Nicandro Garganico Matteo Vocale. "Nella tragedia, almeno è stata garantita la pietas, e i resti possono essere riconsegnati alla famiglia. I conti non possono essere regolati con la violenza, ma nelle sedi opportune, quindi tramite la giustizia”.

Se il caso Tricarico è in via di definizione, restano aperti numerosi altri casi sul territorio di Capitanata. Ormai da tanti anni, non si hanno più notizie invece di otto persone, verosimilmente tutte vittime di lupara bianca sul Gargano. 

 Nel 2022 in Puglia ci sono state 1627 denunce di scomparsa, 274 in provincia di Foggia, la quarta regione d'Italia con più segnalazioni pari al 6,68%

A oltre 20 anni di distanza nulla si sa di Angelo Iaconeta, di cui si erano perse le tracce il 7 luglio 2003 quando aveva 37 anni e lavorava in un lido come guardiano. Sono trascorsi invece più di dodici anni dalla scomparsa di Francesco Li Bergolis, allevatore incensurato ma parente dei più noti ‘Ciccillo’ e Pasquale. 

Mancano all'appello anche Alessandro Ciavarrella, svanito nel nulla a Monte Sant’Angelo l’11 gennaio 2009 e mai ritrovato: aveva 17 anni,  mentre resta un mistero la sparizione di Francesco Armiento scomparso il 27 giugno 2016 e quella del 35enne Francesco Simone, di cui si sono perse le tracce il 27 luglio del 2009, sempre a Mattinata.

E ancora, mancano all'appello Matteo Masullo, torremaggiorese scomparso da Termoli il 7 febbraio 2017 e Salvatore Ranieri, viestano di cui si sono perse le tracce nel 2003. Come anche, dal 24 luglio 2017, non si sa più nulla di Pasquale Notarangelo, figlio di Onofrio, ucciso nel gennaio dello stesso anno.

Le altre persone scomparse

Tra i casi più recenti c'è quello del cerignolano Vito Masciaveo, che il giorno della scomparsa, dopo aver cenato, si era recato in campagna per portare da mangiare ai cani. Alcune telecamere lo avevano ripreso mentre parlava al telefono. La conversazione, durata 10 minuti, era stata effettuata con un secondo telefono, di cui nessuno – nemmeno i familiari più stretti – erano mai stati a conoscenza.  Al termine della telefonata, un’altra telecamera aveva immortalato l’auto di Masciaveo sulla strada del ritorno. Da lì in poi, il nulla.

Dalle indagini sulla scomparsa del 55enne era emerso che lui e altri membri della sua famiglia fossero vittime di stalking da parte di una donna che si era invaghita di Masciaveo, che gli era stata particolarmente vicino durante il suo ultimo periodo di detenzione. Fino a 100 sms ricevuti al giorno e pizzini intimidatori che la donna aveva fatto trovare nella casa di campagna dell’uomo.

All'epoca dei fatti, in alcuni luoghi di pertinenza della donna, erano state ritrovate piccole tracce di sangue. Anche nell'auto dell'uomo - rinvenuta in via Ascoli - erano state rilevate alcune macchie di sangue sul sedile del guidatore.

Non si sa nemmeno che fine abbiano fatto Alessia e Livia Shepp, le gemelline svizzere scomparse nel nulla nel 2011, a Cerignola, dove il padre - il 44enne Matthias Kaspar Shepp - morì suicida sui binari della stazione 'Cerignola Campagna'. Oggi avrebbero 18 anni.

In ultimo, manca all'appello anche Mario D’Amelio, restauratore di Casalvecchio di Puglia che il 18 novembre 2016 si è allontanato con la sua auto, poi ritrovata dopo una settimana in località Marina di Chieuti, in una zona boschiva nei pressi della Statale 16.

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