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Il giorno dopo la 'tagliola' al Ddl Zan: "Hanno vinto loro, per ora". Luxuria sindaco di Foggia? "Non mi candiderò mai ma...."

L'attivista ed ex parlamentare foggiana non nasconde l'amarezza per quanto accaduto ieri pomeriggio in Senato, quando 154 senatori hanno approvato la cosiddetta ‘tagliola’, proposta da Gasparri e Calderoli, che ha di fatto affossato il DDL Zan contro l’omotransfobia

“E’ stata scritta una bruttissima pagina per questo paese”. Vladimir Luxuria non nasconde rabbia e amarezza per quanto accaduto ieri pomeriggio in Senato. Nell’aula di Palazzo Madama, con voto segreto, 154 senatori hanno approvato la cosiddetta ‘tagliola’, proposta da Gasparri e Calderoli, che ha di fatto affossato il DDL Zan contro l’omotransfobia. Da ex parlamentare, l’attivista foggiana riesce a leggere tra le righe degli eventi e ne ricostruisce le trame: “Hanno vinto loro, per ora", spiega. "La strategia era quella di affossare la legge, rimandarla e affossarla. Ma noi non ci fermiamo”.

Luxuria qual è stata la sua prima reazione agli esiti del voto in aula?

Mi sono sentita innanzitutto umiliata, perché il tutto è avvenuto sottobanco, usando un pur legittimo regolamento del Senato che consente il voto segreto. Mi sono sentita, quindi, arrabbiata e delusa, pensando a chissà quali giochi ci sono dietro, quali strategie; pensando a quanti, anche all’interno della maggioranza del centrosinistra, hanno votato a favore di questa tagliola, che non ha consentito nemmeno di discutere la legge articolo per articolo, per proporre eventuali emendamenti.

Invece?

Invece si è preferito ammazzarla questa legge, prima ancora che venisse discussa. E ciò che è ancora più grave è questo, e deve essere chiaro a tutti: esiste una omofobia di strada, quella delle bande che insultano e usano violenza, ma esiste anche una omofobia in giacca e cravatta, come quella del Palazzo del Senato, che ieri ha lanciato un messaggio molto chiaro: potete incitare e usare violenza, voi non avrete alcuna aggravante. Detto questo, vorrei invitare i vari Salvini, Meloni e Renzi, al prossimo episodio di violenza contro gay, lesbiche e trans (spero non accada mai) a non esprimere alcuna solidarietà: di questa vicinanza falsa e penosa non abbiamo davvero bisogno.

Del DDL Zan se ne è parlato molto negli ultimi mesi, anche grazie ad iniziative social partite dal basso e sostenute dal mondo dello spettacolo. Crede, però, che la narrazione fatta sia stata corretta, funzionale, ovvero efficace a farne comprendere finalità e portata?

Al riguardo sono state dette un mucchio di bugie, falsità e menzogne. Hanno messo nella legge cose che non c’entravano nulla: la questione Genitore 1 e Genitore 2, ad esempio; ma anche la libertà di espressione del proprio pensiero (peraltro difesa dall’art 21 della nostra Costituzione). Ci hanno messo dentro la teoria Gender e tanto altro. Sono state utilizzate le stesse motivazioni di Orban e Putin per capirci. Si è detto di tutto e di più ma non si è mai voluto discutere realmente nel merito, né si è mai voluta proporre una valida alternativa. L’unico interesse dimostrato era quello di affossare questa legge. E devo dire, a malincuore, che hanno vinto. Per ora.

Quindi mi sta dicendo che, a suo avviso, è stato un percorso preparato nei mesi...

Sì. Politici che nei 30 anni in cui noi proviamo ad avere una legge sul tema non hanno mai proposto nulla, ora vogliono proporre una loro legge. Perfino Salvini dice che vuole proporre una sua legge. Ma è evidente che è solo una strategia per perdere tempo, per rimandare la legge alla Camera, per metterla su un binario morto. La loro strategia ha vinto, con Renzi e Calderoli mandanti.

Uscendo fuori dalle logiche della politica e dei palazzi, questo voto cosa ha negato?

Si è tentato di fare in modo che la Legge Mancino - quella cui faceva riferimento il DDL Zan, e che prevede un’aggravante per chi incita o commette atti di violenza legati a questioni di etnia, razza e religione - fosse estesa anche ai reati di odio nei confronti di gay, lesbiche e trans, ma anche disabili. Sarebbe stato uno strumento importante, non solo sul versante punitivo, ma soprattutto su quello educativo: il contrasto al bullismo di tipo omofobo è stato sacrificato. 

Sul tema, anche alla luce degli ultimi episodi avvenuti in città,  come si posiziona Foggia? Ha riscontrato uno scatto d’orgoglio della città (che paradossalmente si pone avanti all’Italia) oppure no, c’è ancora da lavorare?

In generale, noto che c’è un clima di violenza giovanile, di bullismo anche al femminile. Troppi episodi di aggressioni da parte di ragazzi che, quasi per noia, umiliano, offendono e aggrediscono. Io stessa ho incontrato alcune vittime di quest’odio. Che però devo dire non è qualcosa di endemico. E’ il sintomo di un’insoddisfazione: la nuova generazione non riesce a risalire alla fonte di queste frustrazioni e si scaglia contro chi, di volta in volta, individua come diverso. L’aspetto educativo sarebbe stato davvero importante.

Come si sta muovendo la città, al riguardo? Da una parte c’è fermento e attenzione (penso all’Università di Foggia, che ha recentemente approvato il regolamento alias per gli studenti in transizione di genere) mentre dall’altra tutto tace.

Lo dico da foggiana. Se si ama la propria città bisogna essere sinceri, sempre. Quando c’è stato da accusare o denunciare episodi di violenza, l’ho sempre fatto, anche in modo sofferto. Ma colgo dei segnali positivi, di apertura che in questo caso giungono dall’università, ma che, con il linguaggio giusto, dovrebbero arrivare anche dalle scuole dell’obbligo, dove comincia tutto. Io spero che questa città, che è stata così a lungo male amministrata, possa finalmente ritrovare l’orgoglio di dire che no, non siamo identificabili in quelli che vanno a chiedere il pizzo o in quelli che aggrediscono. I foggiani sono persone che vogliono lavorare, vogliono essere amministrati da persone perbene, vivere onestamente e andare nelle piazze senza paura di incontrare bande di violenti che ti rovinano la giornata (se non la vita).

A proposito di mala amministrazione, recentemente c’è stato chi ha fatto il suo nome come futuro candidato sindaco di Foggia…

Sono stata onorata delle telefonate e dei messaggi ricevuti da chi ha chiesto o proposto di candidarmi, prima che Foggia venisse commissariata per mafia. Sono stata onorata perché vuol dire avere l'affetto e la stima dei concittadini. Non mi candiderò sindaco a Foggia, ma posso dire sin da ora che, qualora ci fosse una amministrazione più aperta e meno ottusa di un sindaco che non ha voluto partecipare al Pride di Foggia, io sarò disponibile a dare il mio contributo a livello culturale, per organizzare rassegne e manifestazioni, mettendo a disposizione le mie conoscenze e know how. Se qualcuno pensa che possa essere capace di organizzare qualcosa di utile per la città, che possa anche far conoscere il talento di tanti foggiani non valorizzati dal punto di vista artistico, io sono disponibile. Bisogna fare molta attenzione alla qualità dei candidati: nelle ultime amministrative il centrodestra ha fallito nella scelta e il centrosinistra non dovrebbe fare altrettanto.

Chiudendo il cerchio sul DDL Zan, da dove ripartire e come?

Ripartiamo dai colori dalla bandiera Rainbow, da quell’arcobaleno che continueremo ad indossare e in cui continueremo a credere. Non ci fermiamo: si cade e ci si rialza più forti. Non ci vestiremo a lutto: il nero lo lasciamo a certe simpatie politiche e al cuore di chi non capisce che questa non è una legge della sinistra, ma una legge di civiltà.

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