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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Identità 'alias' per tutelare studenti e dipendenti in transizione di genere: "Foggia tra le primissime università del Sud ad avere un regolamento"

La presidentessa del Cug, Madia D'Onghia: “Chi sta utilizzando questo strumento deve essere invisibile. Ci sono state già alcune richieste, sono piccoli numeri che però meritano attenzione. E' una scelta di qualità, più che di quantità"

“E’ una scelta di qualità, più che di quantità. Che dimostra quanto la nostra università sia inclusiva e attenta alle esigenze di tutti. Non vogliamo lasciare indietro nessuno”.

C’è una punta di orgoglio nelle parole della professoressa UniFg Madia D’Onghia, promotrice del Regolamento per l’attivazione e la gestione di un’identità 'alias' per persone in transizione di genere, recentemente approvato dall’Università di Foggia.

Si tratta di uno strumento rivolto agli studenti e a tutto il personale Unifg, istituito dall'ateneo d’intesa ed in collaborazione con il Cug, il Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni, presieduto dalla stessa D’Onghia.

“Il Regolamento 'alias' nasce per andare incontro alle esigenze di studenti e studentesse, docenti e dipendenti del nostro ateneo, che stanno affrontando un percorso di transizione di genere, che comporta non solo il passaggio da un sesso all’altro, ma un vero e proprio cambio di identità sul piano burocratico”.

Si tratta, molto di spesso, di un percorso fortemente voluto da chi lo intraprende, ma di difficile realizzazione per gli ostacoli che si frappongono durante il percorso. Soprattutto quando i tempi della burocrazia non reggono il passo del cambiamento, comportando un periodo - più o meno lungo, a seconda dei casi - in cui il dato anagrafico non corrisponde a quello reale.

Il Regolamento, si legge nel documento approvato, ha la finalità di garantire alle persone in transizione di genere di vivere, nell’Università di Foggia, in un ambiente di studio e di ricerca sereno, attento alla tutela della riservatezza e della dignità dell’individuo, in cui le relazioni interpersonali siano improntate al rispetto delle libertà e dell’inviolabilità dello stesso, senza alcuna discriminazione legata al sesso, all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

“E’ uno strumento che nasce in sintonia con direttive dell’Ue e anche con principi presenti nel nostro ordinamento”, precisa D’Onghia. “Non siamo il primo ateneo in Italia a dotarsi di tale servizio, ma siamo certamente tra le primissime università pubbliche del Sud”.

In buona sostanza, l’identità alias costituisce un’anticipazione dei provvedimenti che si renderanno necessari al termine del procedimento di transizione di genere, quando la persona sarà in possesso di nuovi documenti di identità personale a seguito di sentenza del Tribunale, passata in giudicato, che ne rettifichi l'attribuzione di sesso e - di conseguenza - il nome attribuito alla nascita.

L’identità alias sarà, quindi, inscindibilmente associata a quella già attiva, presente nell’anagrafica di Ateneo, e resterà attiva per tutto il periodo della propria carriera effettiva, fatte salve le richieste di interruzione avanzate dalla persona richiedente.

I dati relativi al registro sono coperti da massima riservatezza. “Chi sta utilizzando questo strumento è tutelato da tutti i punti di vista, deve essere invisibile. La logica è proprio quella di garantire l’anonimato per un percorso - sia esso di studio, ricerca o lavoro - sereno, senza distonie o forzature. Ma posso dire che ci sono state già alcune richieste”, precisa la professoressa.

“Sono piccoli numeri, ma ci sono. E meritano attenzione”. La proposta è stata accolta con grande entusiasmo dalla comunità accademica: “Non abbiamo registrato alcuna opposizione, si è trattato di un percorso lineare che ha visto grandi momenti di confronto e il favore di tutti gli organi di governo dell’ateneo”. L’istanza e l’attivazione della carriera alias non comportano il pagamento di alcuna tassa o contributo aggiuntivo.

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