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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Orta Nova

Sindaco e amministratori "succubi" del clan e "compiacenti". I motivi dello scioglimento per mafia di Orta Nova

Dai rapporti con l'Amministrazione alle ingerenze negli uffici comunali, passando per la "tendenza agli aggiustamenti" nelle assunzioni nella polizia municipale fino agli appalti

“Il Comune di Orta Nova, come altre aree della Provincia di Foggia, è caratterizzato dalla presenza di «un sodalizio criminale radicato in quella zona» attivo nel narcotraffico, nelle rapine, nel traffico di rifiuti e nella sistematica contaminazione dell’economia legale tipica della «mafia degli affari» che viene attuata anche attraverso il condizionamento della vita politica e sociale di quella comunità, forte dei collegamenti con i principali gruppi mafiosi della Provincia di Foggia come hanno dimostrato le numerose operazioni di polizia avviate già dagli anni ‘90 e i successivi sviluppi avutisi anche in anni più recenti”, è quanto scrive il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel documento pubblicato sulla Gazzettain merito alla nomina della commissione straordinaria - composta dalla dottoressa Maria Rita Iaculli, dal dott. Angelo Caccavone e dal dott. Francesco Fasano - per la provvisoria gestione del Comune di Orta Nova, sciolto per infiltrazioni mafiose. 

Nella lunga relazione del ministro, si passano in rassegna le numerose criticità che rendono necessario il commissariamento dell’Ente. 

I rapporti con l’Amministrazione comunale

A tal riguardo, riferisce il prefetto di Foggia che i principali componenti della locale cosca mafiosa «presentano collegamenti con esponenti dell’attuale Amministrazione comunale o con appartenenti alla compagine gestionale del Comune Ortese», rapporti tanto intensi che, come ricostruito dalla commissione d’indagine, hanno determinato «una vera e propria decomposizione del munus pubblico» di fatto asservito agli interessi della criminalità organizzata”. 

Piantedosi fa riferimento a “rapporti personali e di vicinanza alla locale cosca sono stati evidenziati nei riguardi del sindaco di Orta Nova e del presidente del consiglio comunale, i quali con le loro condotte si sono mostrati succubi se non in una condizione «di vera e propria compiacenza» che, in particolare, si è manifestata in occasione dei funerali di uno stretto congiunto del capo clan locale, alle cui esequie i predetti amministratori hanno partecipato nonostante che l’ordinanza del questore di Foggia disponesse il divieto di celebrazione di funerali in forma pubblica e la prescrizione che il rito si dovesse tenere presso il cimitero di Orta Nova alla sola presenza dei più stretti parenti. In totale dispregio del provvedimento questorile, peraltro motivato da ragioni di ordine e sicurezza pubblica, oltreché degli indirizzi forniti verbalmente al sindaco dal prefetto di Foggia circa l’opportunità di condividere ed appoggiare le prescritte restrizioni, il primo cittadino di Orta Nova ha invece proclamato il lutto cittadino ed invitato i titolari delle attività produttive cittadine a sospendere il lavoro durante la celebrazione dei funerali, fatto che ha avuto ampia risonanza anche sulla stampa nazionale; a ciò si aggiunge la personale e premurosa partecipazione al rito del sindaco e del presidente del consiglio comunale in spregio al ruolo istituzionale che quelle cariche elettive avrebbero dovuto tenere nella particolare circostanza per il dovuto rispetto a prescrizioni disposte da un’autorità di pubblica sicurezza”. 

Sul punto la relazione prefettizia ha sottolineato l’«inammissibile asservimento» mostrato dal primo cittadino di Orta Nova alla locale cosca mafiosa, atteggiamento che si è accompagnato nel tempo a «un generale disimpegno istituzionale che di fatto ha consentito “una compiacenza” dell’ente per imprese contigue a realtà mafiose accertate»”. 

Si evidenziano, inoltre, anche le “numerose frequentazioni con soggetti controindicati del contesto mafioso locale” da parte del consigliere comunale e presidente dell’organo consiliare. “Egli riveste, ininterrottamente, cariche in seno all’amministrazione comunale di Orta Nova dal 2011; è stato anche assessore alle attività produttive e vice sindaco e risulta essere il cognato di un noto pregiudicato. Nella relazione prefettizia vengono dettagliatamente esaminate le molteplici compartecipazioni societarie che uno stretto congiunto del citato amministratore condivide con soggetti riconducibili alla predetta consorteria. Inoltre, i contenuti di un’annotazione di polizia giudiziaria redatta dal comandante pro-tempore dei vigili urbani di Orta Nova, compendiata in un esposto indirizzato alla competente autorità giudiziaria, evidenziano il ruolo di promotore che il presidente del consiglio ha avuto in una procedura di affidamento del servizio di igiene urbana. Viene in particolare riferito dell’indebita ingerenza che il citato amministratore e soggetti contigui al locale contesto criminale, alla presenza dello stesso sindaco, hanno esercitato nelle attività preparatorie degli atti amministrativi concernenti il bando di gara per la gestione del menzionato servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, con ciò esulando dal ruolo riservato alla funzione politica per ingerirsi in attività di natura gestionale di esclusiva competenza dell’apparato amministrativo. L’organo ispettivo pone in rilievo come anche altri amministratori comunali tra i quali il vice sindaco e alcuni assessori abbiano stretti rapporti parentali o di frequentazione con soggetti contigui al locale contesto malavitoso nonché cointeressenze economiche o compartecipazioni con soggetti gravati da precedenti penali”. 

Le ingerenze negli uffici comunali

“Analoghe criticità vengono rilevate nei riguardi di alcuni dipendenti comunali - tre dei quali sono stati segnalati dal prefetto ai fini dell’adozione delle misure di cui all’art. 143, comma 5, del decreto legislativo n. 267/2000 - per i quali sono state registrate, anche in questi casi, contiguità con soggetti di notevole spessore criminale, ai vertici del locale contesto mafioso e il cui comportamento ha contribuito a determinare nell’ente un grave stato di compromissione dell’azione amministrativa nel suo complesso con riflessi negativi sul funzionamento dei servizi comunali”. 
La relazione pone in rilievo come tra gli uffici più compromessi vi siano quello economico-finanziario e quello della polizia municipale. “Con riguardo al primo dei menzionati uffici viene messa in risalto la figura di un dipendente molto vicino, per legami familiari, agli esponenti di vertice dell’organizzazione criminale egemone a Orta Nova, dipendente che è stato favorito nell’espletamento delle procedure interne effettuate dall’ente per la progressione verticale di qualifica professionale; tale procedura, caratterizzata da numerose, gravi e sintomatiche irregolarità, è subito apparsa orientata alla scelta di quell’unica candidato che di fatto è stato poi assunto con funzioni di responsabilità di uno dei settori comunali più strategici. Sulla questione la commissione d’indagine ha sottolineato come gli «aggiustamenti» riscontrati nella procedura utilizzata per l’assunzione del dipendente hanno viziato in radice la procedura stessa, in quanto si è svolta e conclusa in mancanza dei previsti atti di programmazione economico-finanziaria quali, appunto, l’approvazione del bilancio di previsione 2021/2023, il rendiconto di gestione 2020, il piano triennale delle azioni positive 2021/2023, il piano delle eccedenze del personale e del fabbisogno del personale 2021/2023”. 

Sotto la lente di ingrandimento c’è anche l’ufficio di polizia municipale: “Come anche emerso dalle risultanze investigative di una precedente operazione giudiziaria, registra al suo interno l’allarmante e significativa presenza di alcuni soggetti legati alla cosca locale”. 

Nella relazione del prefetto si fa riferimento a un dipendente, pubblico ufficiale, “già coinvolto in passato in vicende relative ad un’operazione di polizia giudiziaria per la sua vicinanza al locale contesto criminale”. Anche per la sua assunzione, la procedura - avvenuta in passato nel corso di una precedente consiliatura – riflette «quella tendenza agli aggiustamenti» già evidenziata per il menzionato funzionario dell’ufficio economico-finanziario. Inoltre, il dipendente sarebbe stato assegnato a funzioni di agente di polizia municipale malgrado fosse sprovvisto, al momento della prova selettiva, della patente di guida di categoria B, requisito richiesto per la stessa ammissione al concorso comunale. Come segnalato dal prefetto di Foggia, tale dipendente sarebbe inserito in un contesto relazionale in cui «torreggia» storicamente la famiglia del locale capo cosca. “L’intensità di tali rapporti è stata ulteriormente confermata dalla sentita partecipazione manifestata dal suddetto, anche attraverso la pubblicazione di messaggi sui «social» in occasione dei funerali del menzionato congiunto del locale capo clan”. 

Viene inoltre riferito di un altro tentativo di «infiltrazione» nell’apparato amministrativo dell’ente da parte di uno stretto congiunto del capo cosca locale che ha partecipato con esito negativo alle prove concorsuali di istruttore economico-finanziario; "per tale procedura di selezione il predetto candidato risulta indagato per i reati di falso ideologico commesso da privato e di tentata truffa in quanto accusato di aver presentato un elaborato non suo nell’espletamento della prova scritta. La relazione prefettizia segnala altresì la posizione di un altro dipendente comunale, assunto quale autista di scuolabus, gravato da precedenti penali e destinatario di un avviso orale del questore di Foggia. Viene riferito che lo stesso è stato tratto in arresto in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Tribunale di Avellino in quanto accusato, in concorso, dei reati di fabbricazione o detenzione di materiale esplodente, di furto aggravato ed altro, nonché indagato in quanto facente parte di una banda criminale dedita all’assalto degli sportelli bancomat. Anche in questo caso viene posto in rilievo il contesto relazionale del menzionato autista «costellato», per rapporti parentali e relazionali, da soggetti contigui alla criminalità organizzata. A questo proposito il prefetto di Foggia ha tenuto a rimarcare la «disattenzione istituzionale dell’Amministrazione comunale» concernente la scelta di assegnare il delicato ruolo di trasportare alunni, con i relativi e delicati aspetti di sicurezza degli stessi, ad un soggetto contiguo a pericolosi ambienti criminali foggiani". 

“Disattenzione per le cautele antimafia e mala gestio” 

“Gli esiti ispettivi hanno rilevato una diffusa mala gestio nelle principali attività amministrative quale conseguenza, ha riferito il prefetto di Foggia, di «un inquietante intreccio tra gestione del “bene pubblico” e il mondo criminale del malaffare, che passa attraverso la costante disattenzione per le cautele antimafia previste dalla normativa attuale a tutela dell’attività contrattuale pubblica»”.
L'analisi parte dall’affidamento dei lavori di costruzione di una rsa nel comune di Orta Nova. L’appalto, del valore di oltre 1,4 milioni di euro, fu aggiudicato a una società verso la quale gli uffici comunali non avrebbero effettuato previamente i prescritti controlli antimafia. La società, inoltre, sarebbe legata da rapporti economici con altra ditta riconducibile ad un imprenditore edile che, come emerso da indagini di polizia giudiziaria e da fonti tecniche di prova, “risulta contiguo ad aggiudicataria che ha stipulato un contratto di subappalto con altra società anch’essa riconducibile all’ambiente criminale di Orta Nova che annovera numerosi dipendenti inseriti in un contesto di frequentazione con esponenti malavitosi”. 

“Il subappalto è stato prontamente autorizzato dal Comune senza che fosse preventivamente esperito il controllo antimafia, specificamente richiesto nel caso in questione, atteso che le attività svolte dall’azienda attengono a quelle elencate nell’art. 1, commi 52 e 53 della legge n. 190/2012, attività che obbligano la stazione appaltante a verificare che l’impresa sia iscritta nelle c.d. white list provinciali. Peraltro, risulta che il capitale sociale della ditta subappaltatrice sia stato acquisito da un imprenditore, anch’esso legato alla predetta famiglia mafiosa. Si osserva altresì che la menzionata società subappaltatrice - cancellata dalle white list provinciali per la mancata istanza di rinnovo dell’iscrizione all’elenco prefettizio - è stata destinataria da parte del Comune di Orta Nova di affidamento diretto per la fornitura di materiale di cava; così come anche un’altra impresa - già riferibile al predetto imprenditore - alla quale è stata più volte richiesta dal Comune la fornitura di materiale edile e stradale, senza che venisse preventivamente effettuato il controllo antimafia e senza ricorrere al Mercato elettronico della pubblica amministrazione (MEPA), in assenza di alcuna motivazione di urgenza e in palese violazione dei principi di trasparenza e libera concorrenza”.

Servizi cimiteriali e pubblica illuminazione

La lente di ingrandimento della Commissione è stata puntata anche sulla gestione dei servizi cimiteriali. Nello specifico, a una procedura per la realizzazione, manutenzione e gestione di loculi per un valore di oltre 1.381.000,00 euro. “L’appalto, come più dettagliatamente riportato nella relazione prefettizia, è stato aggiudicato ad un raggruppamento di imprese che a sua volta ha costituito una società di scopo per l’esecuzione dei lavori, società il cui assetto sociale evidenzia come la stessa sia partecipata da una impresa appartenente ad imprenditori contigui con il locale contesto criminale".

Anche in questo caso si contesta la “disattenzione” dell’ente nei controlli antimafia, “risultando acquisita agli atti solo una mera comunicazione antimafia riferita ad una delle società che costituivano l’originario raggruppamento (ATI). Sostanzialmente, nei confronti della costituita società di scopo non risultano effettuate le prescritte verifiche in violazione, tra l’altro, della legge n. 40/2020 che richiede espressamente l’iscrizione nelle white list provinciali delle imprese che operano nel settore dei servizi cimiteriali. Come evidenziato dal prefetto di Foggia le vicende societarie descritte adombrano uno schema elaborato per consentire l’esecuzione di lavori ad operatori diversi dal vincitore della procedura di gara e, nel caso di specie, riconducibili ad ambienti controindicati”. 

Analoghe irregolarità sono state rilevate in sede ispettiva anche nelle procedure di aggiudicazione dei lavori della pubblica illuminazione e del sistema di videosorveglianza nella villa comunale. Anche in questa circostanza sarebbero stati omessi i controlli antimafia, “limitandosi il Comune di Orta Nova ad acquisire la certificazione dal portale Anac della ditta aggiudicataria senza invece richiedere la prescritta certificazione antimafia. Così pure nei riguardi della ditta subappaltatrice dei lavori verso la quale gli uffici comunali, prima ancora di autorizzare il subappalto, avrebbero dovuto accertare l’iscrizione nelle white list atteso che l’oggetto sociale della stessa riguarda l’attività di movimento terra. Il prefetto di Foggia, nell’evidenziare che la suddetta società subappaltatrice non è iscritta nelle predette liste prefettizie e che un suo amministratore societario ha frequentazioni con ambienti della criminalità foggiana, sottolinea che allo stesso indirizzo in cui ha sede la società in argomento hanno sede altre due società destinatarie di informazione interdittiva antimafia”. 

Affini problematiche sono state registrate per il sistema di videosorveglianza nonché per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Alcuni beni immobili assegnati all’ente nel dicembre del 2014 risultano ancora inutilizzati: “Analoghe osservazioni valgono anche per la significativa assenza di iniziative evidenziata in occasione delle richieste formulate all’amministrazione comunale dall’agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc) e dal prefetto di Foggia concernenti la presa in possesso di immobili confiscati a componenti del clan mafioso locale. Tali richieste ignorate dal sindaco di Orta Nova manifestano, come evidenziato dal prefetto di Foggia, il « (...) totale spregio del ruolo che il Codice antimafia (art. 48) attribuisce alle amministrazioni comunali, quali attori privilegiati nell’attuazione della strategia di contrasto alla criminalità organizzata». Irregolarità amministrative ed assenza della relativa documentazione agli atti del Comune sono stati rilevati in sede ispettiva nelle procedure di rilascio dei permessi di costruire, alcuni dei quali concessi in favore di un familiare del capocosca locale sebbene non siano stati posti in essere alcuni prescritti adempimenti quali, tra gli altri, il versamento degli oneri urbanistici, la mancata comunicazione di inizio lavori, l’autorizzazione sismica, l’indicazione della ditta esecutrice dei lavori, la relativa attestazione del Durc. Irregolarità in parte analoghe sono state evidenziate per altri permessi a costruire rilasciati a soggetti contigui alla criminalità organizzata”. 

Nel lungo elenco di “condotte accondiscendenti dell’amministrazione comunale nei confronti di esponenti della predetta consorteria locale” rientra anche la procedura (“caratterizzata da una sintomatica celerità oltreché da ripetute illegittimità”) finalizzata al rilascio del permesso di costruire una cappella cimiteriale che la commissione di indagine ritiene sia destinata alla suddetta famiglia mafiosa benché il titolo edilizio risulti intestato a terze persone: “A questo riguardo viene riferito del rilascio «in sanatoria» del permesso di costruzione del manufatto nonostante che lo stesso fosse stato sequestrato dalle forze di polizia per abusi edilizi, titolo rilasciato in violazione dell’art. 31, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 380/2001, ai sensi del quale il responsabile del competente ufficio comunale, una volta accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso o in totale difformità dal medesimo, deve ingiungere al proprietario e al responsabile dell’abuso la rimozione o la demolizione del manufatto”. 

“Dall’esame delle risultanze della commissione di indagine e dalla relazione del prefetto di Foggia si evidenzia, oltre a una grave mala gestio della cosa pubblica, una evidente assenza di legalità dell’azione amministrativa e uno stato di precarietà degli uffici comunali”, si legge nella conclusione della relazione di Piantedosi. 

“Tali elementi rivelano una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Orta Nova volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità. Sebbene il processo di ripristino del corretto andamento amministrativo sia già iniziato con la gestione provvisoria dell’ente affidata al commissario straordinario, ai sensi dell’art. 141 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in considerazione dei fatti suesposti e per garantire il completo affrancamento dalle influenze della criminalità, si ritiene, comunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria di cui all’art. 144 dello stesso decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che la capacità pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni amministrative”. 

Il periodo più ampio si rivela necessario anche per avviare iniziative e interventi programmatori che favoriscono il risanamento dell’ente: “Rilevato che il provvedimento dissolutorio previsto dall’art. 143 del citato decreto legislativo, per le caratteristiche che lo configurano, può intervenire anche quando sia stato già disposto un provvedimento dissolutorio per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si propone l’adozione della misura di rigore nei confronti del Comune di Orta Nova (Foggia), con conseguente affidamento della gestione dell’ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtù dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire, nel tempo, la rispondenza dell’azione amministrativa alle esigenze della collettività. In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi”.

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