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Cronaca

La 'convenienza ambientale' che soffoca Foggia. Tano Grasso agli imprenditori: "Scardinate questo rapporto, è una strada obbligata"

La Ministra Marta Cartabia oggi a Foggia, per parlare di giustizia e legalità con gli studenti dell’Università di Foggia. A dialogare con lei, in un dibattito a più voci moderato dalla direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza, Donatella Curtotti, c’era Tano Grasso, presidente onorario della Fai, la Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane

Un’altra storia per Foggia, “emergenza nazionale per mafia e criminalità”, è possibile. Una strada per affrancarsi dall’oppressione criminale è stata tracciata e qualcuno la sta già attraversando, muovendovi i primi passi. Ne è convinta la Ministra, Marta Cartabia, oggi a Foggia, per parlare di giustizia e legalità con gli studenti dell’Università di Foggia.

Gli strumenti per combattere la ‘Quarta Mafia’ sono già in campo. Le risorse, invece, stanno per arrivare. A partire dai “67 giovani giuristi che, da gennaio 2022, entreranno nelle aule dei tribunali per dare supporto ai giudici”, annuncia. “Questo grazie ad una misura a cui tengo tantissimo, che è l’istituzione dell'Ufficio del Processo, attraverso fondi del Pnrr, che comporterà un arricchimento dell'organizzazione giudiziaria”.

A dialogare con lei, in un dibattito a più voci moderato dalla direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza, Donatella Curtotti, c’era Tano Grasso, presidente onorario della Fai, la Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane, che recentemente si è costituita parte civile nel processo alla mafia foggiana ‘Decima Bis’.

Grasso fotografa subito la situazione del territorio foggiano, passando in rassegna le storie degli imprenditori-coraggio - da Lazzaro D’Auria a Luca Vigilante, solo per citarne alcuni - che si sono ribellati alla mafia, scegliendo alla ‘convenienza ambientale’ la propria dignità e libertà imprenditoriale.

“In altre città in cui la mafia è radicata, quando la vittima inizia a collaborare con le forze dell’ordine, si interrompe il ciclo intimidatorio. La criminalità fa’ un passo indietro. Ma questo non avviene a Foggia”, spiega.

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Perché? “Perché gli attentati servono ad istigare la società, a dimostrare che anche dal carcere si comanda, si dettano le leggi e si impartiscono le regole. Nessuno deve sentirci al sicuro”, spiega Grasso, aggiungendo che la criminalità organizzata “non è abituata ad essere messa in discussione”. 

Porta l’esempio del Comune di Vieste, città turistica per antonomasia del Gargano con i suoi 100mila posti letto e il record di 2milioni di presenze l’anno. Per Grasso e per la Fai, Vieste è un esempio virtuoso di riscatto, perseguito grazie all’Associazione Antiracket. “Quello che è accaduto a Vieste si è verificato anche ad Ercolano: con l’associazione si è più sicuri, si accende la scintilla”. Ed è la fiamma che va accesa a Foggia, per combattere la solitudine degli imprenditori - vittima.

“Nel 2020 nel Foggiano sono aumentate le denunce per estorsione dell’11%, a fronte di un calo generale della delittuosità del 9%. Ma questo è poca cosa”, continua Grasso. “Senza la collaborazione delle vittime non si possono avere risultati duraturi. La nostra sicurezza dipende da noi e dalla nostra voglia di essere liberi. Anche a Foggia - annuncia - c’è lo strumento dell’associazione, che ha avvicinato già decine di imprenditori”.

L’associazione rompe la solitudine e costruisce una strategia di lotta al racket. “Ma non è solo un problema di solitudine e paura degli imprenditori”, aggiunge Grasso. “Bisogna scardinare quel rapporto di ‘convenienza ambientale’ che porta gli imprenditori a credere che sia meglio sottostare che denunciare. Se le mafie sono fenomeni così radicati e longevi è perché sono soggetti portatori di convenienza ambientale. Superare questo è un processo difficile, ma è una strada obbligata per Foggia. Il destino di nessuna città è inevitabile”, conclude Grasso citando Sciascia. "Ma lo diventa compiacendosi nel vittimismo e accusando di tutto il destino crudele e baro. C’è sempre un filo da tirare per disfare la trama dell’ordito. Basta volerlo trovare”.

L’intervento della ministra Cartabia incontra più volte le parole di Tano Grasso, sottolineando la necessità di “creare un anello di legalità tra istituzioni, imprenditori e associazioni. Bisogna far uscire gli imprenditori dalla solitudine che per troppo tempo ha avvolto l'intero territorio" e lavorare sul sentimento di fiducia per imparare a riconoscere e combattere “quel nemico senza volto, che non sai dove si nasconde e che non sempre è l’oppressore”, aggiunge. “A volte ha il viso di chi offre vantaggi e risolve problemi, ma a conti fatti ruba l’anima e la libertà di vivere pienamente il proprio lavoro, la professionalità e gli affetti. Ricostruire questa fiducia richiede tempo ma è un percorso necessario”.

In riferimento alla macchina giudiziaria, assicura "massima attenzione sul territorio. Su Foggia stiamo lavorando sul progetto della Cittadella, con palazzi e personale adeguati ad irrobustite il servizio della giustizia”. 

Sulla pioggia di richieste giunte in merito alla possibilità di istituire una sede distaccata della Corte d’Appello in territorio dauno, nella vicina Lucera, mantiene una certa riserva: “Non è nel mio stile fare promesse, posso dirvi che questa richiesta è complicata da realizzare, perché richiede interventi normativi che dovrebbero passare attraverso una revisione della geografia giudiziaria che non posso garantire nell'immediato". "Ma questo non significa che non ci sia attenzione sul territorio. L’attenzione è massima, le risorse ci sono, il personale sta lavorando con grande assiduità”.

Quello che manca è lo scatto d'orgoglio della città. Anche con l’aiuto dell’Università, aggiunge, "bisogna lavorare in maniera più incisiva per dimostrare che non è affatto conveniente farsi sedurre dalle facili promesse di sostegno e facilitazioni che sono corrose dentro”. E’ una mentalità che porta con sé una corruzione umana e sociale: “È più conveniente reagire e far fiorire realtà economiche e sociali sane perché non hanno dentro il baco dell’illegalità, che prima o poi si ritorce contro l’intero territorio”.

Quindi la conclusione, rivolgendosi agli studenti: “Ascoltate le testimonianze del territorio. Fatele conoscere e portatele in giro: è la benzina più potente per accendere i motori di ciascuna realtà. Il contrasto vero avviene a livello di tessuto sociale. Una legge ha bisogno di un substrato culturale in cui radicarsi per poter lasciare il segno, così il sentimento di legalità e giustizia devono innestarsi in una realtà viva. E voi  siete questo tessuto vivo”.

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