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Il Foggia di Zeman continua a crescere e si prepara al ciclo di supersfide per testare le proprie ambizioni

Dopo la convincente vittoria di Andria, buone indicazioni per Zeman anche dopo il sofferto successo interno con il Messina. Ottime indicazioni dai giocatori subentrati e continua la crescita di Curcio e Rocca. Domenica prossima, la trasferta di Palermo cui seguiranno i derby con Monopoli, Bari e Taranto

Due indizi forse non fanno una prova, ma qualche indicazione la devono pur offrire. Quando Zeman asserì, al termine della sfida interna con la Juve Stabia, che il campionato del Foggia sarebbe cominciato in quel di Andria, qualcuno sarà rimasto perplesso. E invece…

Invece, la storia dice che il Foggia ha raccolto sei punti in due partite, evento fin qui mai verificatosi dall’inizio del campionato. Due vittorie giunte in maniera differente: netta, schiacciante quella di Andria, più sofferta quella ottenuta tra le mura amiche.

Epperò, anche il successo interno con il Messina ha offerto diversi spunti interessanti. In primis, la capacità del Foggia di soffrire. Qualità che si confà alle formazioni dotate di personalità. Il gruppo allestito da Zeman e Pavone sarà anche giovane, ma i suoi interpreti danno l’impressione, partita dopo partita, di essere sempre più calati nel progetto tecnico. Che non vuol dire per forza voler assaltare il primo posto, ma giocarsela con tutti, sì. Se questo sentimento continuerà a corroborarsi nella testa dei giocatori, allora la formazione rossonera potrà davvero recitare un ruolo tutt’altro che marginale da qui alla fine della stagione.

Altro aspetto da rimarcare, la qualità della manovra. Con il Messina il Foggia ha giocato a sprazzi, inzavorrato dal malconcio manto erboso dello ‘Zac’ – che ha annacquato il palleggio e ostacolato le combinazioni sullo stretto–, ma anche dalle scelte tattiche di Sullo (a cominciare dall’azione di disturbo dei due attaccanti esercitata su Petermann) rivelatesi vincenti almeno fino al gol di Merkaj. Ma non sono mancati i momenti di grande calcio, come il gol di Rocca che ha chiuso il match, o la conclusione di Merola giunta al termine del più classico degli uno-due zemaniani. La mezzala rossonera, al pari di Curcio, sta iniziando a calarsi seriamente nel contesto zemaniano. Meno ricerca ossessiva della giocata e più predisposizione al dialogo sono le ricette per completare la conversione da leader tecnici di una squadra profondamente limitata come quella dello scorso anno, a componenti di lusso di una orchestra con uno spartito ben preciso da interpretare. In costante crescita anche il capitano, sollecitato oltremodo, anche per ovviare al pressing soffocante subito da Petermann, come risorsa alternativa su cui poggiarsi per far gioco. Il dieci assolve al suo compito confezionando giocate di grande qualità e allo stesso tempo funzionali. Per tacere del pallone rubato a Konate che ha dato l'abbrivio all'azione del gol di Merkaj. 

C'è poi il fattore panchina: Zeman non sarà un amante del turnover, ma ha fin qui saputo gestire al meglio le alternative a disposizione. Domenica scorsa non solo Merkaj, ma anche Garattoni, Vigolo e Rizzo Pinna, hanno ridato vigore e freschezza alla squadra, approcciando al meglio e offrendo al boemo risposte più che soddisfacenti. Perché se è vero che almeno in questa prima fase di stagione è possibile già abbozzare una formazione titolare, è altrettanto fondamentale che chi parte dalla panchina non si senta secondo a nessuno, che resti sul pezzo anche se impiegato per un piccolo spicchio di match. Si spiega, in tal senso, anche la scelta di puntare su Volpe, sul cui impiego si è pronunciato lo stesso allenatore: “Alastra per me rimane il numero uno, ma non voglio che Volpe molli, voglio che capisca che sta insieme a noi e alla squadra, per me era l’occasione di fargli dimostrare che è bravo”.

E adesso, il pensiero volge al Palermo, prossimo avversario dei rossoneri. I rosanero distano solo 2 punti dal Foggia, ma si trovano ben quattro posizioni più giù, a confermare il grande equilibrio fin qui evidenziato dal girone C, nel quale solo il Bari è riuscito a tracciare un piccolo solco rispetto alle altre squadre (+4 sulla seconda Turris). Non sarà una sfida semplice, anche perché il Palermo è una delle nove squadre del girone a non aver mai perso tra le mura amiche (2 vittorie e un pareggio). Un banco di prova interessante, che darà il via a un miniciclo da urlo, perché dopo l’impegno al ‘Barbera’ i rossoneri dovranno affrontare tre derby consecutivi con Monopoli, Bari e Taranto. Dopo questi quattro impegni, si potranno forse iniziare a misurare le ambizioni della squadra.  

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