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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Mea culpa dei cinquestelle sul trattamento di fine mandato retroattivo riacciuffato in 100 secondi: chiedono l'abrogazione, poi si vedrà

Dopo aver firmato e, quindi, condiviso l'emendamento che ha ripristinato la liquidazione abolita nel 2012, i grillini ci ripensano: un errore la retroattività e il metodo con cui è stata approvata la norma

Con una mano danno e con l'altra tolgono. I Cinquestelle pugliesi prima firmano l'emendamento sul trattamento di fine mandato ai consiglieri e assessori regionali e se lo votano, poi ci ripensano, esattamente un mese dopo: nel merito è giusto, ma la retroattività non va bene e nemmeno la mossa con cui è stato approvato.

Quella di Grazia Di Bari, capogruppo M5S, era l'ultima delle nove firme in calce all'atto abilmente infilato tra i debiti fuori bilancio, sotto una dicitura che non potesse destare sospetti, nella seduta del Consiglio regionale del 27 luglio scorso. L'incipit del primo punto dell'emendamento per articolo aggiuntivo recitava "a far data dal 1 gennaio 2013". Il principio della retroattività era, dunque, palese e inequivocabile sin dall'inizio.

"Non intendiamo disconoscere la legittimità del trattamento di fine mandato, che è stato introdotto, lo ricordiamo, con il voto favorevole di tutti i consiglieri presenti in aula nell’ultima seduta del Consiglio, anche di chi oggi dice di non esserne stato a conoscenza - scrivono oggi i consiglieri M5S Grazia Di Bari, Rosa Barone, Cristian Casili e Marco Galante - Riteniamo però sbagliate le modalità con cui il provvedimento è stato approvato e, soprattutto, il fatto che il relativo emendamento non sia stato approfondito in tutte le sue implicazioni, anche relative alla retroattività, nell’ambito di un chiaro e leale confronto. È per questo che riteniamo indispensabile procedere all’abrogazione della norma".

A onor del vero, l'assessora regionale foggiana al Welfare Rosa Barone, interpellata quando è scoppiato il caso, aveva sommessamente fatto notare come tutti gli eletti percepissero l'assegno di fine mandato ma considerava un errore la retroattività e il metodo, e la dichiarazione odierna ricalca le impressioni a caldo. L'avrebbe gestita diversamente. Nell'occasione, annunciò che avrebbe donato in beneficenza il suo Tfm.

Una volta abrogata la norma, i grillini sarebbero pronti a presentarne una nuova "che porti a una completa riformulazione dell’istituto" e promettono di promuovere "un dibattito trasparente e leale sul punto con tutte le forze politiche". Trasparenza che indubbiamente è mancata quando l’indennità abolita nel 2012 è stata ripristinata alla svelta, in appena 100 secondi di un Consiglio regionale durato più di cinque ore, senza interventi e senza spiegazioni di sorta.

I Cinquestelle pugliesi ne hanno parlato anche con il loro leader nazionale, il presidente Giuseppe Conte, convinti che l’istituto vada ripensato a livello nazionale: "Riteniamo giusto che la politica sui Tfm sia perseguita in modo uniforme per tutti i territori regionali", concludono.

A dissociarsi per prima e a gridare allo scandalo era stata la consigliera regionale Antonella Laricchia, ex candidata presidente M5S. Ha presentato una 'controproposta' di legge che "cancella la schifezza d'agosto": vuole abolire e basta l'assegno di fine mandato e ha chiesto manforte ai cittadini per convincere i colleghi a fare dietrofront.

È arrivata seconda perché lo aveva già fatto il collega Antonio Tutolo: il 13 agosto aveva presentato la sua proposta di legge per abolire la liquidazione. Ognuno per conto suo. Ha già rinunciato al suo tfm e ha chiesto formalmente di istituire con quei fondi borse di studio per i ragazzi di famiglie che vivono una condizione di disagio economico. Non ha risparmiato un'altra frecciatina alla collega che, almeno finora, non ha risposto alle provocazioni dell'ex sindaco di Lucera che le aveva chiesto di rinunciare pubblicamente come lui all'indennità: "È con i documenti e le pec che si dimostrano i fatti".

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