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Cronaca Cagnano Varano

"Vincenzo era una persona per bene". La sorella del maresciallo Di Gennaro dopo l'ergastolo a Papantuono: "Giustizia non è stata irriconoscente"

Una settimana fa, la Corte di Assise di Foggia ha condannato all’ergastolo, in primo grado, Giuseppe Papantuono. Presenti in aula la compagna del maresciallo, Stefania Gualano, e la sorella Lucia: "Sono stati mesi difficili, abbiamo vissuto questo periodo con molta tensione”

Una settimana fa, la Corte di Assise di Foggia ha condannato all’ergastolo, in primo grado, Giuseppe Papantuono, l’uomo di Cagnano Varano accusato dell’omicidio del maresciallo Vincenzo Di Gennaro e del ferimento del carabiniere Pasquale Casertano.

La sentenza è arrivata dopo 19 mesi, e una serie di udienze che hanno visto sempre presente in aula Lucia, la sorella del maresciallo ucciso nella piazza principale di Cagnano Varano, il paese in cui prestava servizio. Ogni volta su e giù da Roma, con il cuore sempre più pesante: “Sono stati mesi difficili, abbiamo vissuto questo periodo con molta tensione”, spiega a FoggiaToday.

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“Ma ho scelto di essere sempre presente, per rispetto a mio fratello Vincenzo, che era un uomo per bene e un esempio di bontà. Per noi familiari ogni udienza è stata un momento straziante, perché significava ripercorrere l’assurdità dell’accaduto, toccare con mano quel dolore e fare i conti con l’assenza di Vincenzo”, continua la donna, che si è costituita parte civile insieme al padre Luigi e alla compagna del maresciallo, Stefania Gualano.

In Tribunale, nelle 9 ore che hanno anticipato il verdetto (comprese le quattro di Camera di Consiglio), l’ansia era palpabile. Il timore di una condanna ingiusta si è dissolto solo alla lettura del dispositivo, seguito dal lungo abbraccio tra Lucia e Stefania: “E’ una ferita che non si chiuderà mai”, prova a spiegare Lucia, nonostante il bailamme di emozioni, tutte forti e contrastati. “Come si può superare la perdita di un fratello o di un compagno, la perdita di un figlio per un padre?”, chiede. “Quella di mio fratello Vincenzo è stata una morte ingiusta e inaccettabile: non ha avuto nemmeno il tempo di difendersi”.

Accanto a lei, silenziosa, c’è Stefania, la donna che il maresciallo avrebbe sposato pochi mesi dopo quel tragico giorno: “Era un grande uomo e non lo dimenticherò mai. Resterà sempre nel mio cuore”, si affretta a dire mentre i pensieri corrono veloci a quella mattina: “Mi precipitai sul posto per capire cosa fosse accaduto. Vincenzo mi voleva sempre al suo fianco per tutto: dovevo essere lì anche in allora”.

Non potrò mai capacitarmi del fatto che nella chiesa in cui stavamo organizzando un matrimonio ci siamo ritrovati per il funerale di Stato, continua Lucia. “Questa ingiustizia è troppo grande e inspiegabile”. Di Gennaro incarnava i valori della divisa che aveva deciso di indossare: “Era un lavoratore instancabile”, ricorda la sorella. “Per questo mio fratello deve essere rispettato come uomo e come servitore dello Stato. Lui ha dato sé stesso per il bene dei cittadini. E devo dire che, in questo caso, la giustizia non è stata irriconoscente. Ha avuto ciò che meritava”. La sua eredità morale verrà portata avanti dall'Associazione Nazionale Sottufficiali d'Italia (parte civile nel procedimento) che sta portando avanti una serie di iniziative per celebrare la memoria del maresciallo, tra le quali il Premio alla Legalità 'Vincenzo Di Gennaro' destinato ai ragazzi delle scuole (l'intervista al presidente nazionale Gaetano Ruocco).

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