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Cronaca

Nei guai il padre dell'ex consigliere comunale di Foggia: "Se non voti mio figlio ti licenzio"

Interdizione per Ludovico Maffei, padre di Danilo, l'ex consigliere comunale mister preferenze alle precedenti elezioni comunali e regionali. Divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e del divieto temporaneo di esercitare attività di impresa e di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche

Il personale della Digos della questura di Foggia e della locale sezione di Polizia Postale, ha eseguito una ordinanza applicativa della misura interdittiva del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e del divieto temporaneo di esercitare attività di impresa e di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche, per 12 mesi, a carico dell'ex presidente della società cooperativa Astra, concessionaria di un appalto pubblico relativo alla fornitura di servizi per gli asili nido comunali, presumibilmente autore dei reati di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, istigazione alla corruzione, violenza privata, violenza o minaccia ad un elettore.

Le indagini dirette dalla locale Procura della Repubblica, impreziosite dalle attività tecniche di intercettazione sono partite dopo l'esposto presentato presso gli uffici giudiziari da parte di una persona che nella circostanza raccoglieva le doglianze di alcune lavoratrici della società cooperativa, le quali rappresentavano l’esistenza di un clima ricattatorio e vessatorio vissuto all’interno dell’ambiente professionale.

L’attività investigativa ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) a carico dell’allora presidente della società cooperativa Ludovico Maffei, il quale, avvalendosi della sua carica sociale e quindi nella sua veste primaria di “datore di lavoro”, avrebbe minacciato le lavoratrici prospettando loro un licenziamento e/o mancato rinnovo contrattuale, nel caso in cui non avessero votato per il proprio figlio, Danilo Maffei, candidato alle elezioni tenutesi nel 2019. 

L’osservanza alle imposizioni di voto permetteva alle lavoratrici bisognose di conservare il proprio posto di lavoro garantendosi, nella moltitudine dei casi, l’unico mezzo di sostentamento economico per sé e per i propri familiari.

In maniera analoga alle descritte indagini, nel 2020, sempre nell’ambito delle consultazioni elettorali, è stata compiuta un’altra attività investigativa da parte della Digos della Questura di Foggia e della locale sezione della Polizia Postale, coordinata dalla Procura della Repubblica c/o il tribunale ordinario di Foggia, che ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) nei confronti di 21 soggetti, presunti responsabili del reato di corruzione elettorale, i quali in cambio di denaro o altra utilità, avrebbero espresso il proprio consenso elettorale in favore di un candidato, fornendo come prova del voto uno scatto fotografico effettuato all’interno della cabina elettorale.

La vicenda - denunciata da Rosa Barone - era stata cristallizzata nelle 135 pagine della relazione dell'ex prefetto Carmine Esposito, che descrivono il contesto nel quale si sono strette e radicate le dinamiche che hanno portato allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose.

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