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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Vieste

Omicidio Solitro, giudizio immediato per Iannoli e Della Malva: prima udienza a febbraio

L'accusa, in concorso, è di omicidio premeditato, porto illegale di armi da fuoco e ricettazione, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa

Giudizio immediato per i viestani Giovanni Iannoli e Danilo Pietro Della Malva, accusati dell'omicidio premeditato e aggravato del 50enne garganico Marino Solitro, assassinato nell'aprile del 2015, con due fucilate al petto. Il processo a loro carico comincerà il prossimo febbraio, dinanzi alla Corte d'Assise di Foggia (presidente Mario Talani).

L'omicidio avvenne la sera del 29 aprile di otto anni fa: l’uomo, è stato ricostruito, stava attraversando a piedi il vialetto d’accesso alla sua abitazione quando i sicari (verosimilmente due) hanno aperto il fuoco, uccidendolo. Solitro è stato raggiunto al torace da almeno un paio di colpi di fucile calibro 12. Per lui non c'è stato nulla da fare.

I due imputati - Iannoli detenuto e già in attesa di giudizio davanti alla Corte d'Assise di Foggia per l'omicidio di Antonio Fabbiano, Della Malva è collaboratore di giustizia dal maggio del 2021 e nipote acquisito della vittima - furono arrestati lo scorso ottobre, dai carabinieri, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.

L'accusa, in concorso, è di omicidio premeditato, porto illegale di armi da fuoco e ricettazione, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa: “Della Malva e Iannoli, dopo essersi introdotti all'interno del cortile della vittima e averne atteso il rientro nascosti, colpivano Solitro alla spalla con due colpi di fucile, e poi Iannoli, utilizzando il calcio del fucile, lo colpiva alla testa, tanto da provocagli la morte”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. 

Il fatto - di cui si conoscono i presunti esecutori, ma non i mandanti - è stato “commesso con metodo mafioso” puntualizza nelle carte il gip Giuseppe Battista. Le indagini, infatti, riconducono il fatto di sangue alla volontà di consolidare l’egemonia criminale del clan ‘Raduano/Perna’ nel territorio di Vieste attraverso l’eliminazione della vittima, accusata di rifornirsi di stupefacente da canali di approvvigionamento diversi da quelli imposti dalla consorteria mafiosa e di avere fatto, in passato, ricorso alle forze di polizia per denunciare i comportamenti criminosi di un affiliato.

Il delitto, quindi, si inquadrerebbe nell’ambito di una guerra, che ha visto il susseguirsi di numerosi fatti di sangue in una cruenta spirale di violenza, sviluppatasi nell’area garganica dal 2015, a partire dall'omicidio del boss Angelo Notarangelo, per la gestione delle fruttuose attività illecite, in particolare il traffico di sostanze stupefacenti e le estorsioni. 'L'eredità' di Notarangelo era nelle mani del gruppo Raduano-Perna (Marco Raduano era considerato il luogotenente del boss), a cui aderivano anche Della Malva e Iannoli.

Dopo l’omicidio di Solitro, consumato in concorso (Della Malva ha fornito l’arma, Iannoli la impugnava) si registra la frattura, sia tra i due - con il primo rimasto fedele a Marco Raduano e il secondo al clan capeggiato da Girolamo Perna - che della compagine stessa. 

Fondamentale per la ricostruzione dei fatti è stato l’apporto dei collaboratori di giustizia - Orazio Coda e Giovanni Surano, di Vieste, Andrea 'Baffino' Quitadamo e Alessandro Mastrorazio, rispettivamente di Mattinata e Foggia - che hanno deciso di fornire un importante contributo dichiarativo in seguito ai duri colpi inferti alle consorterie mafiose del territorio grazie alle operazioni coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

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