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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

L'oncologo Rizzi a processo: altri 16 pazienti indotti a pagare per farmaci inutili e gratuiti, foggiano morto nel giro di un anno

Il professionista comparirà domattina davanti al gup Francesco Agnino, del Tribunale di Bari, insieme alla sua compagna, co-indagata. Risponderà di concussione continuata per il caso del paziente foggiano, e di truffa aggravata per tutti gli altri casi contestati

Udienza preliminare per l’oncologo pugliese Giuseppe Rizzi, arrestato nel maggio scorso con l’accusa di concussione e truffa aggravata in danno di pazienti, perlopiù malati terminali, indotti a pagare per cure inefficaci ma spacciate come salvavita.

Il professionista, attualmente ai domiciliari, comparirà domattina davanti al gup Francesco Agnino, del Tribunale di Bari, insieme alla sua compagna, co-indagata nel medesimo procedimento penale.

Tra le vittime del medico, e caso indice del procedimento, vi era un paziente foggiano, deceduto nel 2019, indotto a consegnare al professionista fino a 130mila euro nella speranza di guarire da un carcinoma definito "irreversibile". L’uomo, di 60 anni, è morto nel giro di un anno, consumato dalla malattia che - contrariamente alle promesse - non gli ha dato scampo.

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Come aveva già spiegato a FoggiaToday l'avvocato Pio Gaudiano, che assiste uno dei figli della vittima, "il paziente si era sottoposto ad una cura costosissima, definita 'promettente' dal professionista. In realtà si trattava di iniezioni di un farmaco (gratuito) che si è rivelato inconferente rispetto alla patologia".

Per il caso specifico, viene contestata la più grave fattispecie giuridica (concussione aggravata e continuata): “Quando il paziente, ridotto sul lastrico, non ha potuto più far fronte alle spese per le cure, gli sono stati imposti acquisti (in un caso, un telefono Iphone) o lavori di ristrutturazione, a compensazione, presso la sua abitazione. La minaccia sottesa alle richieste, perpetrata da medico in qualità di pubblico ufficiale, era chiara: se non mi paghi, non ti curo. Dunque ti faccio morire”, sintetizza il legale.

Da quella prima denuncia, l’inchiesta (che solo poche settimane fa ha portato al sequestro di beni, a carico del luminare, per 3 milioni di euro) si è allargata a macchia d’olio, individuando altre parti offese - 17 ad ora, nel complesso - tutti pazienti oncologici terminali. In questi altri casi, il reato contestato è quello di truffa aggravata.

In sede di udienza preliminare, i famigliari della vittima foggiana si costituiranno parte civile. Il figlio Antonio sarà rappresentato dall’avvocato Pio Gaudiano, il figlio Fabrizio e la moglie dagli avvocati Alessandro e Francesca D’Isidoro.

Anche la direzione strategica dell'Istituto Tumori di Bari (del tutto estraneo alla vicenda), presso il quale l’oncologo ha prestato servizio fino al marzo scorso, sta valutando l'opportunità di costituirsi parte civile nel procedimento penale che prenderà il via, domattina, a Bari.

Per Rizzi, la struttura adottò un licenziamento disciplinare, senza preavviso, a causa dei comportamenti posti in essere nei confronti di un paziente oncologico e dei suoi familiari. Fu la stessa struttura a rivolgersi alla magistratura per segnalare le gravi condotte che avevano già motivato il licenziamento disciplinare.

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