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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Lucera

Appalti truccati con il sistema Di Carlo: chiesta revoca del carcere per l'imprenditore e dei domiciliari per la figlia

Gli avvocati Raul Pellegrini e Roberto Prozzo, legali di Di Carlo e Schiavone, hanno fatto ricorso al Riesame dopo che il Gip titolare delle indagini, Giuseppe Battista, aveva rigettato l'istanza. Gip che ha respinto anche l'istanza di revoca delle misure per Elio Sannicandro e per tutti gli altri indagati

I legali difensori degli indagati dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Antonio di Carlo e della figlia, al Tribunale del Riesame di Bari hanno avanzato richiesta di revoca della detenzione in carcere, o in subordine la concessione degli arresti domiciliari per il 62enne imprenditore di Lucera e la revoca dei domiciliari o comunque una attenuazione della misura per Carmelisa Di Carlo e per il dipendente del Coni Sergio Schiavone. 

Gli avvocati Raul Pellegrini e Roberto Prozzo, legali di Di Carlo e Schiavone, hanno fatto ricorso al Riesame dopo che il Gip titolare delle indagini, Giuseppe Battista, aveva rigettato l'istanza. Gip che ha respinto anche l'istanza di revoca delle misure per Elio Sannicandro e per tutti gli altri indagati.

I tre erano stati tutti arrestati nell'ambito di un giro di mazzette - dentro a un sistema corruttivo e collusivo - con il quale, attraverso la compiacenza di dirigenti comunali e ditte che non davano fastidio (leggi qui i dettagli), l'imprenditore lucerino si assicurava appalti su opere per il dissesto idrogeologico. 

Il 10 novembre scorso, davanti al Gip di Bari, padre e figlia imprenditori si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Tra gli indagati, lo ricordiamo, c'è anche Elio Sannicandro interdetto dai pubblici uffici per la durata di 12 mesi e che al contrario dei Di Carlo, aveva risposto alle domande del Gip.

"Ci abbiamo messo 5mila euro nella saccoccia"

L'ex direttore di Asset Puglia è indagato in qualità di soggetto attuatore presso l’ufficio del commissario straordinario delegato per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico per la Regione Puglia, perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso e in più occasioni, dall'amministratore della ‘F.lli Di Carlo srl’ e della ‘Icg Srl’ avrebbe ricevuto 60mila euro in più tranche, con la mediazione del dipendente del C.o.n.i., Sergio Schiavone (che si raccomandava affinché di certi argomenti non si parlasse a telefono), quale corrispettivo per l'aggiudicazione delle gare pubbliche bandite dall’ufficio del commissario straordinario nel novembre 2019.

In particolare, con riferimento alla prima delle due società di Antonio Di Carlo, avrebbe garantito all'imprenditore l’aggiudicazione dei lavori pubblici dell’appalto integrato per la progettazione esecutiva e la realizzazione delle opere di mitigazione e prevenzione del rischio idraulico nei bacini idrografici del torrente Picone e della Lama Lamasinata (interventi in corrispondenza del canale deviatore immediatamente a valle di via Donadonisi), interessandosi personalmente con il presidente della commissione di gara sull’andamento dei lavori della commissione e sulla modalità di assegnazione dei punteggi. 

Dalle carte dell'inchiesta emerge che più volte Antonio Di Carlo e Sergio Schiavone avevano incontrato Raffaele Sannicandro per discutere dei lavori pubblici del dissesto e dell'aggiudicazione degli appalti, promettendo e consegnando denaro in contanti per essere favoriti. Effettivamente fu l'imprenditore foggiano ad aggiudicarsi quella gara per 1.434.522 euro mediante le condotte collusive, dapprima attraverso un primo accordo con Elio Sannicandro tramite Schiavone.

Come riporta l'Ansa, il suo legale, l'avv. Michele Laforgia, ha precisato: "Ha detto nettamente di non aver ricevuto denaro né offerte di denaro e ha sottolineato come i rapporti con l'imprenditore siano stati occasionali. Non si sono mai sentiti, non si sono mai visti da soli e non ci sono stati altri incontri a parte quelli contenuti nel fascicolo delle indagini. Tutto ciò che Sannicandro ha fatto rientra nelle attività fisiologiche della sua funzione. Credo che le cose siano state chiarite".

Rispetto al ritrovamento di 8500 euro in contanti rinvenuti nella sua abitazione il 28 luglio 2020, l'avvocato ha detto che in quel periodo Sannicandro aveva subito un pignoramento tempo prima ritrovandosi con i conti bloccati: "Da lui sono passati appalti per centinaia di milioni di euro, è singolare discutere di 8500 euro", ha concluso l'avvocato.

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