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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Arrestati imprenditore e figlia foggiani: pubblici ufficiali venivano corrotti per truccare gare d'appalto

Si tratta di Antonio Di Carlo, classe 1960, in carcere. Carmelisa Di Carlo, classe 1990, agli arresti domiciliari. Raffaele Sannicandro classe 1958 di Bari, sospeso dall'esercizio del pubblico ufficio di "soggetto attuatore per l'ufficio del Commissario Straordinario delegato per l'attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico per la Regione Puglia"

Questa mattina i finanzieri del comando provinciale di Bari - con il supporto di personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza - hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di undici persone (una in carcere, due agli arresti domiciliari e sei destinatarie della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici per la durata di 12 mesi (due del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione sempre per 12 mesi).

Le persone destinatarie del provvedimento cautelare sono indagate a vario titolo, per le ipotesi delittuose di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio e turbata libertà degli incanti, per fatti commessi nelle province di Bari e Foggia, fra il mese di settembre 2019 e il febbraio 2021. Sono stati sequestrati i beni nella disponibilità di due dei soggetti indagati per corruzione per un valore complessivo di circa 100mila euro.

L’odierna operazione costituisce l’epilogo di un’articolata attività di indagine avviata nel 2020, che ha consentito di disvelare un collaudato meccanismo di 'addomesticamento' e 'manipolazione' di procedure di gara inerenti a lavori eseguiti a Bari e in diversi comuni dei Monti Dauni, grazie alla compiacenza di alcuni pubblici ufficiali, da cui si rileverebbe un “quadro inquietante di collusione e mercificazioni seriali della funzione pubblica”.

Le indagini sono scattate dopo le dichiarazioni rese ai finanzieri da una persona informata sui fatti, concernenti i rapporti intercorsi tra un imprenditore di Lucera e un dirigente pubblico, nel corso dei quali i due avrebbero concluso accordi corruttivi aventi a oggetto alcune gare di appalto indette da una struttura commissariale.

Si tratta di Antonio e Carmelisa di Carlo, padre e figlia nati a Foggia ma residenti a Lucera, rispettivamente in carcere e ai domiciliari, rappresentanti legali della 'Fratelli di Carlo'. Tra i soggetti interdetti da pubblici uffici ci sono il commissario delegato della Regione Puglia al dissesto idrogeologico e direttore generale dell’Asset Puglia, Elio Sannicandro, un funzionario della Regione Puglia e un dirigente del Comune del Subappennino dauno.

La mazzetta da 60mila euro per l'appalto da 1,4 milioni

I conseguenti approfondimenti investigativi, condotti mediante il ricorso a indagini tecniche, analisi dei tabulati telefonici, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, perquisizioni, riscontri documentali, escussioni in atti e accertamenti patrimoniali, hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine alla commissione di plurimi reati contro la Pubblica Amministrazione.

In particolare, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip Giuseppe Battista, le attività di indagine avrebbero permesso di dimostrare la centralità dell’imprenditore lucerino con la collaborazione della figlia in tutte le vicende illecite oggetto del procedimento penale.

I dialoghi intercettati ne evidenzierebbero, infatti, una pervicace propensione alla commissione di illeciti: darebbe ordini a un sindaco, piloterebbe la formazione di commissioni aggiudicatrici, individuerebbe preventivamente i partecipanti alle gare, al fine di escludere concorrenti effettivi, il tutto dopo aver ricevuto con largo anticipo informazioni precise sui lavori che sarebbero stati affidati.

In un breve arco temporale, sarebbe stato il protagonista di una “fitta quanto articolata trama corruttiva”, come ricostruito puntualmente dagli investigatori con riferimento ad almeno cinque episodi, nei quali sarebbe stata accertata la consegna di 60mila euro al soggetto attuatore di una struttura commissariale operante in Puglia, quale corrispettivo per garantire l’aggiudicazione di un appalto integrato concernente la realizzazione di lavori in bacini idrografici.

In questo contesto emergerebbe il ruolo, quale “mediatore”, di un dipendente beneventano del Comitato Olimpico Nazionale Italiano finito ai domiciliari:

Sarebbero stati consegnati 5mila euro a un componente della commissione giudicatrice del suddetto appalto, che avrebbe “alzato” artificiosamente il punteggio dell’impresa vincitrice; cinquemila euro a un funzionario della Regione Puglia per avere orientato le scelte e le decisioni sugli interventi da finanziare privilegiando gli enti locali rispetto ai quali vi era un interessamento del citato imprenditore all’affidamento di lavori; 36mila euro al componente della commissione giudicatrice di una gara, avente ad oggetto l’esecuzione di un intervento di adeguamento sismico in una scuola primaria, quale corrispettivo per l’attribuzione di un punteggio maggiore all’offerta tecnica presentata; 3mila euro a un Rup per ottenere l’affidamento di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del demanio idrico superficiale.

La circostanza che il “corruttore” avvertisse, al contempo, la necessità di annotare le tangenti corrisposte ne attesterebbe, da un lato, la pluralità delle stesse, dall’altro la “normalità” della prassi delittuosa, tale da richiedere una vera e propria contabilizzazione al pari dei pagamenti leciti.

Significativo rilievo, ai fini investigativi, ha assunto l’utilizzo da parte dei soggetti indagati, al fine di rendere più difficoltosa l’individuazione delle dazioni corruttive, di espressioni gergali, quali, ad esempio, “caramelle”, “ossigeno”, “sciangè”, “polizze” e “documenti”.

Nel corso delle investigazioni sarebbero state, inoltre, accertate “sistematiche” turbative d’asta, in relazione a sette procedure, riguardanti altrettanti comuni dell’entroterra foggiano, pressoché sovrapponibili per l’identico modus operandi adottato.

Nello specifico, il citato 'dominus' del sistema avrebbe preventivamente individuato le ditte partecipanti alle gare, avendo cura di sceglierle tra quelle sprovviste dei requisiti tecnici o comunque non in grado di “dargli fastidio” nella fase di aggiudicazione delle singole commesse.

Sarebbe, altresì, emerso un collaudato sistema collusivo, che prevedeva la spartizione degli appalti in maniera coordinata con l’avallo di funzionari pubblici titolari dei poteri decisori in ordine all’indicazione dei lavori e alla scelta dei contraenti.

Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante impegno profuso dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari - in sinergia con la locale Procura della Repubblica - nel contrasto ai reati commessi dai pubblici ufficiali, a tutela della legalità e del buon andamento della Pubblica Amministrazione, nonché per affermare la meritocrazia e la sana concorrenza tra le imprese, a vantaggio della qualità dei servizi offerti e delle opere realizzate.

I nomi dei 23 indagati dell'operazione 'Ossigeno'

Antonio Di Carlo, classe 1960, in carcere. Carmelisa Di Carlo, classe 1990, agli arresti domiciliari.

Raffaele Sannicandro classe 1958 di Bari, sospeso dall'esercizio del pubblico ufficio di "soggetto attuatore per l'ufficio del Commissario Straordinario delegato per l'attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico per la Regione Puglia", nonché di qualsiasi altro ufficio o servizio pubblico, per la durata di dodici mesi. Gli sono stati sequestrati in via preventiva 8.500 euro e disposto il sequestro della somma di 51.500 euro di denaro giacente sui conti correnti, conti di deposito o altri rapporti bancari intestati o cointestati

Analoghi provvedimenti nei confronti di Leonardo Panettieri, "funzionario della Regione Puglia dipartimento Mobilità, qualità urbana, opere pubbliche, ecologia e paesaggio, nonché componente della commissione giudicatrice dell'appalto integrato" classe 1959 residente a Manfredonia, del funzionario della Regione Puglia Michele Tamborra, classe 1956 di Bari (sequestrati in via preventiva 4200 euro e disposto il sequestro di altri 33.293,99 euro), di Luigi Troso classe 1965 residente a Margherita di Savoia, "responsabile del IV settore tecnico del Comune di Castelvecchio e Rup dell'appalto", di Maria Bruno Gregoretti classe 1961 residente a Termoli, di Antonio Ferrara classe 1957 residente a Lucera, di Antonio Pacifico classe 1963 di San Bartolomeo in Galdo e di Michele Camanzo classe 1957 di Monteleone di Puglia.

Agli arresti domiciliari è finito Sergio Schiavone, dipendente del Coni classe 1962 di Benevento ma residente a Roma. 

Rigettate le richieste cautelari per carenza di gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'indagato Michele Palumbo classe 1974 residente a Foggia, Michele Campanella classe 1962 residente a Ordona, Donato Coppolella classe 1985 di Foggia, Rocco Rossi classe 1971 di Anzano di Puglia, Walter Pellegrino classe 1959 di San Marco La Catola, Vito Girardi classe 1962 di Celle di San Vito, Vincenzo Manzi classe 1965 di Biccari, Paolo Coppolella, Roberto Polieri classe 1962 di Ruvo di Puglia, Michele Longo classe 1955 di Foggia, Amedeo Petronelli classe 1954 residente a Foggia e Francesco Carrieri classe 1956 residente a Bari, tutti per carenza di esigenze cautelari. 

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