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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Ciociola, si scava nella vita dell'agricoltore: in aula le lacrime della compagna e il faccia a faccia con l'imputato

Prosegue il processo in Corte d'Assise a carico di Giuseppe Rendina. A rispondere, per circa 3 ore, alle domande di pubblica accusa, parti civili e difesa è stata la compagna della vittima

Da una parte i 60mila euro necessari per acquistare un appartamento in località Scalo dei Saraceni, dall’altra la stessa somma prestata “ad un amico” con l’intesa di rientrarne in possesso “nel giro di pochi mesi”. Nel mezzo, vi era Giuseppe Ciociola, agricoltore 59enne di Manfredonia, ucciso nel marzo 2022, in un casolare di campagna in località Alma Dannata, in agro di Zapponeta.

Per l’omicidio è attualmente imputato, davanti alla Corte d'Assise di Foggia (presidente Mario Talani), il 45enne di Trinitapoli, Giuseppe Rendina. Nella lunga udienza di questa mattina, le parti hanno scavato nella vita della vittima cercando di ricostruirne gli affari e la vita sentimentale. A rispondere, per circa 3 ore, alle domande di pubblica accusa (pm Stella), parti civili (avv. Francesco Le Noci) e difesa (avv. Francesco Paolo Ferragonio) è stata la compagna della vittima.

In particolare, nel lungo esame del pm è emerso un rapporto sentimentale conflittuale, andato avanti per qualche anno tra alti e bassi, pause di riflessione e una frequentazione della donna con un’altra persona (“volevo far ingelosire Giuseppe in un periodo in cui era sfuggente e distante”, ha dichiarato la teste), che più volte si sarebbe appostata nei pressi del luogo di lavoro della stessa provocando le ire della vittima. Un atteggiamento che avrebbe fatto sorgere dubbi in più di una persona circa un possibile movente personale dietro l’omicidio (come testimoniato da alcune intercettazioni captate all’epoca delle indagini e lette in aula), benché la procura abbia poi deciso di muoversi su una strada differente.

Ovvero quella del movente economico: con l’aiuto della teste, quindi, sono stati passati in rassegna gli affari della vittima, che hanno determinato un repentino miglioramento delle finanze. “Mi aveva detto che in campagna aveva circa 60mila euro nascosti”, confessa la donna. Una cifra che ricorre sia nella volontà di acquistare un appartamento in località Scalo dei Saraceni, sia nel prestito effettuato dalla vittima ad un non meglio precisato “amico”. Tutto questo sarebbe avvenuto nelle settimane precedenti l’omicidio. Nello stesso periodo, Ciociola avrebbe anche stretto una sorta di società con un’altra persona - indicatale da amici della vittima - per la coltivazione dei carciofi. La stessa che ha avuto modo di vedere il giorno del ritrovamento del cadavere e  nel giorno del funerale, ovvero un uomo “scuro e basso di statura”, che la donna non ha esitato a riconoscere in Rendina, nel corso del faccia a faccia chiesto dal pm, prima di scoppiare in lacrime.

Se, quindi, per l’accusa, Ciociola fu ucciso per aver chiesto la restituzione del prestito di 60mila euro (con i quali doveva chiudere una trattativa di acquisto casa), la difesa ha puntato a scavare nella vita sentimentale dei due. Il processo proseguirà con l’ascolto degli altri testi indicati dal pm, nell’udienza già calendarizzata per il prossimo marzo; si attende la trascrizione delle intercettazioni telefoniche e ambientali su cui fonda l’impianto accusatorio. Rendina (che è attualmente in attesa di giudizio dinanzi alla stessa Corte anche per il duplice omicidio di Gerardo e Pasquale Davide Cirillo), non ha mai confessato l’omicidio e, in fase di interrogatorio di garanzia, si era dichiarato innocente.

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