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Cronaca Cerignola

Omicidio Monopoli: fissato l'Appello, la difesa punta a far cadere l'accusa di omicidio volontario

Il caso del 26enne di Cerignola, deceduto in conseguenza di una rissa in discoteca, verrà riaperto e discusso il prossimo luglio, dinanzi alla Corte d’Appello di Bari

Secondo grado di giudizio per la vicenda di Donato Monopoli, il giovane di Cerignola deceduto dopo 7 mesi di agonia, in conseguenza di una rissa avvenuta in una discoteca alla periferia di Foggia.

Per il fatto, la gup Marialuisa Bencivenga del Tribunale di Foggia ha condannato, lo scorso giugno, i due imputati - Francesco Stallone e Michele Verderosa, entrambi foggiani - rispettivamente a 15 anni e 6 mesi di reclusione e a 11 anni e 4 di reclusione per omicidio volontario.

Il caso, come già anticipato per le vie brevi a FoggiaToday, verrà riaperto e discusso il prossimo luglio, dinanzi alla Corte d’Appello di Bari. La difesa dei due imputati - avvocati Paolo D’Ambrosio e Tonio Ciarambino, con i colleghi Francesco Padalino e Guido Di Paolo - percorrerà la medesima linea difensiva tenuta nel processo di primo grado, celebrato nelle formule del rito abbreviato.

In prima battuta, sintetizza l’avvocato D’Ambrosio, si chiederà che venga escluso il nesso di causalità tra le condotte poste in essere dagli imputati e l’evento morte, avvenuto in ospedale, 7 mesi dopo l’aggressione, “perché non è dato sapere quando e perché si è verificata la rottura dell’aneurisma subaracnoideo”, evento verosimilmente connesso ad una condizione pregressa (ma sconosciuta) della giovane vittima. Sul punto, rimarca il legale, nemmeno la perizia super-partes richiesta dalla gup riuscì a fare piena luce. 

Il perito, infatti, rispondendo alle domande in aula, definì il caso del giovane di Cerignola una “vicenda sfortunatissima”, che verrà ricordata in letteratura “per l’eccezionalità del caso, ovvero per la sproporzione tra la modesta entità del trauma subìto e la gravità delle lesioni”. Verranno inoltre passate ai ‘raggi x’ i trattamenti sanitari eseguiti, dal primo accesso in pronto soccorso al decesso, per scongiurare una condotta colposa che possa aver in qualche modo inciso sulla morte del ragazzo, appena 26enne.

In subordine, verrà chiesta la riqualificazione del capo di imputazione: “Non possiamo parlare di omicidio volontario, ma tuttalpiù di omicidio preterintenzionale perché l’intenzione non era quella di uccidere, ma di ledere”. Tutto questo con l’obiettivo di giungere ad una assoluzione dall'accusa di omicidio volontario o di abbattere sensibilmente la condanna inflitta in primo grado: “Il trattamento sanzionatorio applicato ci è sembrato ingiustamente penalizzante”, conclude il legale.

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, la gup Bencivenga aveva così inquadrato la vicenda: Francesco Stallone e Michele Verderosa "non agirono per uccidere" il giovane Donato Monopoli. "Ma pur di perseguire il fine ultimo di ‘punire’ chi si era permesso di ‘invadere il loro territorio’ hanno accettato la possibilità che l’aggressione efferata, posta in essere da due professionisti che praticavano a livello agonistico pugilato e arti marziali, avrebbe potuto cagionare un evento infausto” (continua a leggere).

Il caso, lo ricordiamo, scosse fortemente la comunità cerignolana che si è stretta attorno alla famiglia Monopoli (rappresentata dagli avvocati Rosario Marino e Franco Metta) dando origine ad un comitato spontaneo 'Giustizia per Donato' che ha seguito passo dopo passo le tappe del complesso processo penale, anche attraverso l'omonima community che conta circa 25mila persone.

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