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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Cerignola

Donato morto dopo la rissa in discoteca, rinvio a giudizio per Verderosa e Stallone: l'accusa è di omicidio volontario aggravato

L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 23 aprile. La difesa: “Accusa grave e infondata"

Rinvio a giudizio per i 28enni foggiani Michele Verderosa e Francesco Pio Stallone, ritenuti dagli inquirenti  presunti responsabili della rissa in discoteca nella quale fu coinvolto il 26enne cerignolano Donato Monopoli, morto dopo sette mesi di coma a ‘Casa Sollievo della Sofferenza’.

L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 23 aprile; omicidio volontario aggravato l’ipotesi di reato formulata dalla pm Miriam Lapalorcia. “E’ stata un’indagine molto laboriosa e che ha richiesto grande attenzione da parte del pubblico ministero”, spiega a FoggiaToday l’avvocato Rosario Marino, che rappresenta la famiglia Monopoli. Al momento è prematuro ipotizzare quali realtà si costituiranno parte civile nel procedimento, “ma la vicenda è molto sentita a livello locale, si è creata una grande rete attorno alla famiglia Monopoli”, puntualizza il legale.

Il fatto avvenne nell’ottobre del 2018, in una discoteca alla periferia di Foggia. La ricostruzione della vicenda è semplice e lineare: una festa in un locale alla periferia di Foggia, tantissimi giovani che ballano, poi la rissa. E’ qui, nel parapiglia scomposto nato dal nulla, che Donato (intervenuto come 'paciere' in difesa di un amico) incassa i colpi fatali. Foggiani contro cerignolani, “sembra un derby”, dicono i presenti. Donato cade a terra, è grave: viene portato al Policlinico Riuniti di Foggia in condizioni serie, poi il trasferimento d’urgenza a ‘Casa Sollievo della Sofferenza’ di San Giovanni Rotondo, dove è morto 7 mesi dopo.

Per la vicenda sono indagati due foggiani, Michele Verderosa e Francesco Pio Stallone, il primo con trascorsi da pugile, l'altro nelle arti marziali. Entrambi si difendono dalle accuse e si dicono innocenti. “Grave e infondata l’accusa di omicidio volontario aggravato”, sostengono i difensori di Stallone, gli avvocati Paolo D'Ambrosio e Tonio Ciarambino. “La richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario a carico di Francesco Stallone ci stupisce enormemente, sia perché, alla conclusione delle indagini, i pubblici ministeri avevano contestato l'omicidio preterintenzionale, sia perché, effettivamente, le indagini espletate avevano accertato che questa tragica vicenda era scaturita da una semplice scazzottata tra giovani, avvenuta in discoteca, all'esito della quale il povero Monopoli aveva avuto una emorragia cerebrale conseguente alla rottura di un aneurisma”, scrivono in una nota i due legali.

“Appare doveroso segnalare che diversi testimoni avevano reiteratamente riferito che il nostro assistito era stato il primo ad essere aggredito finendo disteso a terra, e che solo in seguito si era innescata la colluttazione nella quale si erano fronteggiati, da una parte i 5 giovani cerignolani, dall'altra i due foggiani oggi imputati. È pacifico che non fossero state usate né armi, né oggetti atti ad offendere, così come è pacifico che la lite durò solo pochi secondi. È, dunque, impensabile che ci sia stata l'intenzione di uccidere, tanto più che la lesione mortale riportata dal Monopoli non risultava riconducibile ad una percossa determinata, ma alla sfortunata rottura, non eziologicamente certa, dell'aneurisma cerebrale, che avrebbe portato alla morte solo mesi dopo”.

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“Non meno errata ci pare la contestazione dell'aggravante dei futili motivi, ignorando le testimonianze delle ragazze che hanno riferito che il motivo della lite era stato quello di essere state pesantemente molestate da parte dei ragazzi di Cerignola. Insomma, una serie di scelte interpretative largamente opinabili dalle quali discende un capo di imputazione che sortisce da subito e ingiustamente l'effetto di impedire la definizione del processo col rito abbreviato, e condanna anzitempo gli imputati alla gogna dei violenti carnefici. Cionondimeno, nella piena consapevolezza dell'innocenza del nostro assistito rispetto alle accuse, continuiamo a confidare nello scrupolo e competenza dei giudici della Corte di Assise di Foggia (ormai designati inevitabilmente ad occuparsi del processo) i quali sicuramente avranno la capacità di restituire a questa vicenda il suo giusto nome, che è quello di rissa aggravata e non di omicidio, e, ancora, di accertare che l'emorragia cerebrale che condusse a morte il Monopoli non fu causata da alcun pugno, men che meno infertogli da Francesco Stallone, il quale ebbe solo a difendersi da una vile aggressione”, concludono.

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