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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

La mafia degli affari del ‘Grande Carro’: chiesto nuovo focus sulle dichiarazioni del pentito Villani

La Corte ha accolto la richiesta e ha rinviato il tutto all’udienza del prossimo 16 maggio, per la seconda escussione del collaboratore di giustizia

Processo ‘Grande Carro’, chiesto un focus sulle dichiarazioni del pentito Patrizio Villani e slittano le richieste del procuratore generale per il giudizio in Appello del filone celebrato con rito abbreviato

E’ questa, in estrema sintesi, l’esito dell’udienza tenuta quest’oggi, a Bari, nell’ambito del processo alla 'mafia degli affari', ovvero il cosiddetto salto di livello operato dalla Società Foggiana. Nel dettalgio, il procuratore De Luca ha chiesto nuovamente l’escussione del collaboratore di giustizia Villani, nello specifico, per la posizione di Francesco Russo.

La richiesta è motivata dalla recente definizione di un processo in cui Villani era imputato per droga: in tale procedimento, risultava agli atti una lettera inviata da Russo a Villani, recuperata nel corso di una perquisizione domiciliare. Atteso il pentimento del Villani, ora collaboratore di giustizia, quindi, il procuratore generale ha interesse ad ascoltarlo nuovamente, al fine di comprendere quali erano i rapporti tra Villani e Russo.

La Corte ha accolto la richiesta e ha rinviato il tutto all’udienza del prossimo 16 maggio, per la seconda escussione del collaboratore di giustizia.

GRANDE CARRO | Le condanne al termine del processo con rito abbreviato

L'INCHIESTA | Sul ‘Grande Carro’ dell’operazione dei carabinieri del Ros dei carabinieri e del comando per la tutela agroalimentare erano finite 48 persone, indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, riciclaggio, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi/esplosivi, truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche (anche con riferimento a quelle Ue) ed altri delitti, tutti aggravati ex art. 416 bis.1 C.P, per aver agevolato le attività di una organizzazione mafiosa.

Le complesse indagini, che hanno a lungo impegnato la Procura Distrettuale e le varie articolazioni del Ros presenti sul territorio nazionale, avevano consentito di documentare l’esistenza ed operatività di una articolazione della batteria attiva a Foggia, Orta Nova, Ascoli Satriano e Cerignola, con interessi su Rimini e l’alta Irpinia, nonché in Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca.

Sotto il profilo delle attività criminali, era emersa una forte pressione estorsiva esercitata dal sodalizio a carico di aziende agricole, ditte di trasporti e di onoranze funebri, società attive nella realizzazione di impianti eolici e nel settore delle energie alternative le quali, a seguito di sistematica attività intimidatoria, sono state costrette al versamento di percentuali sui ricavi/lavori ottenuti, nonché ad affidare in subappalto ad aziende riconducibili al sodalizio l’esecuzione di contratti di lavoro, servizi e forniture, oppure a rinunciare alle commesse già ottenute.

Inoltre, era stata riscontrata la riconducibilità di una serie di imprese operanti nei settori edile, movimento-terra, trasporti, ristorazione e del gaming (queste ultime sedenti in Emilia Romagna), alla Batteria che, tramite prestanomi, costituiva ex novo società, oppure infiltrava gli assetti societari esistenti. In tale contesto è stata pure accertato il reinvestimento di fondi illeciti nell’acquisto di un complesso immobiliare ubicato a Praga, del valore di oltre mezzo milione di euro.

Di particolare rilievo è l’ulteriore porzione dell’indagine condotta in sinergia dal Ros e dal Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Salerno, sotto la direzione della Procura Distrettuale di Bari che ha consentito di individuare un complesso e sofisticato sistema di truffe finalizzate all’indebita percezione dei fondi per l’agricoltura dell’Unione Europea. Gli approfondimenti svolti nello specifico ambito hanno evidenziato come gli indagati, anche con la connivenza di alcuni funzionari pubblici compiacenti, sono riusciti a percepire indebitamente, tra il 2013 ed il 2018, contributi per complessivi 13,5 milioni di euro, veicolati attraverso i cosiddetti ‘PIF - progetti integrati di filiera’.

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