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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Apricena

Giovanna, uccisa in casa dal marito a 44 anni. La sorella: "Le toglieva l'aria"

La prossima udienza è stata calendarizzata per fine dicembre, quando verranno ascoltati i primi testi della lista della pubblica accusa

Rigettate tutte le questioni preliminari sollevate dalla difesa; non ammessa la relazione medico-legale attestante un disturbo “schizo-affettivo di carattere depressivo” in capo all’imputato, il 56enne di Apricena Angelo Di Lella, accusato di aver ucciso la moglie Giovanna Frino, premendo più volte il grilletto contro di lei, nel dicembre 2022.

E’ quanto deciso quest’oggi, dalla Corte d’Assise di Foggia (presidente Mario Talani), all’esito della prima udienza del processo per il femminicidio Frino, celebrata a ridosso della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre il 25 novembre. Tra le costituite parti civili, insieme ai familiari della donna e alle figlie della coppia, ci sono anche due associazioni di tutela e difesa delle donne, Impegno Donna e Il Filo d’Arianna.

In aula, questa mattina, erano presenti sia l’imputato - tradotto dal carcere dove è detenuto per il femminicidio - che i familiari della vittima, in gran parte costituitisi parte civile con i patroni Ermenegildo Russo (per le tre figlie della coppia) e Nicola Marro (per il resto della famiglia Frino). “Le toglieva l’aria”, ha ricordato a margine dell’udienza la sorella di Giovanna, Angelina.

Si presentava al lavoro perché era geloso, pretendeva che si cancellasse dai social. Mia sorella non poteva sorridere, non poteva uscire, doveva stare solo in casa. E poi aveva iniziato a metterle le mani addosso durante le discussioni”, aggiunge. Circostanze che “non aveva mai denunciato perché - aggiunge la sorella della vittima - lui piangeva e le faceva pena. Il lunedì prima dell’omicidio aveva deciso di lasciarlo”, conclude.

Nel dettaglio, la Corte si è riportata alla decisione del Gup - “sorretta da adeguate e condivisibili motivazioni”, ha puntualizzato il presidente Talani - e ha rigettato la richiesta di rito abbreviato condizionato, mentre si è riservata in merito alla richiesta di una perizia psichiatrica, nel corso dell’istruzione dibattimentale, per attestare la capacità di intendere e volere dell’imputato al momento del fatto.

Durante l'udienza, gli avvocati di parte civile si sono opposti alla possibilità che la difesa depositasse una perizia di carattere medico-legale: “Riteniamo la relazione insufficiente e inconferente, non dimostra nulla”, aggiunge l’avvocato di parte civile Ermenegildo Russo. “L’imputato era capace di intendere e volere, risponde di maltrattamenti reiterati nel tempo e può partecipare coscientemente al processo. La premeditazione che contestiamo sarà provata nel corso dell’istruttoria”, conclude.

La prossima udienza è stata calendarizzata per fine dicembre, quando verranno ascoltati i primi testi della lista della pubblica accusa.

LA VICENDA | Il fatto di sangue è avvenuto lo scorso 16 dicembre, intorno alle 12, nell’appartamento di via Saragat, dove la coppia - sposata da circa 20 anni - viveva con le tre figlie, una delle quali presente in casa perché influenzata. La donna è stata uccisa con tre colpi di pistola al petto, esplosi con una calibro 9, legalmente detenuta dall'uomo. Secondo quanto accertato, anche tramite la testimonianza di alcuni vicini e conoscenze, i litigi tra i due erano sempre più frequenti, alimentati dalla gelosia dell’uomo e dallo stato di ‘prostrazione psicologica’ derivante alla perdita del lavoro dell’uomo, ex guardia giurata che faticava a trovare una nuova occupazione. Subito dopo il fatto, l’uomo si è barricato in casa, arrendendosi solo dopo una ‘trattativa’ durata circa 15 minuti, ingaggiata con il maresciallo della stazione di Apricena, che ha convinto l’uomo ad aprire la porta. Di Lella non ha mai confessato l'omicidio. Dinanzi al gip per l'interrogatorio di garanzia, l'uomo si avvalse della facoltà di non rispondere. 

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