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Cronaca

Due omicidi, tre vittime e un unico ipotetico responsabile: doppio processo per Giuseppe Rendina

In Corte d'Assise le udienze per i due processi che vedono il 47enne di Trinitapoli imputato, ovvero l'omicidio di Giuseppe Ciociola a Zapponeta e il duplice delitto di Gerardo e Pasquale Davide Cirillo, padre e figlio assassinati nei campi tra Cerignola e Manfredonia

I corpi delle vittime abbandonate nei campi e coperte alla meno peggio, ovvero con un telone agricolo nel caso dell’omicidio di Giuseppe Rendina, l’agricoltore 59enne ucciso nel marzo 2022, in un casolare di campagna in località Alma Dannata, a Zapponeta; con dei tubicini irrigui nell’efferato delitto di Gerardo e Pasquale Davide Cirillo, padre e figlio di 58 e 27 anni, assassinati nei campi tra Cerignola e Manfredonia.

E’ nelle modalità di esecuzione e occultamento dei cadaveri che, secondo l’accusa, si ravviserebbe la ‘firma’ di Giuseppe Rendina, 47enne di Trinitapoli attualmente in attesa di giudizio davanti alla Corte d’Assise di Foggia in due distinti procedimenti penali con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Medesimo anche il movente che avrebbe portato Rendina a premere due volte il grilletto, mietendo tre vittime. Ovvero, i debiti contratti: 60mila euro con Ciociola, 20mila con Cirillo.

L’uomo, attualmente detenuto in carcere, ha confessato il duplice omicidio in danno dei Cirillo ("Li ho uccisi perchè mi sono visto senza scampo", ha dichiarato l'imputato), ma non quello dell’agricoltore di Zapponeta.

Entrambi i processi sono stati celebrati quest’oggi, dinanzi alla Corte d’Assise (presidente Mario Talani). Alle battute finali, il processo in primo grado per il duplice omicidio Cirillo (oggi è stata chiusa l’istruttoria dibattimentale e nella prossima udienza è prevista la requisitoria del pm Marangelli), mentre prosegue spedito quello per l’omicidio Ciociola. Nell’udienza odierna, in particolare, sono stati ascoltati due testi indicati nella lista della pubblica accusa (pm Stella), ovvero un amico della vittima e il fratello.

Fu quest’ultimo, in particolare, che scoprì il corpo senza vita del fratello nel magazzino della sua abitazione rurale in campagna: “Il corpo era coperto con una cerata verde sul viso, tipo impermeabile, si vedeva la pozza di sangue”. L’amico che era con lui, e che aveva le chiavi del podere, pensò ad un suicidio - “Non mi risulta che avesse litigato con qualcuno, né che avesse nemici”, ha dichiarato l’altro testimone - per poi scoprire che l’agricoltore era stato assassinato.

Nei giorni successivi all’omicidio, il fratello della vittima venne a conoscenza degli affari di Ciociola e della società aperta con l’imputato per la coltivazione di carciofi: “Non mi ha mai parlato di questioni di lavoro. Dopo l’omicidio qualcuno mi indicò una persona dicendo che era il socio di mio fratello. Ho saputo che era di Trinitapoli, Rendina”, ha dichiarato il teste al pm.

Per la difesa dell’imputato, però, il movente dell’omicidio potrebbe essere rintracciato nella vita sentimentale dell’uomo e in una relazione ‘a corrente alternata’ con una donna di Manfredonia: “Al cimitero insultai la sua compagna perché seppi che lo aveva tradito”, ha ammesso il fratello. Il processo proseguirà con l’ascolto di altri due amici della vittima, nell’udienza già calendarizzata per il prossimo aprile.

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