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Cronaca

Ferdinando Rossi, il Questore che confida nel moto di ribellione della società civile: "Ho però pochi feedback dei cittadini"

L'intervista del direttore responsabile di FoggiaToday Massimiliano Nardella a Ferdinando Rossi, Questore di Foggia dal 20 aprile 2022 nato a Nocera Inferiore

Uomo di sport e di cultura, a Foggiatoday Ferdinando Rossi traccia un bilancio dei suoi primi sei mesi e mezzo alla guida della Questura di via Antonio Gramsci, in un territorio “difficilissimo” ma “avvincente”, sottolinea; di fatti di cronaca eclatanti ma anche di operazioni straordinarie, come quella che grazie a due agenti undercover ha permesso alla Polizia di Stato di svelare la mappa dello spaccio a San Severo e di arrestare i principali gestori dei tredici fortini della droga (qui tutti i dettagli).

Appassionato di calcio, sollecitato sull'argomento, en passant ricorda Zemanlandia negli anni in cui dirigeva il commissariato di Termoli e raggiungeva lo Zaccheria per osservare le gesta del trio Rambaudi-Signori-Baiano: “Quella è stata una primavera per la città”.

Non è d'accordo con la proposta di una sigla sindacale di chiudere gli stadi ai tifosi ospiti, ad eccezione di “quando ci sono situazioni di violenza e intemperanza”. Il riferimento è ai disordini di Foggia-Avellino, rispetto ai quali la polizia ha già arrestato due supporter rossoneri ed è al lavoro per risalire ai responsabili delle violenze della tifoseria opposta. “Dobbiamo preservare il movimento sportivo da imbecilli che utilizzano la partita di calcio come pretesto per sfogare i loro disagi, la loro delinquenza” dichiara.

Sul fronte della lotta al racket delle estorsioni e dell’usura, Ferdinando Rossi evidenzia il “grande lavoro per Foggia e provincia” che sta facendo Tano Grasso.  Inoltre, ritiene che questo sia un buon momento per assestare un duro colpo alle organizzazioni criminali della Capitanata e che la cultura sia la chiave del riscatto. 

Crede fortemente in una nuova primavera foggiana e sollecita la società civile a rapportarsi di più con le forze dell’ordine: “I cittadini devono pretendere di più da parte nostra, ma dare anche loro un contributo".

Questore, immagino che quasi sette mesi siano stati sufficienti per inquadrare questa realtà, atteso che al suo insediamento aveva detto di non conoscerla.

Sono stati mesi intensi, in una realtà difficilissima da un punto di vista macro-criminale e avvincente perché bisogna essere sempre sul pezzo. In questo semestre si sono verificati numerosissimi fatti delittuosi. Però bisogna guardare, e con ottimismo, il bicchiere mezzo pieno. Abbiamo infatti realizzato operazioni importantissime da un punto di vista della qualità degli interventi.

Si va avanti senza indietreggiare...

In vita mia non ho mai mollato su nulla, figuriamoci qui a Foggia. Andiamo avanti con determinazione, consci di operare in una realtà difficile e complicata sotto il profilo dell'ordine pubblico.

D’altronde, sa benissimo che c’è una criminalità organizzata feroce, che va contrastata. Ma in che modo?

Io ritengo che la lotta alla criminalità organizzata non possa prescindere dalla lotta a una illegalità e a un malcostume diffusi. Le faccio un esempio, quando sono arrivato qui a Foggia ho notato la presenza di meretrici addirittura nel centro cittadino. Noi facciamo un servizio interforze a settimana nel quartiere ferrovia, abbiamo controllato tutte le attività commerciali che insistono in quel quartiere. Facciamo dei servizi al mercato, stiamo supportando la polizia locale. Ogni settimana abbiamo un tavolo tecnico in questura con cui ci organizziamo con tutte le forze di polizia e questa credo sia l’essenza della collaborazione per intervenire dove ci sono delle criticità.

Quindi Foggia è una città ben presidiata.

Si, lo è (ma non siamo dotati di poteri superiori o di bacchette magiche).

Questore, la Dia, nelle sue relazioni, sostiene che le mafie siano cambiate, che i grossi interessi prevalgono sugli spargimenti di sangue. Tuttavia la Capitanata sembra fare eccezione se è vero che si continuano ad utilizzare armi e metodi violenti. E’ molto più virulenta delle altre, nonostante, aggiungo, i boss o i loro sodali siano stati condannati e sono in carcere. E’ una criminalità molto più aggressiva e tradizionale, sui generis nel panorama nazionale. Il che, preciso, non vuol dire che non sia anche mafia degli affari. Qual è lo stato di salute delle mafie foggiane oggi?

Qui esistono mafie diverse tra di loro, esiste una criminalità organizzata che che ha messo l’abito della festa e ha uno spirito imprenditoriale diverso. Ed esiste la mafia più virulenta che si evidenzia in fatti eclatanti, che a mio parere evidenziano una crisi delle consorterie criminali. Le mafie devono operare senza particolari clamori, l'attenzione dello Stato è maggiore dove vengono compiuti i reati. La mafia che ha maggiori profitti è quella che si sommerge, si confonde con la società civile e inquina il tessuto economico-sociale di una realtà.

Crisi tra consorterie che però si declina in fatti gravissimi avvenuti per strada anche alla presenza di bambini, come gli omicidi compiuti lo scorso anno a San Severo.

Questo ha determinato un’attenzione su San Severo che è fortissima. Noi abbiamo realizzato un’operazione di polizia mai fatta, con gli agenti undercover. Sono in corso altre investigazioni e adesso, quella è una realtà molto attenzionata. Gli omicidi e anche gli atti intimidatori che si sono verificati a San Severo agli inizi dell’anno, hanno chiaramente richiamato l’attenzione preventiva e investigativa delle forze dell’ordine. Sono convinto che altri risultati importanti da quell’area arriveranno.

Questore, alla luce della situazione criminale della provincia di Foggia, ritiene sia davvero necessario un territorio super sorvegliato?

La videosorveglianza, per noi investigatori, è determinante e fondamentale.

Sposa quindi la linea del prefetto 

Assolutamente si, ci saranno risultati importantissimi per quanto riguarda l’implementazione della videosorveglianza. Lo sforzo del prefetto è importante, mi auguro abbia dei risultati altrettanto importanti

E a chi parla finanche di militarizzazione?

La militarizzazione è qualcosa che deve essere davvero lontana dal nostro modo di essere, è lontana dal nostro approccio di controllo del territorio. Viviamo e operiamo in uno Stato democracio.

Secondo lei in Capitanata c'è bisogno di più agenti o investigatori?

La presenza maggiore delle forze di polizia non può far che bene. Credo ci sia bisogno di prevenzione e repressione allo stesso modo. Noi abbiamo la fortuna di avere degli investigatori bravissimi, che fanno queste attività di indagine da tanto tempo, profondi conoscitori di questo territorio. Istintivamente, da questore, le direi che forse la prevenzione è più importante della repressione.

Da un punto di vista dell’organico a disposizione invece?

La questura di Foggia, il comando dei carabinieri, devono assumere sempre un’importanza maggiore e avere personale in più per poter rispondere ad esigenze di legalità che in questo territorio sono assolutamente urgenti e necessari. Foggia è una realtà assolutamente attenzionata dal ministero dell’Interno.

Qualcuno, a tal riguardo, ritiene non lo sia a sufficienza

A livello di Polizia di Stato stiamo scontando un livello di sofferenza che arriva da anni in cui non c’è stato adeguato turnover. Stiamo cercando di superare questo impasse e credo che i risultati si vedranno anche a breve.

Dalle forze dell’ordine si sente spesso dire che bisognerebbe aumentare la percezione di sicurezza, eppure, qui, non ci si sente granché sicuri. Non è anche vero che ci si dovrebbe preoccupare molto più di garantirla e non di garantirsi che venga percepita?

Guardi, io ho cominciato a fare il poliziotto negli anni ‘80 e il funzionario di polizia agli inizi degli anni Novanta. Abbiamo operato in anni terribili in cui c’era una certa rassegnazione da parte della pubblica opinione, poi a un certo punto i risultati sono arrivati. Da allora c’è stata un’attenzione diversa anche nei confronti dei cittadini, che ha determinato delle aspettative che prima non c’erano. L’asticella si eleva sempre. Mi sono trovato a lavorare nel 2008 in una realtà metropolitana, il commissariato centro di Bologna, realtà centripeta dove tutto accade al centro e dove le periferie, almeno all’epoca, era più tranquille. Li esistevano dei comitati agguerritissimi di cittadini contro il degrado e la microcriminalità, che ci mettevano in mora e pretendevano giustamente il nostro impegno. Eravamo stimolati a far meglio. Le posso dire che non ho risolto i problemi del centro storico di Bologna, ma ho sentito questi comitati vicini a me. Il cittadino l’impegno lo riconosce e la vicinanza delle forze di polizia è determinante e importantissima. Noi dobbiamo sentirci ed essere vicini al cittadino, la vicinanza va testimoniata e deve essere concreta, palpabile.

A tal proposito, sempre nel giorno del suo insediamento, ha parlato di una linea di contatto diretto con il questore. Imprenditori e commercianti si sono fatti avanti?

Qui purtroppo vengono meno persone a trovarmi. A Brindisi ricevevo tutti e mi rappresentavano svariati problemi, io cercavo sempre di dare una risposta. Noi esistiamo perché c’è il cittadino, altrimenti non avremmo motivo di esserci. E’ il nostro azionista di riferimento. Noi abbiamo anche bisogno di feedback da parte del cittadino, glielo dico perché purtroppo in questa terra non ne ho molti, perché probabilmente, anche noi, non siamo stati bravi a creare questo canale, a far chiudere questo circuito, che si deve chiudere. Senza la cittadinanza attiva non siamo niente. Possiamo arrestare dieci boss o chiudere dieci piazze di spaccio a San Severo, ma se non sentiamo il cittadino che ci fa una telefonata….Le forze di polizia non possono da sole risolvere il problema.

Manca il do ut des?

Questa città, questa provincia, si riscatterà nel momento in cui ci sarà un moto collettivo che verrà dal basso, da parte della cittadinanza. I cittadini devono pretendere di più da parte nostra, ma dare anche loro un contributo. Pretendere senza dare…

Tuttavia, una primavera foggiana è possibile?

Credo sia possibile, così come si è avuta in altre realtà. Abbiamo lavorato in territori in cui c’è stato un sussulto, un riscatto, una denuncia collettiva, penso al caso di Ercolano, che non è un posto scevro da presenze camorristiche. I commercianti hanno fatto cartello, hanno denunciato e hanno risolto i problemi. Io me lo auguro, spero di poterlo vedere nel corso del mio mandato, questo sussulto, questa ribellione da parte della società civile.

Sarebbe d’accordo, come in maniera provocatoria era emerso in passato, di multare i commercianti che non denunciano il racket delle estorsioni?

Quando non si denuncia un reato, si può rispondere di favoreggiamento. C’è qualcosa di più grave già prevista dalla legge.

Il rischio di avanzata di nuove leve nel tessuto criminale è molto più forte in altre città che a Foggia. Tuttavia credo che non manchi il reclutamento di nuove leve.

Non vedo in questa realtà similitudini con fenomeni criminali come quello della paranza dei bambini. Bisognerà separare il bene dal male e creare generazioni impermeabili rispetto a una cooptazione da parte delle associazioni criminali, che può derivare da un fatto familistico o spirito di emulazione. Bisogna lavorare sulla scuola, le parrocchie, dare una scossa a questo tessuto sociale.

C’è quindi il rischio dell’avanzata di nuove leve.

Il rischio che giovani leve intraprendono attività condotte da altre persone, è reale. In questo momento c’è un’assenza di riferimenti importanti sul territorio, il che crea fibrillazione, però questo è un momento importante per cercare di rendere ancora meno virulente queste organizzazioni.

Ritiene sia il momento giusto per dare un colpo decisivo alle mafie foggiane?

Si, c’è anche un fenomeno di collaborazione importante da parte di persone che hanno scelto di percorrere altre strade che sicuramente nel breve-medio periodo darà dei frutti giudiziari

Questore, è davvero impensabile un presidio permanente delle forze di polizia nelle zone più a rischio?

A mio parere la vigilanza fissa non è mai da preferire alla vigilanza dinamica. Il quartiere Candelaro è stata oggetto di grande attenzione da un punto di vista preventivo e repressivo. Io lì ho voluto fare la festa di San Michele Arcangelo nella chiesa dove di fronte, purtroppo, qualche giorno prima avevano ucciso una persona. Quella è una testimonianza importante di presenza dello Stato che non si è risolta solo in quella circostanza ma che va avanti.

Un sindacato di polizia ha sostenuto che sia opportuno chiudere gli stadi ai tifosi ospiti. Lei è d’accordo?

Io ritengo che dobbiamo preservare il movimento sportivo da imbecilli che utilizzano la partita di calcio come pretesto per sfogare i loro disagi, la loro delinquenza e anche la loro avversione nei confronti delle forze dell’ordine. Mi batterò affinché si possa sempre giocare a porte aperte. Io sono d’accordo che quando ci sono situazioni di violenza e intemperanza si debba avere un comportamento di chiusura, ma non in maniera assoluta. Da uomo di sport sono contro, io farei venire i tifosi sempre. Si sono verificati delle violenze anche gratuite che non avevano modo di esserci

Baby gang, bullismo, violenze tra minori. E’ un fenomeno allarmante. Quali servizi di prevenzione?

E’ un fenomeno esistente, non direi allarmante, che è stato monitorato. Nella primavera-estate scorsa abbiamo deferito numerosi minori che si erano resi responsabili di episodi analoghi. Di recente c’è stata una brutta aggressione a dei ragazzi in una discoteca, per cui siamo a buon punto per l’individuazione degli autori, degli aggressori. Ho sospeso l’attività per 15 giorni.

La sospensione di un'attività è un messaggio per dire cosa?

E’ un cartellino giallo, io mi auguro che serva a creare una cultura. Se il gestore di qualsiasi locale commerciale viene a dirci che ha un problema, noi interveniamo. Io questo auspico. La chiusura del locale è un alert, noi siamo qui per darti supporto. Diamo la possibilità di dare a questi esercenti di potersi riscattare.

E ai foggiani che si sente di dire?

Di avere speranza. Sono certo che si creerà questo moto dal basso, mentre io mi auguro di assistere al riscatto, non solo di Foggia ma di tutta la provincia.

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