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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Lotta tra correnti in Forza Italia, Cera chiede la testa di D’Attis: “Rappresenta solo il 20% del partito pugliese”

Operazione verità del consigliere regionale sammarchese eletto segretario d’aula: “Non c’è stato alcun inciucio, ho preso 8 voti della minoranza”

“È sotto gli occhi di tutti che c'è un problema all'interno del partito di Forza Italia a livello regionale”. Esordisce così il consigliere regionale Napoleone Cera, eletto ieri segretario d’aula. A margine del voto aveva annunciato la sua operazione verità, e si è presentato davanti alla stampa insieme al capogruppo del suo partito in Consiglio Regionale, Paride Mazzotta.

Andando dritto al sodo, l’esponente sammarchese di Forza Italia chiede la testa del più alto in grado in Puglia, il commissario regionale Mauro D’Attis. Le battute finali sono una dichiarazione di guerra in piena regola: “Così non si può andare avanti. Se qualcuno pensa che a governare il partito sia ancora l'onorevole Mauro D’Attis, che con l’ascia o col bastone vuole farsi spazio, sbaglia di grosso. Il partito si è spaccato, questo bisogna farlo sapere a Roma, al coordinatore Tajani. E bisogna anche fargli sapere che il partito in Puglia è spaccato nella seguente proporzione: Foggia, Bat, Bari e Lecce, e dall’altra parte D’Attis che gestisce solo il 20% del nostro territorio, fatto probabilmente - e abbiamo anche qualche dubbio - da Brindisi e Taranto. Quindi, o si prendono delle decisioni ferme sul partito in Puglia, o altrimenti qualcuno se ne assumerà le responsabilità, perché saremo in grado di portarci l'80% di Forza Italia altrove, perché abbiamo bisogno di fare politica nei territori seriamente”.

È ormai chiaro che sia in atto una lotta intestina tra correnti. Loro appartengono a quella di Francesco Paolo Sisto, per intenderci. In principio Napoleone Cera lo ringrazia insieme alla senatrice Licia Ronzulli, all'onorevole Giandiego Gatta, a Marcello La Notte, commissario provinciale della Bat, e al capogruppo che gli sta accanto, che lo hanno “sostenuto fin dall’inizio”.

Ma Napoleone Cera ha ringraziato anche chi, pur non appartenendo al gruppo di Forza Italia, gli ha dato fiducia con il suo voto, che è stato “netto e schiacciante”. Entra nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale grazie a 23 preferenze. Il collega Paolo Dell’Erba, del suo stesso gruppo, ha totalizzato, invece, 12 preferenze. Ed era lui il candidato che il deputato D’Attis aveva indicato.  

“Qualsiasi decisione assunta dal partito regionale, è stata sempre una posizione personalistica, con toni che esulano, probabilmente, anche dalla volontà della restante parte di Forza Italia. Anche in questa occasione, abbiamo subito, purtroppo, lo dico a chiare lettere, una indebita ingerenza da parte del commissario regionale di Forza Italia all'interno del gruppo – ha detto Cera - I vari gruppi regionali hanno piena autonomia decisionale all'interno del Consiglio, e credo che anche questa sia stata una motivazione che ha spinto i vari consiglieri a scegliere tra due candidati alla segreteria d'Aula”.

Il collega del suo stesso gruppo, Massimiliano Di Cuia, in una nota al vetriolo, aveva definito la sua elezione “frutto di un grande inciucio con il centrosinistra”. A suo dire, le minoranze hanno votato Paolo Dell’Erba - per quanto, lo precisiamo, non si possa affermare con certezza considerato che il voto è segreto e almeno due esponenti di opposizione hanno espresso una preferenza diversa -, e la maggioranza avrebbe dovuto astenersi o votare scheda bianca.

“Con un vero e proprio colpo di mano, la maggioranza ha violato lo Statuto della Regione e mortificato ancora una volta le prerogative delle minoranze che dunque non saranno di fatto rappresentate nell’ufficio di presidenza del Consiglio Regionale”, arriva ad affermare l’azzurro. Dopo aver provato a ridimensionare, in aula, le parole del suo capogruppo, prende definitivamente le distanze da Mazzotta e anzi, in aperto dissenso, lo accusa di aver perseguito “una strada che ha portato il gruppo consiliare a dividersi”. Insomma, il gruppo è spaccato a metà.

Napoleone Cera respinge le accuse di “inciuci vari” formulate dal collega di partito: “Non c'è alcun tipo di problema con lo statuto. I consiglieri regionali hanno votato in libertà. Qui non c'è stato alcun inciucio con la maggioranza. Qui c'è stata una elezione chiara, con votazione segreta, e nessuno ha la bacchetta magica per dire chi abbia votato un gruppo o un consigliere regionale appartenente a un determinato partito”.

Lui, però, due conti se li è fatti. “Sono stato votato sia dalla minoranza che dalla maggioranza, è chiaro. Dati alla mano, sono certo che il centrodestra si sia spaccato completamente a metà. Anche io mi sono fatto i dovuti conti: 8 consiglieri e colleghi della minoranza mi hanno votato”.

Secondo lui, ha inciso anche la sua permanenza in Consiglio regionale, considerato che questa è la sua seconda legislatura e Dell'Erba è alla prima. Ma è contro il commissario D’Attis che indirizza tutti i suoi strali avvelenati: “Quello che è successo è molto grave. Non si è mai visto un segretario regionale di partito scrivere ai coordinatori regionali degli altri partiti e imporre un nome che, solo qualche mese fa, lo stesso coordinatore regionale di Forza Italia, insieme ad altri esponenti di Forza Italia, aveva cacciato fuori dal partito, perché avevano fatto un'altra scelta alle elezioni provinciali di Foggia”. Effettivamente è datata 30 gennaio, la nota del commissario regionale di Forza Italia, l’onorevole Mauro D’Attis, e del vice vicario, il senatore Dario Damiani, in cui ribadivano che chi non aveva raccolto l'appello a seguire la linea del partito ne restava fuori, “come il sindaco di Apricena Potenza e il consigliere regionale Dell'Erba”.

Poi, però, il consigliere regionale Dell’Erba è rimasto nel gruppo e il sindaco di Apricena, proprio recentemente, ai microfoni di FoggiaToday, annunciando la volontà di dedicare una strada a Berlusconi nel suo comune, ha fatto capire di considerarsi parte integrante del partito.

“Noi dobbiamo dare l'esempio: se siamo un partito, dobbiamo essere un partito fin dall'inizio e fino alla fine, e dobbiamo essere coerenti”, ha detto a tal proposito oggi Cera.

Precisa di non avere nulla contro Dell’Erba (“Siamo molto amici”): “Mi dispiace che in questa trappola ci siamo capitati lui, io e, purtroppo, tutti quelli che vedono ancora in Forza Italia una forza moderata e libera. Oggi chiedo a chiare lettere che il partito nazionale, con il coordinatore nazionale, il ministro Antonio Tajani, venga in Puglia e dica no a questa politica scellerata”. In Puglia , dice lui, “si gioca a uccidere. Evidentemente Tajani non conosce nemmeno la situazione attuale della regione Puglia. Oggi il gruppo capeggiato dal D’Attis rappresenta solo il 20% del partito regionale pugliese, il restante 80% del partito è quello che parla a Foggia, alla BAT, a Bari e alla provincia di Lecce con il nostro coordinatore, perché è lui il nostro coordinatore provinciale, nonché capogruppo alla regione, Paride Mazzotta”. Disconosce così Andrea Caroppo, nominato un mesetto fa. E nel Salento, proprio in queste ore, si consuma un’altra guerra intestina.

“Noi siamo di Forza Italia, vogliamo bene a Licia Ronzulli, vogliamo bene a Francesco Paolo Sisto, non è una colpa – ha continuato Cera, a proposito di correnti - Per noi Licia Ronzulli rappresenta anche una nostra concittadina. Originaria di Margherita di Savoia, è stata candidata in Puglia e la consideriamo a tutti gli effetti una pugliese.”.

Invoca un intervento urgente della segreteria nazionale contro la “politica scellerata di D’Attis, che da un paio di mesi è diventato anche ‘grafomane’. Si nasconde dietro le lettere, piuttosto che convocare riunioni. Scrive lettere da due o tre mesi sponsorizzando quello piuttosto che quell'altro, invece di convocare riunioni al partito, perché evidentemente le riunioni per lui sono una cosa più difficile. È una cosa gravissima. Ieri, il Consiglio regionale ha dato una risposta netta, chiara al coordinatore regionale di Forza Italia dicendo al coordinatore regionale di Forza Italia che le beghe della politica non devono entrare nell'assise del Consiglio regionale, che è stato sempre autonomo nelle proprie scelte, nei programmi e dalle beghe di partito”. Chiede che il partito venga affidato a una persona terza e neutrale, che non guardi alle aree.

“Da troppo tempo subiamo ingiustamente le ingerenze e in tutti questi mesi siamo stati in silenzio”, ha aggiunto il capogruppo Paride Mazzotta, che ha ripercorso tutta la vicenda annessa all’elezione del segretario d’aula.  

“C'erano due candidature e si era scelto di andare su Napoleone Cera per due motivi: uno, perché ha fatto la scorsa legislatura e quindi aveva maggiore esperienza, il secondo perché subito dopo le elezioni provinciali di Foggia, il coordinatore regionale in persona aveva sostanzialmente disconosciuto l’azione politica di Paolo Dell'Erba, accompagnandolo alla porta – ha spiegato Mazzotta - Quindi, chiaramente, la scelta doveva ricadere su Napoleone Cera. Io le scelte le difendo fino in fondo”.

Stando alla cronologia del capogruppo, quando la maggioranza ha preso atto che il posto rimasto vacante spettava alla minoranza, Forza Italia, per tre Consigli consecutivi ha riferito ai colleghi la sua indicazione nella persone di Napoleone Cera. Nel penultimo Consiglio, però, qualcosa è cambiato: “Subito dopo la conferenza capigruppo, vedo i miei colleghi di minoranza, quindi della Lega, di Fratelli d'Italia, che si appartano e ci dicono che era arrivata 5 minuti prima la chiamata da parte dei loro regionali che chiedevano il voto per Paolo Dell’Erba”, racconta Paride Mazzotta. A quel punto, è stato lui a chiedere il rinvio del punto all’ordine del giorno, per “evitare una bagarre”.

Passate più di due settimane da quel Consiglio, “è successa una cosa ancora più grave. Veniamo a sapere dai nostri colleghi che era stata inviata una lettera, da parte del coordinatore regionale e del vice Damiani, nella quale dicevano che l'indicazione del partito era Paolo dell'Erba. Senza contattare il capogruppo, senza contattare gli altri consiglieri, senza dire niente a nessuno”. Si è ritrovato pure ad essere sconfessato, in aula, dal collega di partito Massimiliano Di Cuia. 

I colleghi hanno ammesso anche con loro l’imbarazzo: “Non è mai accaduto nella storia del Consiglio regionale che un coordinatore regionale entrasse a gamba tesa in quella maniera senza, tra l’alto, dialogare con il gruppo regionale”. Nel suo intervento, aveva inviato a votare secondo coscienza. “Credo che il risultato – afferma oggi - sia stato schiacciante, e che 23 a 12 sia la migliore risposta che si poteva dare”.

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