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Economia

"Basta con i proclami", nasce 'Diagrammi' per i lavoratori invisibili: "Occorrono progetti e azioni concrete"

In Puglia 20mila i lavoratori senza diritti, previdenza e assistenza. E dei 166mila iscritti negli elenchi Inps il 30% non accede alle prestazioni di welfare perché non raggiunge la soglia delle 51 giornate lavorative

“Non bastano i proclami, occorrono progetti e azioni concrete quando si toccano temi che coinvolgono i lavoratori ‘invisibili’ impegnati nei campi pugliesi per le grandi raccolte stagionali. Stimiamo in oltre ventimila i lavoratori senza diritto a previdenza e assistenza, a fronte di una platea in Puglia di circa 166mila iscritti negli elenchi anagrafici INPS, e di questi il 30 per cento non accede alle prestazioni previdenziali e assistenziali in quanto non raggiunge la soglia delle 51 giornate, indispensabile per legge per l’accesso alle provvidenze”. È quanto afferma Antonio Gagliardi, segretario generale della Flai Cgil Puglia, a margine della giornata del seminario di lancio del progetto “'Diagrammi' di Legalità al Sud” che si è tenuta questa mattina sulla piattaforma Microsoft Teams. Di rilievo gli interlocutori: dai Prefetti di Bari, Bat e Foggia, ai rappresentanti dell’Ispettorato del Lavoro di Bari e Foggia, l’Assessore all’agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia, la presidente del Consiglio della Regione Puglia, Loredana Capone.

Il progetto

'Diagrammi'. è l’acronimo di Diritti in Agricoltura attraverso Approcci Multistakeholder e Multidisciplinari per l’Integrazione e il Lavoro giusto organizzato da Flai Cgil e Consorzio Nova, sui Flai Cgil è capofila e con un partenariato importante, di cui fa parte la Regione Puglia, il Consorzio Nova con la Comunità “Oasi2”, associazioni quali AGCI e Terra!, e l’Ufficio Sezione Sicurezza del Cittadino, Politiche per le Migrazioni e Antimafia Sociali della Presidenza della Regione Puglia. Il progetto è approvato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche d’Integrazione all’interno dell’Avviso 1/2019, per la presentazione di progetti da finanziare a valere sul Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020, per l’integrazione e migrazione, e sul Fondo Sociale Europeo, Programma Operativo Nazionale “Inclusione” 2014-2020 - Asse 3. “Il progetto – spiega Gagliardi - prevede la realizzazione di interventi di integrazione socio-lavorativa finalizzati alla prevenzione e al contrasto dello sfruttamento lavorativo e del caporalato in agricoltura e rappresenta una proposta di dignità e di qualità realizzata mediante il protagonismo dei soggetti istituzionali, delle parti sociali ed economiche e del Terzo settore, con interventi che spazieranno dalla ricerca sul fenomeno del caporalato e dello sfruttamento alla formazione di reti interistituzionali; dall’outreach alla presa in carico; dai Piani di azione Locali ai Piani di autonomia dei migranti; dall’inclusione socio-lavorativa al coinvolgimento delle imprese agricole di qualità”.

Cresce fatturato aziende agricole, non la legalità e salari

Un progetto che coinvolge otto regioni e che in Puglia, per la rilevanza del settore primario e il numero di lavoratori coinvolti e la diffusione del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento, assume un rilievo particolare. “Parliamo di stime molto prudenti - sottolinea Gagliardi – quando affermiamo che in Puglia sono almeno ventimila gli ‘invisibili’ che sfuggono alle normali dinamiche che regolano il mercato del lavoro e la tracciabilità degli ingaggi. Oltre ventimila che si avvicendano nelle campagne di raccolta: l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ci dice che il tasso di irregolarità tra le aziende agricole è pari almeno al 60 per cento, nella lettura dei dati di irregolarità delle assunzioni, rapporti di lavoro in nero, capacità di applicazione delle norme su salute e sicurezza, oltre a omissioni di carattere amministrativo che sfociano in evasione contributiva”.

“Non vi è dubbio - continua il segretario della Flai - che le migliaia di aziende e cantine vitivinicole pugliesi che hanno conquistato il mercato internazionale e che primeggiano nelle fiere internazionali, nonostante le difficoltà della fase pandemica, siano punti di eccellenza al pari delle migliaia di aziende ortofrutticole pugliesi che ormai dominano i mercati europei. Ma se si generano importanti performance sul Pil di settore, ciò non ricade in termini di redistribuzione del reddito sulla parte della filiera che lavora per realizzare quelle produzioni: sulla bilancia pesano troppo schiavitù e sfruttamento nei campi. Tante, troppe sono le storie che raccontano di moderni schiavi, di caporali che imperversano impuniti nelle campagne e nelle città, di donne dell’est Europa, di giovani braccianti africani migranti sfruttati nelle campagne pugliesi. Storie di uomini e donne migranti che in decine di migliaia vivono in ghetti ai limiti della civiltà, funzionali alla raccolta dei prodotti e al profitto, utilizzate da aziende agricole che per la maggior parte fruiscono anche di finanziamenti pubblici”.

Ferme le iscrizioni alla Rete agricola del lavoro di qualità

Due fenomeni, quelli del lavoro nero e dello sfruttamento, ricorda Gagliardi “che per il sindacato si possono combattere applicando nel pieno delle sue potenzialità la legge 199/2016, conosciuta come norma anti caporalato. È responsabilità di tutti, istituzioni, sindacati e organizzazioni datoriali pretendere che quella legge, anche nella parte propositiva, e non solo repressiva, trovi cittadinanza in un paese civile quale è il nostro. La Rete del lavoro agricolo, che quella legge pone al centro delle azioni per contrastare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo e il caporalato, è fondamentale. Si tratta di far funzionare i nodi territoriali di quella Rete, oggi insediati in tutte le province della Puglia ma ferme solo alla formalizzazione” Infatti sono solo 5.227 le aziende iscritte alla Rete del lavoro agricolo di qualità a fronte di quasi 200mila operanti nel Paese. Un anno fa erano iscritte 4.684; 1.275 quelle pugliesi iscritte a gennaio 2022. Erano 1.144 esattamente un anno prima. A gennaio del 2021 erano iscritte a Bari 697, gennaio 2022 713; Bat erano 9, oggi 18; Brindisi da 4 passa a 5; Foggia da 359 a 447; Lecce da 4 a 10; Taranto da 71 a 82. Ciò certifica la scarsa propensione a voler realizzare un reale salto di qualità che connoterebbe in un atto di civiltà un settore che ha necessità di emergere da condizioni inenarrabile di sfruttamento del lavoro”. 

Fondamentale fare rete e lavorare in sinergia

“Progetti come Diagrammi così come altre misure che richiedono l’intervento di più soggetti delle istituzioni, della rappresentanza sociale, del terzo settore – conclude il segretario della Flai - favoriscono quel lavoro sinergico e di rete, ognuno per il suo ruolo e competenza, che può portare a risultati. Perché di proclami ne abbiamo ascoltati tanti negli anni, ora serve una decisa affermazione – a partire dalle istituzioni pubbliche – di contrasto allo sfruttamento che deve nutrirsi di atti concreti, per non dare l’impressione che il fenomeno sia tollerabile o peggio non superabile, perché ne va in primis la dignità degli uomini e delle donne che lavorano, ma anche di un interesse generale che fa i conti con dumping e evasione fiscale e previdenziale. Non se lo può più permettere il Paese in una fase difficile come questa che stiamo vivendo”.

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