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Sabato, 27 Aprile 2024
Economia

Mobilità: il Covid cambia frequenza e modalità. In calo il trasporto pubblico, non decolla quello 'dolce'

I risultati dell’indagine pubblicata alcuni giorni fa prefigurano un cambiamento importante nella frequenza degli spostamenti per i prossimi mesi di settembre-ottobre rispetto a quanto avveniva prima della pandemia

L’Istat diffonde le stime relative a un’indagine sugli spostamenti degli italiani per motivi di studio e lavoro prima dell’emergenza sanitaria e sulle loro previsioni per il prossimo autunno. I quesiti di indagine sono stati somministrati nel mese di luglio appena trascorso, con una sezione aggiuntiva del questionario utilizzato correntemente per l’indagine mensile sulla fiducia dei consumatori. L’indagine è stata progettata con l’obiettivo di indagare gli spostamenti abituali per studio o lavoro di occupati e studenti e quelli effettuati per motivi vari della rimanente parte della popolazione. Ai due gruppi sono state somministrate domande differenti per cogliere le rispettive specificità. Sono state escluse, quindi, tipologie particolari quali i trasferimenti per viaggi o vacanze. Il questionario è stato somministrato esclusivamente alla popolazione maggiorenne. Pertanto, gli spostamenti per motivi di studio sono riferiti al solo sottoinsieme di studenti che hanno almeno 18 anni di età (perlopiù universitari o della quinta classe delle scuole superiori).

Meno spostamenti per studio e lavoro dopo la pandemia

Prima della pandemia oltre l’80% degli intervistati attualmente occupati o studenti maggiorenni si spostava, per studio e lavoro, almeno cinque volte a settimana. Una quota molto inferiore (13%) si muoveva da 1 a 4 giorni a settimana mentre era sostanzialmente trascurabile la frazione di intervistati che all’epoca effettuava meno di uno spostamento a settimana o nessuno spostamento. I risultati dell’indagine prefigurano un cambiamento importante nella frequenza degli spostamenti per i prossimi mesi di settembre-ottobre rispetto a quanto avveniva prima della pandemia. Diminuisce la quota di intervistati che prevede di raggiungere il luogo di studio o lavoro almeno 5 volte a settimana (68,1%); cresce invece, arrivando al 10,3%, la quota di rispondenti che reputano di non effettuare affatto spostamenti in autunno. Infine, circa il 2% degli intervistati, una piccola quota ma notevolmente più elevata rispetto a gennaio 2020, si aspetta di recarsi sul luogo di studio o lavoro meno di una volta a settimana. La previsione di una generale diminuzione dei trasferimenti sembra caratterizzare in misura maggiore gli studenti rispetto agli occupati.

Aumenta l’uso dell’auto, in calo il trasporto pubblico

Aumenta il ricorso al mezzo privato per gli spostamenti di studio o lavoro, ma solo di quello a motore mentre non decolla la mobilità cosiddetta ‘dolce’, con percentuali che non superano il 3,5%. Si riduce significativamente il trasporto pubblico: dal 27,3% relativo al periodo gennaio-febbraio 2020 si è scesi al 22,6% di stima per i mesi di settembre e ottobre 2021. Parallelamente, si osserva un maggiore ricorso all’automobile privata, che dal 44,1% arriverà a coprire quasi la metà degli spostamenti nel prossimo autunno. In aumento anche l’uso dell’auto utilizzata in qualità di passeggero.

Spostamenti: il Covid incide più sulla frequenza che sulla modalità

Tra occupati e studenti oltre la metà di quanti cambieranno modalità di trasporto rispetto a prima dell’emergenza sanitaria citano il Covid come causa esclusiva o associata ad altre ragioni. Per quasi la metà di essi il Covid rappresenta la causa esclusiva di questo mutamento mentre per un rimanente 17% è una concausa che si accompagna ad altre ragioni. Meno diffusi i cambiamenti della modalità di trasporto, che varia solo per un decimo degli intervistati. In questo caso il Covid rappresenta una causa della mutata abitudine, esclusiva o associata ad altre motivazioni, per circa la metà degli occupati e studenti intervistati. Peraltro, come visto in precedenza, la più bassa diffusione dei cambiamenti nella modalità di trasporto si associa a una sostanziale uniformità del tipo di cambiamento, ossia lo spostamento dal mezzo pubblico all’automobile.

Trasporto pubblico: gli altri motivi del calo

Anche tra coloro che non sono occupati o studenti diminuirà il ricorso al trasporto pubblico; nei tre quarti dei casi il Covid è alla base di questa scelta. La maggioranza degli intervistati (oltre il 55%) non utilizzava già prima e continuerà a non utilizzare nel prossimo futuro il trasporto pubblico; un quarto lo utilizzerà come in precedenza. Solo una ristretta minoranza (vicina al 2%) ritiene che lo utilizzerà di più mentre il 17,6% lo farà con minor frequenza. Anche in questo caso, emerge complessivamente una propensione a un minore ricorso al trasporto pubblico. I tre quarti di coloro che prevedono di spostarsi meno con i mezzi pubblici citano il Covid come motivazione, esclusiva o in associazione con altre cause.

Per quanto riguarda l’atteggiamento degli stessi rispondenti verso l’uso del veicolo privato a motore, in quattro casi su cinque non ci saranno variazioni mentre nei restanti prevalgono leggermente coloro che lo utilizzeranno con minore frequenza rispetto a quelli che invece prevedono di incrementarne l’utilizzo. Tra questi ultimi, oltre la metà cita il Covid come una causa esclusiva o connessa ad altre ragioni per il cambiamento previsto.

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