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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia Monte Sant'Angelo

Agricoltori e allevatori alle corde, danni da cinghiali e fauna selvatica aumentati del 200%. Pazienza: "Si passi da indennizzo a regime risarcitorio"

Il presidente del Parco Nazionale del Gargano riformula la proposta ai parlamentari della provincia di Foggia, al quale, già a luglio, aveva chiesto di compiere ogni sforzo utile a modificare la normativa attuale per consentire il passaggio dal regime di indennizzo a quello risarcitorio

La denuncia di Giuseppe Centola, titolare di un’azienda agricola in agro di San Nicandro Garganico da quattro anni alle prese con i danni provocati dai cinghiali al suo mandorleto, circa 2mila piante distrutte, non è passata inosservata. Tutt'altro. A Foggiatoday il presidente del Parco Nazionale del Gargano, Pasquale Pazienza, ha richiamato l’attenzione sull’incontro che si è svolto a luglio con i parlamentari della provincia di Foggia.

In quella occasione il numero uno dell'Ente con sede a Monte Sant'Angelo, aveva chiesto di compiere ogni sforzo utile a modificare la normativa attuale per consentire il passaggio dal regime di indennizzo a quello risarcitorio, evidenziando che dal 2016 al 2020 le richieste di pagamenti per danni da fauna selvatica – lupi e cinghiali - sono cresciute del 200% e che nell’ultimo anno le imprese del comparto agro-zootecnico hanno presentato domande di pagamenti per un ammontare complessivo di circa 300mila euro.

Il bilancio del Parco del Gargano non sarebbe però sufficiente a coprire tutte le richieste di risarcimento. La media degli indennizzi al momento è pari al 50%.

Nel caso di Centola, precisa Pazienza, è in corso di valutazione un’altra richiesta di indennizzo per danni da cinghiali presentata dal titolare dell’omonima impresa agricola il 2 settembre scorso. Nella precedente, a fronte di una richiesta di 2815 euro, la somma indennizzata era stata di 1400 euro, di cui 200, erano servite, aveva sottolineato il sottufficiale dell'Esercito in pensione, per la relazione dell’agronomo.

Il presidente del Parco del Gargano conferma quindi la necessità di "procedere con l’individuazione e l’adozione di politiche d’intervento sia di breve che di medio/lungo termine ed evitare che le politiche di conservazione portate avanti dall’Ente Parco possano trovare resistenze sul fronte della loro accettabilità sociale. In una logica di breve periodo, l’Ente Parco è già impegnato nell’organizzare delle attività sul campo per ridurre i danni da fauna selvatica attraverso la mitigazione della presenza di certi tipi"

Pazienza ribadisce che “ bisogna procedere a una modificazione normativa che consenta di riconoscere agli agricoltori e agli allevatori del territorio il diritto al risarcimento integrale del danno effettivamente subito e non, invece, a un indennizzo, che – a conti fatti – si attesta su circa il 50%", perché, aveva evidenziato nel corso di quella riunione, “ se l’ambiente è – come effettivamente è – un bene pubblico, la sua conservazione deve essere oggetto di interesse pubblico e, quindi, su di esso va convogliata un’adeguata spesa pubblica per evitare che i costi della conservazione vengano traslati, anche se per quota parte, sugli operatori del comparto agro-zootecnico. Questa è una cosa che non può e non deve accadere”.

A quell’incontro – nella sede di Monte Sant’Angelo - erano presenti i deputati Giorgio Lovecchio e Antonio Tasso, la senatrice Gisella Naturale, il sindaco di San Marco in Lamis Michele Merla in rappresentanza dei Sindaci della Comunità del Parco. Collegati, in videoconferenza, l’on. Michele Bordo e l’assessore del comune di Vieste Dario Carlino.

Questa la posizione della senatrice Gisella Naturale, componente della Commissione Agricoltura del Senato: “il Ministro Patuanelli ha già specificato che lo Stato non deve risarcire il danno, ma deve evitare che i danni ci siano ed è sua responsabilità evitarli e contenerli; quindi lo sforzo maggiore deve essere fatto nel contenimento dei danni con piani di controllo e monitoraggio del numero delle specie in stretto contatto e sotto la supervisione dell’ISPRA. Pertanto non potranno mai esserci risarcimenti – ha aggiunto la Senatrice – anche perchè già nel 2019, con il regolamento europeo n. 316/2019 si è aumentato il risarcimento a 25mila euro nel triennio per singola azienda e, pertanto, si è cercato di dare un quid in più proprio per venire incontro alle aziende in caso di calamità naturali e i danni da fauna rientrano in quelle situazioni esterne da preventivare come rischio di azienda. Quando si è fatto richiesta al governo di passare al risarcimento, è stato detto che ciò non è possibile sulla base della citata normativa europea"

Questo invece il commento dell’on. Bordo: "Occorre fare uno sforzo perchè si cerchi di comprendere se ci sono le condizioni, dal punto di vista normativo, per passare dall’indennizzo al risarcimento e verificare se ci sono le condizioni per noi parlamentari, per presentare un emendamento specifico oltre che avviare delle interlocuzioni serie con il Governo. C’è già una giurisprudenza che va nella direzione auspicate dall’Ente parco. È successo già in un giudizio in Puglia; quindi i giudici stanno già creando le premesse perchè si vada verso il risarcimento. Pertanto sarebbe auspicabile che intervenissimo per tradurre in un intervento legislativo il passaggio al risarcimento. In aggiunta a ciò dobbiamo fare ogni sforzo per intervenire alla radice allargando questo tavolo istituzionale anche alle competenze della Regione e della Provincia, consentendo a ciascuno di fare la propria parte. Troveremo una soluzione; l’economia agricola e zootecnica del nostro territorio è troppo importante. Cercheremo di arrivare ad una sintesi con la Regione Puglia, pensando anche a interventi di medio termine”

Così l’onorevole Tasso: “Ora abbiamo un problema e l’unico passaggio necessario è passare dal sistema dell’indennizzo ad un sistema risarcitorio; l’altra direttrice è quella della prevenzione dei danni, su cui si deve lavorare e allargare il tavolo di discussione – come accennava l’onorevole Bordo – anche ad altri soggetti come la Regione Puglia, l’ente Provincia, il Comando dei Carabinieri forestali, la ASL, le associazioni ambientaliste e venatorie così da alimentare un confronto costruttivo e dialettico”.

L'onorevole Giorgio Lovecchio si era detto disponibile a “intervenire in sede ministeriale, coi colleghi parlamentari, per poter andare incontro al crescente malcontento di agricoltori e allevatori”.

“A settembre appena terminiamo di confrontarci con alcune scadenze imminenti, interloquiremo con altri esperti di altri parchi e poter cominciare a fare degli interventi per mitigare il fenomeno dei danni cinghiali, ovvero intervenire con catture selettive o, eventualmente, anche con abbattimenti selettivi” fa sapere Pazienza. Più tortuoso, ma non impossibile da avviare, il percorso della creazione della filiera della carne di cinghiale.

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