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Cronaca Carpino

Travolto con l'auto da una 'bomba d'acqua': per la morte di Facenna chiesto risarcimento di 1 milione a quattro enti

Sono quindi chiamati a rispondere dei danni il Comune di Carpino, l’Autorità di Bacino della Puglia, la Regione Puglia e  il Consorzio di Bonifica Montana del Gargano. La richiesta è stata avanzata ieri, dai familiari del giovane allevatore, per conto dei legali Maggiano e Follieri

Quasi un milione di euro per la morte di Antonio Facenna, il giovane allevatore di Carpino, sorpreso e travolto da un fiume di fango e detriti, causato da una improvvisa ‘bomba d’acqua’, che ne causò la morte nel settembre 2014.

E’ la richiesta di risarcimento avanzata dai familiari del giovane allevatore - padre, madre e due fratelli - nei confronti di quattro enti: il Comune di Carpino, l’Autorità di bacino della Puglia, la Regione Puglia ed il Consorzio di bonifica montana del Gargano. Tale richiesta è stata anticipata ieri, a mezzo di una pec inviata dai legali della famiglia, gli avvocati Giovanni Maggiano (nella foto in basso) e Rosario Follieri. La riparazione pecuniaria del danno patito (un lutto che, a distanza di 8 anni, non è stato ancora superato dalla famiglia) è stata stimata - salvo più approfondita disamina e quantificazione - in complessivi € 983.240, suddivisi in 336.500 euro per ciascun genitore, 146.120 per ciascuno fratello e il resto per perdita dell’auto e le spese funerarie.

Come si ricorderà, per la grave alluvione del 2014 che colpì i comuni di Carpino, Vico del Gargano, Peschici e Rodi Garganico, la Procura di Foggia, aprì un procedimento penale a carico di ignoti, nell’ambito del quale furono nominati due consulenti tecnici d’ufficio; parallelamente i carabinieri eseguirono le indagini, raccogliendo le deposizioni dei testi presenti all’accaduto e variegata documentazione amministrativa per accertare la responsabilità penale soprattutto degli enti territoriali.

All’esito di tale istruttoria, il procuratore aggiunto, Antonio La Ronga, ed il sostituto procuratore, Antonio Di Giovanni, chiesero l’archiviazione del procedimento. “In tale richiesta – si legge nella pec – veniva evidenziato come, nel caso di specie, si erano verificate un coacervo di irregolarità sul piano tecnico e giuridico che avevano causato, tra l’altro, i decessi di Antonio Facenna e di un'altra persona (Vincenzo Blenx) ma, soggiungevano i pm, richiamando le relazioni tecniche dei predetti professionisti, ‘il mancato reperimento di gran parte della documentazione tecnica amministrativa relativa alle opere private ed alle opere pubbliche in odore di illegittimità ed inadeguatezza tecnica non ha consentito di valutarne l’eventuale abusività e, soprattutto, di individuare le figure professionali (progettista, direttore dei lavori, collaudatore, responsabile del procedimento, ecc.) cui attribuire eventuali responsabilità penali per l’evento disastroso accertato’. Per le medesime ragioni suindicate appare impossibile attribuire a persone fisiche identificate la responsabilità penale a titolo colposo per la morte di Facenna Antonio”,

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Il procedimento venne quindi archiviato dal gip del Tribunale di Foggia nel maggio 2018. Alla luce del “coacervo di irregolarità sul piano tecnico e giuridico” emerso dalle consulenze, “sussiste una colpevole inerzia degli Enti, che nessuna attività hanno posto in essere per eliminare o, quanto meno, prevenire i rischi di straripamenti che poi si sono, in concreto, verificati ed hanno causato il decesso del Facenna”, si legge nella richiesta dei legali. Sono quindi chiamati a rispondere dei danni il Comune di Carpino (“che non è intervenuto sugli indicati canali”), l’Autorità di Bacino della Puglia (“che è deputata anche all’adozione delle misure di salvaguardia per scongiurare il rischio idrologico”), la Regione Puglia (“anch’essa rimasta inerte nonostante la serietà delle problematiche”) e  il Consorzio di Bonifica Montana del Gargano (“che è tenuto, per legge, alla sistemazione e regolazione dei corsi d’acqua ed a eseguire le opere di difesa idrogeologica”). I familiari, per il tramite dei legali rappresentanti, restano quindi in attesa delle determinazioni degli enti, entro 10 giorni dalla ricezione della missiva; dopodiché percorreranno la via giudiziaria.

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