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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Trattati come "bestie", fino a 11 ore di lavoro nei terreni roventi della Capitanata: "Finisci se vuoi i soldi"

Arrestati caporali, sequestrate e sottoposte a controllo giudiziario le società agricole ‘Agrigold’ Srl e ‘Regina Agricola Srl’. Cinque arresti a Zapponeta

Sono accusati del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro i due 'caporali' Mor Sarr e Sory Camara, di 49 e 36 anni, entrambi domiciliati presso l'insediamento abusivo di Borgo Mezzanone, arrestati nell’ambito dell’operazione anticaporalato ribattezzata ‘Caronte’,

Nel corso del blitz sono state poste sotto sequestro e a controllo giudiziario le società agricole ‘Agrigold’ Srl e ‘Regina Agricola Srl’. Sequestrati anche due milioni di euro per differenze retributive e 1,2 milioni per omesso versamento dei contributi previdenziali.

Sono tutti di Zapponeta gli altri cinque soggetti raggiunti dalla misura cautelare personale della custodia in carcere: si tratta di Matteo De Feo, 56 anni, Berardino Capocchiano 57 anni, Franco Pastore 50 anni, Angelo De Feo e Ruggero De Feo, rispettivamente di 24 e 50 anni. 

Gli arrestati Mor Sarr e Sory Camara - e altri due caporali di 22 e 41 anni raggiunti invece dalla misura cautelare del divieto di dimora in provincia di Foggia -  reclutavano manodopera approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori e agivano in accordo con amministratori e gestori delle due aziende agricole.

Di 45 euro la retribuzione giornaliera per la raccolta di 56 cassonetti di pomodoro, per un minimo di 8 ore e un massimo di 11 (fino al raggiungimento dell’obiettivo). Per ciascuna cassetta in più, raccolta in quello stesso arco di tempo, i caporali percepivano 0,80 centesimi.

Dalle carte dell’ordinanza emerge che i braccianti venivano impiegati senza essere sottoposti a visita medica; non venivano nemmeno informati, formati e addestrati sui rischi specifici. 

Non erano forniti di di guanti e scarpe, dispositivi necessari invece allo svolgimento delle mansioni per la prevenzione degli infortuni. I loro documenti non venivano controllati e tra i lavoratori extracomunitari impiegati ‘in nero’, c’erano anche dei clandestini.

Per essere trasportati nei campi, ai braccianti venivano tolti 5 euro direttamente dalla paga giornaliera, a prescindere dal loro consenso.

Il trasferimento nei terreni agricoli avveniva mediante l’utilizzo di mezzi inadeguati e stracolmi, modificati senza omologazione, privi delle condizioni di sicurezza previste dal codice della strada. Non c’erano idonee strutture per espletare i bisogni fisiologici, né punti di ristoro per effettuare le pause. Il tutto in un contesto ambientale con temperature tra i 30 e 40 grandi centigradi.

Uno degli arrestati, insieme ad uno degli indagati, imponeva serrati ritmi di lavoro.

“Erano sottoposti a un metodo di sorveglianza degradante ed opprimente sui campi”

I caporali imponevano ai lavoratori l’obiettivo da raggiungere con la minaccia che altrimenti non sarebbe stata loro corrisposta alcuna retribuzione, offendendoli con espressioni lesive della dignità personale, da “ricchione” a “bestie”. In sostanza, i braccianti erano sottoposti ad un continuo stress psicofisico.

“Condotte assunte con la consapevolezza che i lavoratori erano costretti ad accettare tali gravose e degradanti condizioni di lavoro trattandosi di soggetti extracomunitari in condizioni di povertà, privi di reddito e/o risorse economiche, in condizioni alloggiative precarie, nonché della possibilità di accedere ad altri impieghi lavorativi, tutti dimoranti nel Ghetto di Borgo Mezzanone in precari moduli abitativi, spesso privi di acqua potabile, luce e servizi igienici, così contribuendo a far ottenere alle due società l’ingiusto profitto pari alla somma di 1.986.925,69 corrispondente al minor importo per retribuzione spettanti ai lavoratori ed euro 1.192.662 pari all’omesso versamento di somme previdenziali e contributivi all’Inps"

L'operazione 'Caronte' arriva all'indomani della visita a Foggia per la firma sul 'Patto per la sicurezza urbana", del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Il numero uno del Viminale ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Lo sfruttamento del lavoro e il caporalato sono fenomeni criminali che impongono condizioni di vita degradanti, approfittando dello stato di vulnerabilità e di bisogno dei lavoratori. Dinamiche che non solo ledono la dignità delle persone ma che danneggiano le imprese che scelgono di operare nella legalità e sono spesso funzionali ad alimentare gli interessi economici delle criminalità organizzata che, in alcuni settori, sfrutta senza scrupoli anche manodopera di migranti irregolari. Su questo fronte l’operazione condotta oggi dai Carabinieri e dall’Ispettorato del lavoro di Foggia, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare del tribunale di Foggia, fa segnare ancora una volta un importante risultato in un territorio in cui la magistratura e le forze di polizia stanno profondendo il massimo sforzo contro i sodalizi criminali che, anche facendo ricorso alla violenza, infiltrano l’economia e il tessuto sociale. Continueremo a dedicare la massima attenzione a questi fenomeni, facendo rete e creando le condizioni per sviluppare le più efficaci sinergie per contrastare ogni forma di illegalità nel settore del lavoro”. 

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