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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Manfredonia

Rotice e compagna "condannati a morte", l'ex sindaco è meno sicuro di riprovarci: "Qui il clima è pesante"

Minacce a Gianni Rotice e alla compagna Libera Scirpoli: "Tu e la tua compagna siete stati condannati a morte” il contenuto della missiva fatta recapitare il 19 marzo. L'ex sindaco di Manfredonia si dice amareggiato dal clima di terrore che si respira a Manfredonia e torna all'attacco dei commissari: "Avrebbero dovuto fare un'operazione di bonifica della tecnostruttura"

A Foggiatoday l’ex sindaco Gianni Rotice non fa mistero del clima di terrore che a Manfredonia sta spazzando nuovamente via buoni propositi e intenzioni, sogni e speranze, nella città tramortita dallo scioglimento dell’Ente per infiltrazioni mafiose prima e poi dai gravissimi fatti emersi dalle carte dell’inchiesta ‘Giù le Mani’ che ha portato all’arresto di due dipendenti dell'azienda Ase, degli imprenditori Michele Antonio e Grazia Romito e dell’ex assessore ai Lavori Pubblici, l’avvocato penalista Angelo Salvemini.

“A Manfredonia il clima non è bello”

Nel mezzo della tempesta che da parecchi anni imperversa sulla città del Golfo e che di volta in volta ne preclude il rilancio, non è andato a buon fine nemmeno il tentativo dell’ingegnere prestato alla politica di rimettere a posto i cocci di una realtà apparsa, sin dall'inizio del suo mandato, "distante e distaccata".

L'ex primo cittadino non fa sconti ai commissari: "Non sono riusciti a risolvere situazioni non belle".

Sotto questo aspetto Gianni Rotice si dice deluso: "Basti pensare che il giorno prima di lasciare, hanno sottoscritto un contratto capestro per Manfredonia con la società che gestisce la sosta tariffata” evidenzia.

Ed è amareggiato, oltre che sconcertato, per i toni utilizzati durante una telefonata intercettata tra Piscitelli e l’ex amministratore unico dell’Ase Raphel Rossi, in cui a un certo punto il commissario tira in ballo l'allora candidato sindaco, non necessariamente per esprimergli stima e apprezzamento. “Telefonate che un uomo di Stato non dovrebbe fare. Anche perché loro non sono riusciti a fare quello che abbiamo fatto noi” prosegue. 

Il clima è pesante e la lettera di minacce arrivata il 19 marzo negli uffici dell’azienda di Gianni Rotice, ne è la conferma.

"Tu e la tua compagna siete stati condannati a morte”. 

L’ex primo cittadino, sulla vicenda, mentre attraverso le colonne della nostra testata rivendica le azioni del suo mandato finalizzate al ripristino della legalità e alla rimozione del ristorante ‘Guarda che Luna’, oltre all’allontanamento degli assessori indagati o in qualche modo finiti nell’ordinanza di ‘Giù le Mani’, ritiene che l’ipotesi più accreditata sia quella di un collegamento con i fatti emersi nell’indagine: “Non abbiamo elementi certi per dirlo, ma la coincidenza con il periodo che stiamo vivendo mi fa pensare che sia collegato agli ultimi accadimenti”.

Un atto intimidatorio che a dire dell'ex sindaco di Manfredonia potrebbe esser scaturito dal contenuto di alcune intercettazioni delicate pubblicate sugli organi di stampa e che per l'ex presidente di Confindustria Foggia avrebbero provocato ulteriori tensioni sociali o un desiderio di vendetta di qualcuno, sfociati, appunto, nell’episodio della missiva.

Tuttavia, ciò che preme di più a Gianni Rotice, è rimarcare le responsabilità dei commissari rispetto alla mancata operazione di bonifica della tecnostruttura nel periodo antecedente al suo mandato: “Abbiamo ereditato quella tecnostruttura, la stessa che abbiamo oggi e che avremo domani".

Su questo punto l'ingegnere non nasconde di aver commesso un errore di valutazione: "Sono stato troppo visionario, perché forse pensavo che dopo il commissariamento ci sarebbe stata veramente una bonifica, ma in realtà mi sono sbagliato. Leggo di fatti riferiti agli uffici e alla tecnostruttura, dove ci si muoveva anche alle mie spalle".

“La politica ha fatto la sua parte, soltanto una forza superiore alla nostra avrebbe potuto affrontare la questione tecnostruttura. Non c’è stata una pulizia generale” 

L'imprenditore dichiara di aver rotto gli schemi e di non esser mai sceso a compromessi.

Al contrario del sentiment dei suoi avversari o detrattori, è certo di aver pagato con la sfiducia l'equidistanza dai partiti e alcune decisioni forti, a partire dal benservito al vicesindaco in quota Forza Italia: "Ne ho pagato le conseguenze con la raccolta firme di centrosinistra e centrodestra insieme"

"Sono stato un sindaco solo, ma posso dire di aver avuto ragione ad allontanare determinate persone. Mai nessuno in due anni mi ha rivolto parole di vicinanza. Quando abbiamo demolito il Guarda Che Luna c’è stato un silenzio assoluto”.

Sceso nuovamente in campo insieme agli amici di 'Strada Facendo', alla luce del grave avvertimento, non esclude un ripensamento sulla candidatura bis: "Ci siamo presi un momento di riflessione in cui capiremo se ci saranno i presupposti e il coraggio di riproporci. Ci sono professionisti e persone impegnate sul lavoro che devo tutelare. Vediamo come evolvono le cose. Il vero problema è che noi non veniamo dalla politica, uno si può aspettare come imprenditore una minaccia, ma come politico dopo aver fatto determinate cose, in un ambiente dove dovresti essere tutelato, questo no".

Mentre, sull’ipotesi di uno scioglimento bis dell'ente sipontino, l'ing. Rotice non teme l’ulteriore provvedimento: “Chi ha la coscienza a posto non ha nulla di cui preoccuparsi”

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