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Cronaca

Il pentimento dell'altro Francavilla dal carcere: "Non voglio che i miei figli vengano in posti come questo"

I motivi che hanno spinto Ciro Francavilla a collaborare con la giustizia

Qualche giorno prima della decisione di Pino Francavilla di collaborare con la giustizia - maturata per sua stessa ammissione alcuni mesi prima - anche Ciro il 'Capellone', il più grande dei due fratelli ma meno carismatico dell'altro, nel corso dell'interrogatorio avvenuto il 23 gennaio in carcere, dove attualmente è ristretto, aveva confermato la volontà di mettersi alla spalle l'esperienza della 'Società Foggiana'.

"Ho intenzione di collaborare con la giustizia perché voglio cambiare vita, non voglio che i miei figli vengano in questi posti, perché i miei figli sono stati abituati diversamente, grazie a mia moglie e ai miei suoceri"

Meno leader di Giuseppe, insieme al fratello aveva il ruolo di organizzatore e capo con funzione di direzione e coordinamento delle fasi di approvvigionamento e di successiva commercializzazione al dettaglio dello stupefacente. In via Arpi, strada principale del loro quartier generale, nacque il 'Consorzio' tra esponenti dei clan contrapposti per il monopolio della vendita di cocaina in tutta Foggia, che avrebbero gestito Alessandro Aprile e Leonardo Lanza. Chiunque, piccoli e grandi spacciatori, si sarebbero dovuti rifornire da loro. Una cassa comune diversa da quella delle estorsioni. 

"Loro si sono attivati ad acquistare la cocaina e si sono fatti il giro da tutti gli spacciatori grossi e piccoli, dicendo "finite quella che avete e dalla settimana prossima iniziamo, iniziamo a prendere tutto noi in mano".

Nessuno osò mettersi contro. Di 10mila euro a testa l'investimento iniziale. Aprile e Lanza avrebbero battuto palmo a palmo le piazze di spaccio della città: "Ciò che avete a terra, vendete, finitela, perché dalla settimana prossima c'è questa situazione, il vincolo su Foggia. Tutti, grossi e piccoli, vi dovete fornire da noi".

L'investimento rientrò in meno di due mesi. I fratelli Francavilla, anche quando vennero arrestati, nonostante fossero ristretti in carcere continuavano a percepire 5mila euro a testa. Le cose cominciarono a cambiare dopo il tentato omicidio di Vito Lanza:

"No, siccome c'erano delle preoccupazioni, non c'era più quella frequentazione di andare, fare e dire, c'era  la preoccupazione perché è successa questa cosa, e tutti quanti si facevano una domanda: "Perché?", "Come?", "Chi è stato?"

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