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Sabato, 27 Aprile 2024
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La ripartenza culturale secondo l'attore Fabrizio Gifuni: "Fare, ma con i tempi giusti"

L'attore di origini lucerine a Foggia per fare il punto sulla possibilità di una ripartenza culturale del territorio

E’ la teoria del coccodrillo. Quando si abbandona un territorio si formano le paludi, e dove ci sono le paludi arrivano i coccodrilli. E’ un po’ quello che accade alle nostre terre quando si impoveriscono culturalmente: arrivano le emergenze, anche quelle criminali. Parola di Fabrizio Gifuni. Fresco di David di Donatello come miglior attore protagonista per il ruolo di Aldo Moro nella pellicola diretta da Marco Bellocchio ‘Esterno notte’, l’attore di origini lucerine è tornato a Foggia per parlare di ripartenza culturale. E lo ha fatto in un luogo scelto non a caso, ovvero ‘Parcocittà’, esempio concreto di rinascita e di continua lotta per la sopravvivenza del bello.

La cultura e le forme d’arte come cinema e teatro non hanno la bacchetta magica per cambiare improvvisamente i destini della gente o di un paese – ha esordito – però credo che possano fare molto. Possono fare luce su luoghi come questo che altrimenti sarebbero off limit, abbandonati fino a scomparire. Ed è una cosa che si può fare conquistandola sul campo, lottando giorno per giorno e facendo politica culturale”.

E lui lo sa bene. Giorno per giorno e operando sul campo (quello di Lucera) ha riacceso i fari (non solo metaforicamente) su due punti nevralgici facendoli diventare gli avamposti della cultura. Stiamo parlando dell’anfiteatro romano che è entrato a pieno diritto nella rosa dei luoghi deputati ad ospitare la programmazione della Regione Puglia, e del Teatro Garibaldi che da anni porta nella città federiciana grandi nomi del mondo dello spettacolo grazie alla rassegna ‘Primavera al Garibaldi’ realizzata in collaborazione con Natalia Di Iorio. Luoghi del cuore per Fabrizio Gifuni che, per sua stessa ammissione, fanno da sfondo e da sorta di comfort zone dove preparare i suoi lavori. Luoghi che è riuscito a far ripartire dopo la brutta parentesi pandemica, segno che ‘ripartire dalla cultura’ si può.

Il teatro – ha spiegato – è ripartito con slancio ed entusiasmo, ma su tutto il territorio nazionale. Non solo si sono recuperati i numeri pre-pandemia, ma addirittura si sono superati perché c'era una voglia di stare insieme, una voglia di corpi vivi, di fare comunità, di tornare ad emozionarsi insieme per una storia”. Cosa che, però, non è accaduta con il cinema.

Il cinema ancora non fa i numeri di un tempo. Questo perché è in atto una crisi che affondava le radici da molto prima dell’arrivo del Covid, una crisi strutturale: il cinema, per come era stato pensato alla sua nascita, non ha più senso. E’ arrivato il momento di ripensare quei luoghi, di renderli più appetibili ripensandoli come luoghi di aggregazione con spettacoli mattutini, spazi per studiare e socializzare. Insomma, il cinema deve diventare un luogo dove si possa essere felici di andare e non solo a vedere un film. Basti pensare a cosa succede quando in sala c’è il cast del film in proiezione: numeri e incassi come ai vecchi tempi d’oro. Questo perché (come accade con il teatro) la gente ha voglia di vivere un’esperienza che sia prima di tutto umana e quindi non replicabile. Altrimenti ci sono le piattaforme”.

Ecco, forse questa ripresa a doppia velocità è anche un po’ colpa della marea di piattaforme che ci bombardano con migliaia di titoli di tutti i tipi e per tutti i gusti. “Si tratta solo di contenitori – ha spiegato – che all’inizio, quando i cinema erano chiusi, ci hanno fatto compagnia e non ci hanno fatto perdere il piacere di vedere film, magari riscoprendo dei titoli e scoprendo delle serie bellissime. Ma oggi non è più così, si è avviato un pericoloso processo di appiattimento: tutto sembra uguale. Senza contare le problematiche relative ai contratti dei lavoratori. Però sono un ottimista di natura e continuo a credere che anche le piattaforme possano diventare delle straordinarie opportunità”.

Ma alla fine della fiera il messaggio è uno solo: ripartire dalla cultura si può e si deve: “Nonostante le perplessità iniziali, oggi da parte della gente ci sono una grandissima affezione e un enorme attaccamento alle stagioni lucerine. Questo è un importante traguardo. L’importante è fare le cose nei tempi giusti”.

Insomma, fare sì, ma con lentezza. “Viviamo in un'epoca in cui bisogna essere tutti bravissimi, straordinariamente vincenti, sempre sul pezzo e veloci. E invece ci vuole calma: con la velocità non si fa mai niente di buono”. Parola di Fabrizio Gifuni.

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