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Sabato, 27 Aprile 2024
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Torna l'incubo trivelle nei mari della Puglia: "Dove sono finiti quelli che urlavano giù le mani dal nostro mare?"

La moratoria prevista dal D.L. 135/2018 - che sospendeva le operazioni di ricerca di idrocarburi nei mari del Mediterraneo - non è stata rinnovata nell’ultimo decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 dicembre. La battaglia dei Verdi. Mozione in consiglio regionale di Paolo Pagliaro

Il Governo non ha rinnovato la moratoria su nuovi permessi di ricerca di idrocarburi. "Ha stralciato l'art.20 dal decreto mille proroghe che prevedeva proprio la moratoria e i suoi due ministri Costa e Patuanelli non hanno presentato ancora il piano previsto dal decreto-legge 135/2018 all'art.11 ter che era condizione essenziale per l'efficacia della moratoria" denunciano Matteo Badiali e Francesco Alemanni esponenti di Europa Verde.

"Nei mari che bagnano la Puglia potranno partire le ricerche di petrolio e gas perchè non è stata prorogata la moratoria prevista dall'art. 11 ter del DL 135/2019. La norma è scomparsa dal decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei Ministri del 23 dicembre. La norma per la proroga della moratoria era stata inserita nella prima bozza ma poi è sparita misteriosamente. La responsabilità è dunque del governo e in particolare dei ministri Patuanelli e Costa del Movimento 5 Stelle" incalzano Fulvia Gravame e Mimmo Lomelo, co-portavoce dei Verdi Puglia ed esponenti di Europa Verde.

"Il partito delle iniziative 'Giù le mani dal nostro mare' si è reso responsabile del via libera a ben 53 permessi di ricerca di petrolio e gas nello Jonio e nell'Adriatico, che costituisce un freno all'industria turistica che in Puglia si basa proprio sulla bellezza del mare. Chiediamo al presidente Emiliano di sostenere questa battaglia per tutelare i mari che bagnano la Puglia", concludono Gravame e Lomelo.

Il mancato stop alle trivelle, quindi i 53 i permessi di ricerca finalizzati alla ricerca di idrocarburi che potranno essere autorizzati nelle prossime settimane dal Mise, hanno fatto sobbalzare dalla sedia Angelo Bonelli, coordinatore dell'esecutivo nazionale dei Verdi, che ha puntato il dito contro "i responsabili del ritorno alle trivellazioni Costa e Patuanelli, che non hanno adempiuto a quanto previsto dall'art.11 ter del DL 135/2019 facendo scadere i termini della moratoria non avendo approvato il Piano previsto dalla legge da loro stessi approvata". 

"Ci domandiamo dove siano finite le prese di posizione del M5s che, quando si parlava di trivellare le isole Tremiti, urlavano 'Giù le mani dal nostro mare'" ha aggiunto Bonelli.

Il deputato pentastellato in commissione Ambiente Giovanni Vianello ha provato a respingere le accuse: "La notizia di una imminente riapertura ai permessi di ricerca di idrocarburi nel nostro Paese e' priva di fondamento La moratoria sulle nuove trivelle e sugli air gun è in vigore fino a luglio 2021 grazie a un mio emendamento al decreto milleproroghe dello scorso anno e a uno del collega Luciano Cillis. Mentre la scadenza per l'adozione del PiTESAI (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee) è fissata all'11 febbraio 2021, la moratoria durerà almeno fino a luglio 2021 e ovviamente siamo al lavoro per andare ben oltre". 

E ancora, prosegue Vianello: "Già con la legge di Bilancio in approvazione alla Camera, infatti, ho presentato un ordine del giorno che impegni il governo a bloccare definitivamente nuovi permessi per trivellazioni ed air gun, obiettivo contenuto tra l'altro anche nella mia proposta di legge appena depositata alla Camera. E anche per l'adozione del PiTESAI siamo pronti a proporre una proroga nel primo provvedimento utile qualora non provveda l'esecutivo".

La risposta di Bonelli via social su Fb non si è fatta attendere: "Sto ai fatti e rispondo al deputato Vianello. I permessi di ricerca di idrocarburi sono stati sospesi  con il decreto legge 135/2018 all’art.11 ter per 24 mesi in attesa dell’adozione del piano PiTESAI.  Nel febbraio 2020 il M5S ha presentato un emendamento che autorizzava la proroga di altri sei mesi, ma questo ieri lo avevo già scritto e dichiarato.

Devo dire che è disarmante che un parlamentare della Repubblica italiana non conosca  le leggi che lui stesso ha approvato. Secondo il DL 135/2018 il PiTESAI la cui approvazione è subordinata la moratoria, dovrà essere approvato entro l’11 febbraio 2021, su questo punto siamo d’accordo tutti. Qual è il problema e dove Vianello omette di fornire un’informazione importante? La prima cosa è che se non viene approvato questo piano la moratoria decade per legge. Dopo circa due anni dall’approvazione del DL 135/2018 del piano PiTESAI non si ha alcuna traccia e  i due ministri che la legge individuava come quelli che lo avrebbero dovuto scrivere, il ministro dell’Ambiente Costa e il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli, tacciono ! Perché sino ad oggi nulla è stato fatto e colmare questa gravissima negligenza e si ricorre allo strumento della proroga della scadenza dei termini per l’adozione del piano ? per due motivi: perché non lo hanno ancora redatto e perché non c’è consenso nel governo.

Chi legge deve sapere , visto che il parlamentare Vianello parla di fake news, che il comma tre dell’art.11 ter prevede che: “3. Il PiTESAI è adottato previa valutazione ambientale strategica e, limitatamente alle aree su terraferma, d'intesa con la Conferenza unificata. Qualora per le aree su terraferma l'intesa non sia raggiunta entro sessanta giorni dalla prima seduta, la Conferenza unificata è convocata in seconda seduta su richiesta del Ministro dello sviluppo economico entro trenta giorni, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. In caso di mancato raggiungimento dell'intesa entro il termine di centoventi giorni dalla seconda seduta, ovvero in caso di espresso e motivato dissenso della Conferenza unificata, il PiTESAI è adottato con riferimento alle sole aree marine.“

Cosa significa? Che per le aree marine deve essere avviata la procedura di VAS che per legge ha una durata minima di 90 giorni, ma come è noto la procedura di VAS può partire solo se c’è un piano ed il piano ad oggi non c’è. Per le ricerche di idrocarburi  in terra ferma  il piano dovrà avere il parere della conferenza unificata Stato Regioni che in assenza di intesa equivale allo stop del piano e quindi alla ripresa delle trivelle.

Una prima domanda: perché dopo due anni il partito dell’on. Vianello nulla ha fatto affinché fosse approvato il piano PiTESAI. La difficoltà o non volontà nel fare o non fare il PiTESAI trova conferma nel fatto che alcuni giorni fa nel decreto mille proroghe proposto al Consiglio dei Ministri  all’art.20  veniva riproposta un’altra proroga alla moratoria per le ricerche di idrocarburi. 

E’ noto che una delle richieste che Italia Viva, il partito di Renzi, ha chiesto come condizione a Giuseppe Conte nella verifica dei giorni scorsi è anche la ripresa delle ricerche di idrocarburi e quindi lo stop alla moratoria come Eni chiede da tempo. Infatti  l’art. 20 che prevedeva la proroga alla moratoria è stata stralciato. 

Il M5S annuncia che ha presentato un ordine del giorno alla legge di bilancio in discussione in Parlamento che chiede “di bloccare tutte le nuove trivelle e air gun”. Anche gli studenti delle medie superiori sanno che un o.d.g. non è legge e che non produce alcun effetto, perché il M5S non ha presentato una norma di legge alla legge di bilancio? La domanda è semplice: perché nella maggioranza di governo non c’è consenso considerato che quello che Vianello chiede nel suo ordine del giorno è stato levato dal decreto mille proroghe da una manina amica dei petrolieri".

In Puglia Paolo Pagliaro, consigliere regionale e capogruppo LPd, ha bollato la vicenda come "incredibile": "La moratoria prevista dal D.L. 135/2018 - che sospendeva le operazioni di ricerca di idrocarburi nei mari del Mediterraneo - non è stata rinnovata nell’ultimo decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 dicembre. La vecchia disciplina (varata esattamente due anni fa) aveva fatto tutti sperare che, nel termine dei 18 mesi previsti dalla legge, ci sarebbe stato un piano serio e deciso che avrebbe portato alla fine di quest’incubo per i mari italiani e pugliesi, soprattutto. Invece, l’incapacità di questo Governo ha solo posticipato l’agonia. La proroga, inizialmente inserita nella prima bozza del Milleproroghe, è scomparsa nottetempo, ufficialmente per motivi di incompatibilità della materia. E di questo qualcuno, molto presto, dovrà darne conto. Adesso il rischio, anzi la certezza, è che tra circa un mese prenderanno forma ben 54 permessi di ricerca nello Jonio e nell’Adriatico"

Pagliaro definisce "asssordante anche il silenzio del presidente della Regione Michele Emiliano, che in campagna elettorale e in tutti questi mesi non ha fatto alcun accenno alla questione. Ecco perché ho presentato una mozione in Consiglio regionale, per suonare la sveglia al governo Emiliano affinché batta i pugni sui tavoli romani in difesa del nostro patrimonio costiero. La battaglia, naturalmente, non finisce qui."

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