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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica Manfredonia

Centrodestra sfaldato, rischia di implodere dopo Manfredonia: possibile effetto domino a San Severo

Il nome di Vincenzo Di Staso avrebbe messo tutti d’accordo nel centro sipontino, ma l’ipotesi è naufragata. Forza Italia è fuori, ma dilagherebbe il malcontento anche all'interno di Fratelli d'Italia

Gli azionisti di maggioranza del centrodestra sembrano destinati a viaggiare a compartimenti stagni nei maggiori centri della provincia di Foggia chiamati al voto l’8 e 9 giugno.

La coalizione rischia di spaccarsi irrimediabilmente e le parole del commissario regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis, lo certificano.

Ha scritto ai colleghi coordinatori regionali Marcello Gemmato, Roberto Marti e agli altri della coalizione, “per capire se vogliono che a Foggia si scateni un clima da far-west” o se è possibile tutelare quello che considera un valore fondamentale, vale a dire l’unità del centrodestra.

Ha sollecitato una riunione del tavolo regionale, allargato ai coordinatori provinciali, per discutere di Comunali e Provinciali.

“Le divisioni che si stanno profilando non possono che condurre ad una sconfitta certa e, come commissario regionale, ho l’obbligo di esperire ogni strada utile alla ricomposizione della nostra coalizione”, afferma oggi il numero uno di Forza Italia in Puglia.

La scelta ratificata da Fratelli d’Italia, Udc, Lega, Strada Facendo, Noi Moderati e Puglia Popolare di sostenere Gianni Rotice a Manfredonia, inviso al big del Golfo di Forza Italia, Giandiego Gatta, potrebbe avere ripercussioni anche a 60 chilometri di distanza, in quel di San Severo.

Le forze politiche parlano di compattezza, ma oltre all’esclusione degli azzurri, nel primo partito della coalizione non sarebbero tutti d’accordo, considerato che si stava lavorando ad una soluzione in grado di preservare l’unità della coalizione e contemperare tutte le esigenze.

A prevalere, nel caso di Manfredonia, sarebbe stata la linea dell’Udc e di alcuni meloniani locali. La ricandidatura dell’ingegnere è stata ufficializzata poche ore dopo una riunione con la partecipazione del presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Giannicola De Leonardis, e di Michaela Di Donna, in nome e per conto dello scudocrociato, che hanno chiuso sul nome dell’ex sindaco.

È sfumata, così, la candidatura di Vincenzo Di Stato, ex capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, in passato nel partito di Fratelli d’Italia, figura che avrebbe garantito l’integrità della coalizione. Sul suo profilo sarebbe stato disponibile a convergere anche il partito di Forza Italia, alla ricerca di una soluzione terza. Ormai sembrava fatta.

Gianni Rotice era pronto a fare un passo di lato e a sostenere l’ex capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale con la propria lista, Strada Facendo. Poi, l’ipotesi è tramontata.  

L’operazione di Manfredonia potrebbe determinare l’isolamento di Fratelli d’Italia a San Severo, una volta spaccata la coalizione. È improbabile che Forza Italia converga su una candidatura proposta dai meloniani. Plausibile, invece, che l’azzurra Rosa Caposiena faccia a meno del simbolo di Fratelli d’Italia, pur assicurandosi, probabilmente, il sostegno di qualche militante storico che, fin qui, non ha gradito la gestione del partito nel centro dell'Alto Tavoliere. L’Udc di Marco Flammia starebbe costruendo, invece, una lista a sostegno di Anna Paola Giuliani.  

Ma, in questo caso, l’adesione di Fratelli d’Italia al protocollo antimafia che impegna il partito a non candidare per almeno una legislatura persone coinvolte in uno scioglimento per infiltrazioni, impedirebbe ai meloniani di appoggiare l’ex assessore del Comune di Foggia.

A proposito di autoregolamentazione, stanno per scadere i termini per trasmettere le liste alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, e sottoporre le candidature al controllo preventivo.

L’esordio dei nuovi leader provinciali dei partiti appare in salita.

In momenti peggiori, il centrodestra era rimasto unito, ma ora rischia di sfaldarsi. Manfredonia è un detonatore che potrebbe far deflagrare la coalizione.  

I big dei partiti potrebbero sfilarsi e non partecipare attivamente alla campagna elettorale nei pubblici comizi. Ma il vero pericolo è che, oltre ai simboli, si fatichi a costruire le liste e restino solo sigle. 

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