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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia Apricena

Stop all’impianto di trattamento fanghi ad Apricena: revocata l’autorizzazione per "motivi di pubblico interesse"

Abitazioni a meno di 500 metri dal sito convincono la Provincia di Foggia a fare marcia indietro su richiesta del Comune

La Provincia di Foggia ha revocato in autotutela il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (P.A.U.R.), rilasciato a febbraio, per la realizzazione di un impianto per il trattamento di fanghi biologici nel Comune di Apricena.

Il Settore Ambiente ha avviato il procedimento amministrativo di revoca lo scorso 15 marzo per “sopraggiunti motivi di pubblico interesse”.

A fornire nuovi elementi, un parere legale dell’avvocato Saverio Sticchi Damiani, che motivava la richiesta di revoca del provvedimento formulata dal sindaco di Apricena, Antonio Potenza.

Il sopravvenuto motivo di interesse pubblico risiede nella vicinanza di alcune abitazioni ad uso residenziale, collocate ad una distanza inferiore ai 500 metri rispetto al luogo dove doveva sorgere l’impianto. Il Comune ha allegato anche certificati di residenza e ortofoto da cui si evince che nelle “immediate vicinanze” del sito vivono 21 cittadini. L’abitazione più vicina, per la precisione, si trova ad una distanza di 200 metri.

“Tale presenza – si specifica nel provvedimento - non è emersa nel corso del procedimento Paur né nella documentazione progettuale presente agli atti di questo Ente, né in sede di Conferenza di Servizi, né nei tre pareri rilasciati dal Comune di Apricena”.

Al fine di “valutare l’effettiva sopravvenienza di ragioni ostative alla realizzazione dell’impianto, riferite alla salvaguardia della salute pubblica”, la Provincia ha acquisito i pareri degli enti preposti.

L’Asl di Foggia ha espresso parere favorevole alla revoca, precisando che l’impianto in questione “ricade nella classificazione (D.M. 5 settembre 1994) delle industrie insalubri di prima classe”, vale a dire insediamenti che devono essere “isolati nelle campagne e tenuti lontani dalle abitazioni”.

Anche il Comune di Apricena, che l’aveva richiesta, si è appellato al principio di precauzione dettato dal Codice dell'Ambiente.

In considerazione dei nuovi elementi, che “esigono un approfondimento”, ha espresso parere favorevole alla revoca anche l’Arpa Dap Foggia, “in attesa di eventuali integrazioni e valutazioni del caso”.

Il 26 marzo scorso, peraltro, Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Zaccagnino ha revocato la semplice disponibilità dei terreni per la sperimentazione di ammendanti per l’agricoltura prodotti dall’impianto.

Aveva chiesto la revoca in autotutela del Paur anche il Comitato Apricena Città Libera, mentre il Comitato ‘No Fanghi – Apricena non sarà una fogna’ aveva depositato una petizione e nuove osservazioni.

Secondo la società proponente, ‘Il Tulipano srl’, non sussistono i presupposti per la revoca e lo ha evidenziato qualche giorno nelle controdeduzioni dei suoi legali. “Fin dall’avvio del procedimento autorizzatorio, risultava ben nota a tutti gli enti coinvolti, l’esatta localizzazione dell’impianto, evidenziata anche in appositi mappali a disposizione delle autorità competenti”, hanno scritto, escludendo che il Comune potesse “non considerare o anche solo sottovalutare la presenza di edifici sparsi, che, comunque, non costituiscono, per le legge e per la normativa pianificatoria, un fattore escludente all’insediamento e gestione di un impianto vocato al recupero di matrici organiche”.

Lo Studio Legale Associato Robaldo-Ferraris ha osservato come “affinché si possa procedere alla revoca di un provvedimento, è necessario che sopravvengano fattispecie e motivi nuovi, legati a situazioni oggettive e sopravvenute, che possano rendere inattuale, sotto il profilo dell’opportunità, il mantenimento del provvedimento”.

In sostanza, secondo gli avvocati gli elementi non integrano un sopraggiunto motivo di interesse pubblico e il vigente Piano regionale Gestione dei Rifiuti Urbani, “non prevede distanze minime da rispettare per la localizzazione degli impianti, ma richiama le diverse discipline in materia di tutela della salute, le quali consentono soglie maggiori di accettabilità per le aree prevalentemente industriali e con scarsità di abitazioni, come quella in cui sarà realizzato l’impianto”.

A giudicare dalla nota della società, insomma, non finisce qui, e la vicenda potrebbe approdare al Tar.

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