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La GdF tira fuori i numeri: nel Foggiano redditi occultati al fisco per 226 milioni

46 contribuenti hanno aderito ai verbali di constatazione redatti dalle Fiamme Gialle. 470 lavoratori “in nero” e/o irregolari. Contestazioni a carico di ben 129 datori di lavoro

Il Comando Provinciale di Foggia traccia il bilancio dei risultati conseguiti nel 2013 nella provincia, a presidio della sicurezza economico-finanziaria del territorio. L’attività svolta a tutela delle Entrate si è sviluppata attraverso l’esecuzione di 1.440 verifiche e controlli fiscali, che hanno consentito di proporre agli Uffici Finanziari il recupero a tassazione di basi imponibili ai fini delle Imposte sui redditi per circa 226 milioni e di constatare 40 milioni di euro di IVA evasa.

In particolare, i Reparti hanno concentrato l’attenzione: sui fenomeni evasivi di maggiore pericolosità - attuati dalle aziende attraverso condotte fraudolente quali frodi “carosello”, emissione/utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, sottofatturazioni ecc. - che generano dannose distorsioni del mercato; sulle posizioni dichiarative di professionisti che presentavano gravi indici di anomalia, nei cui confronti sono stati eseguiti mirati interventi ispettivi, conclusisi, complessivamente, con la constatazione di oltre 26 milioni di euro di redditi sottratti a tassazione e 2 milioni di euro di IVA evasa.

Significativa è la circostanza che, nel decorso anno, 46 dei contribuenti (circa 8% dei soggetti verbalizzati) hanno aderito ai verbali di constatazione redatti dalle Fiamme Gialle, procedendo al versamento diretto, nelle casse dell’Erario, delle relative imposte. 4000 sono stati i controlli in materia di scontrini e ricevute fiscali, che hanno portato all’accertamento di oltre 1.900 infrazioni, con un tasso di irregolarità del 47%.

Le percentuali più elevate – riferite al totale delle infrazioni contestate – hanno riguardato i settori del commercio ambulante (22%) e di quello al dettaglio di prodotti alimentari (16%) nonché dei ristoranti e bar (12%). Sono stati, inoltre, effettuati oltre 400 controlli (cc.dd. “indici di capacità contributiva”) su  beni mobili ed immobili (es. auto e imbarcazioni) espressivi di elevata disponibilità economica, utili ai fini del successivo riscontro con la “posizione fiscale” dichiarata dai proprietari.

Il contrasto all’economia sommersa ha portato all’individuazione di 92 evasori totali e 9 paratotali (intendendo per i primi quei soggetti completamente sconosciuti al Fisco e, per i secondi, quelli che hanno nascosto oltre il 50% del proprio reddito), che avevano occultato al fisco redditi imponibili ai fini delle Imposte sui redditi per 166 milioni di euro ed evaso IVA per 20 milioni di euro.

I soggetti denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati tributari, societari e fallimentari sono stati 226, di cui 19 tratti in arresto. Per conferire ulteriore efficacia all’effettivo recupero delle imposte evase, sono state avanzate: all’Agenzia delle Entrate, 67 proposte di applicazione di misure cautelari patrimoniali amministrative, ex art. 22 D.lgs. 472/97, a garanzia di crediti erariali per un valore di circa 26 milioni di euro; all’Autorità Giudiziaria, 65 proposte di “sequestro per equivalente”, per reati tributari, di beni per un valore complessivo di oltre 26 milioni di euro. Sono stati 43 i provvedimenti magistratuali di sequestro “per equivalente” eseguiti su immobili e altri beni, per un valore complessivo di oltre 13 milioni di euro.

Il contrasto al lavoro nero ha portato all’individuazione di 470 lavoratori “in nero” e/o irregolari, con conseguenti contestazioni a carico di ben 129 datori di lavoro. Una citazione particolare merita l’attività di contrasto al fenomeno della destinazione per usi di autotrazione non consentiti del gasolio ad accisa agevolata destinato all’agricoltura.

Dai controlli è emersa la distrazione fraudolenta di circa 850 tonnellate di prodotto petrolifero, di cui 67 sequestrate. Tra i 66 soggetti denunciati all’A.G., sono rimasti coinvolti anche numerosi  automobilisti/autotrasportatori “furbetti” che, a fronte di un esiguo risparmio, rischiano la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa pari a dieci volte l’imposta evasa e, comunque, non inferiore a 7.746 euro

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