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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Minacciato di morte, testimone di giustizia è con la famiglia in una località protetta: "Esposto a violenze e minacce"

Il 46enne, che era tra gli indagati nell'ambito dell'inchiesta sul tentato omicidio dell'imprenditore di Foggia Antonio Fratianni, di cui era un dipendente, sarebbe diventato un testimone di giustizia e vivrebbe in una località protetta con la famiglia

Lunedì 26 settembre il giudice del Tribunale di Bari Antonella Cafagna - su richiesta depositata dal pubblico ministero il 21 settembre - ha disposto di  procedere all'incidente probatorio e all'assunzione di testimonianza di S.D. - 46enne di Foggia e dipendente di Antonio Fratianni sul quale si procede separatamente - fissando al 26 ottobre l'udienza per l'assunzione della prova dell'indagato, "ritenuto che si tratti di prova rilevante nella prospettiva della futura decisione sulle accuse e che l'oggetto della prova è enunciato in forma sufficientemente specifica".

Dalle indagini sul tentato omicidio all'imprenditore sventato il 26 giugno dalla squadra mobile nei pressi del casello autostradale della zona Incoronata, era emerso che su mandato di Emiliano Francavilla, il dipendente di Antonio Fratianni (quest'ultimo arrestato per il tentato duplice omicidio di Antonello Francavilla e del figlio 15enne avvenuto il 2 marzo a Nettuno sul litorale romano e vittima anch'egli di un piano omicidiario) aveva installato un dispositivo satellitare Gps (consegnatogli da Michele Ragno) sull'autovettura in uso al suo titolare, al fine di consentire a Francavilla e agli altri complici di tracciarne i movimenti.

Nel dispositivo del giudice Cafagna, si legge che vi sarebbero "concreti e specifici elementi dai quali desumere che il 46enne S.D “possa essere esposto a violenza o minaccia per non deporre o deporre il falso", ma anche perché si ritiene che “il quadro probatorio posto a fondamento del titolo coercitivo emesso nei confronti dei co-indagati è, per consistenza e specificità, tale da non consentire di escludere che possa subire nuove minacce per la propria incolumità e per quella dei familiari e che, a fronte di esse, costui (avendo esposto a pericolo la vita del proprio datore di lavoro per tutelare la propria) si sottragga agli obblighi del testimone". Il giudice evidenzia anche che "l'ammissione allo speciale programma di protezione previsto per i testimoni di giustizia non è tale da escludere il pericolo a fondamento della richiesta: allo stato, risulta deliberato il solo piano provvisorio" e che inoltre, "in caso di approvazione del programma definitivo, questo necessiterebbe di un'accettazione espressa da parte dell'interessato e sarebbe in ogni caso suscettibile di modifica o revoca". In sostanza, "sia perciò concreto il rischio di dispersione della prova di cui è richiesta l'assunzione".

Ora il 46enne vive con la sua famiglia in una località protetta. Secondo quanto riporta l'Ansa, Michele Ragno gli avrebbe confessato particolari del tentato omicidio al boss, vale a dire che Fratianni sarebbe andato a casa di Antonello Francavilla a volto scoperto, gli avrebbe chiesto di fargli il caffè e avrebbe aperto il fuoco.

Al dipendente di fiducia, il noto imprenditore gli aveva lasciato il suo pick-up per un mesetto, le chiavi, il telecomando e il badge per inserire e disinserire l’antifurto.

Quanto al movente, in sede di interrogatorio S.D. ha dichiarato che “Francavilla Antonello aveva prestato 600mila euro ad Antonio Fratianni. Questo è avvenuto quando Fratianni ha costruito un palazzo, circa due anni fa. La notizia del prestito mi è stata detta da Ragno e Francavilla Emiliano sempre la domenica che sono stato portato presso la casa di campagna di Francavilla. A quello che so i soldi non sono stati restituiti da Fratianni”.

Il 22 luglio, S.D., aveva reso spontanee dichiarazioni agli operanti della squadra mobile e ammesso, davanti ai pubblici ministeri delegati, di aver installato il gps dopo essere stato minacciato di morte. "Emiliano Francavilla e Michele Ragno dopo qualche giorno sono venuti a casa e mi hanno detto di installare il dispositivo gps sull'auto di Fratianni. Io inizialmente non lo volevo montare, ma poi a causa delle loro insistenze dopo qualche giorno ho preso il gps che mi è stato consegnato da una officina...e l'ho montato all'interno di un'autovettura...perché Emiliano Francavilla diceva che doveva trovare Antonio Fratianni e lo doveva uccidere. Francavilla e Ragno per farmi montare il gps minacciavano di morte me a mio figlio. Chi mi minacciava era Ragno e Francavilla faceva di sì con la testa".

Sempre secondo l'agenzia di stampa, la Dda avrebbe disposto l'immediata liberazione del 46enne, mentre il pm Manganelli aveva chiesto le archiviazioni dalle accuse a suo carico per non aver commesso il fatto "essendo emersa la sua estraneità" e - come su riportato - chiesto e ottenuto l'incidente probatorio per interrogare il testimone alla presenza degli indagati e dei loro difensori.


 

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