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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Orta Nova

Omicidio Filomena Bruno, fissato l'appello per Cristoforo Aghilar: l'udienza a marzo

L’uomo, difeso dall'avvocato Marco Merlicco e detenuto nel carcere di Livorno, è stato condannato in primo grado all’ergastolo e passerà all'attenzione della Corte d’Appello di Bari; l’udienza è fissata a inizio marzo

Secondo grado di giudizio per Cristoforo Aghilar, 39enne di Orta Nova accusato dell'omicidio della 58enne Filomena Bruno, uccisa con almeno 6 coltellate sul pianerottolo della sua abitazione, a Orta Nova, nel pomeriggio del 28 ottobre 2019. La vittima era la madre della sua ex fidanzata.

Per il fatto, l’uomo - reo confesso e attualmente detenuto nel carcere di Livorno - è stato condannato in primo grado alla pena dell’ergastolo dalla Corte d’Assise di Foggia (presidente Mario Talani). L’uomo, difeso dall’avvocato Marco Merlicco, vedrà il suo caso passare all’attenzione della Corte d’Appello di Bari; l’udienza è fissata a inizio marzo.

Il processo in primo grado

Il 17 febbraio 2023, dopo circa 2 ore e mezzo di Camera di Consiglio, la Corte d’Assise di Foggia ha condannato Cristoforo Aghilar alla pena dell’ergastolo, con 10 mesi d'isolamento diurno, per omicidio volontario; contestate le aggravanti della premeditazione e stalking nei confronti della famiglia Bruno, nonché il tentato omicidio per l'agguato fallito avvenuto nel bar 'Number One', pochi giorni prima del fatto di sangue. 

Il dibattimento iniziò a gennaio 2021 proseguendo in maniera spedita: circa una trentina i testi ascoltati nel corso delle varie udienze, tra militari coinvolti nell'inchiesta, familiari e conoscenti di imputato, vittima e persone a loro vicine.

Pubblica accusa (pm Rosa Pensa) e parti civili (avvocato Michele Sodrio) avevano richiesto per l’imputato la massima pena, riconoscendo a quest’ultimo anche le aggravanti della premeditazione e di stalking a carico dell’intera famiglia Bruno. Circostanze, queste ultime, duramente respinte dalla difesa (avvocato Marco Merlicco) durante la discussione (qui i dettagli). 

In aula, per le repliche, indossò la toga anche il procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, che sottolineò: "Ricorrono le due aggravanti che portano all'ergastolo, ovvero premeditazione e stalking, senza dimenticare che il delitto è stato commesso - come aggravante ulteriore - durante la latitanza. "Non c'è spazio alcuno per la concessione di attenuanti: la legge impone a me di chiedere l'ergastolo e a voi giudici di comminarlo",  concluse.

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