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Cronaca

Il gip revoca le misure dell'obbligo di firma e di dimora nei confronti dell'imprenditrice Bisceglia

Il legale difensore di Rosalba Livrerio Bisceglia, l'avvocato Gianluca Ursitti, rispetto alle accuse contenute nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, ha spiegato alcune cose evidenziate nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al Gip

Sono state revocate oggi dal gip del tribunale di Foggia, Margherita Grippo, le misure personali dell’obbligo di firma e di dimora nei confronti di Rosalba Livrerio Bisceglia, l’imprenditrice 55enne di Manfredonia titolare di una delle nove aziende agricole coinvolte nel blitz ‘Terra Rossa’ sottoposte a controllo giudiziario affidato all’amministratore Lorenzo Mantuano. La moglie del prefetto di Mattinata, Michele Di Bari, nonché ex capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione al Ministero dell’Interno, il 10 dicembre 2021 fu coinvolta nel blitz che aveva portato all’arresto di cinque persone e 11 indagati.

L’avvocato difensore, Gianluca Ursitti, rispetto alle accuse contenute nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, ha spiegato che "nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al Gip è stato evidenziato come l'azienda agricola sia totalmente meccanizzata e non vengono praticate colture quali pomodoro e ortaggi che richiedono una notevole manodopera ad eccezione della coltivazione del vigneto della superficie di quattro ettari e mezzo". Ursitti ha evidenziato anche che "per la fase della raccolta dell'uva sono state regolarmente assunte 12 persone, impiegate per 6 ore giornaliere e per 8 giornate lavorative, in ragione di un'organizzazione aziendale ed extraziendale che non consentiva, e non consente tuttora, la raccolta ed il trasporto di più di un camion al giorno". Durante l'interrogatorio di garanzia è stato anche specificato che "nel 2020, per la raccolta di uva, l'azienda ha assunto 6 operai italiani e 6 operai extracomunitari e che, quanto a questi ultimi, era la prima volta che lavoravano presso l'azienda". Inoltre è stata anche fornita la prova che i pagamenti sono stati corrisposti secondo quanto previsto dal "contratto di lavoro provinciale e nazionale, avvenuti a mezzo bonifico bancario su Iban in favore dei singoli lavoratori ad eccezione di uno, in favore del quale è stato emesso un assegno circolare poiché non in possesso di Iban".

Il gip – nelle carte dell’inchiesta – aveva sottolineato “il ruolo attivo dei Bisceglia nella condotta illecita” (leggi l’approfondimento).

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