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Lunedì, 29 Aprile 2024
MAFIA VIESTE / Vieste

"Bastardi, mi avete ucciso", la vendetta personale che fece arrabbiare Raduano: "Non ci porta alcun vantaggio"

Marco Raduano commissionò l'omicidio dei cugini Iannoli e di Pecorelli, ma Danilo Pietro Della Malva e gli altri sodali assassinarono l'allevatore 46enne Giambattista Notarangelo: "Ci siamo tolti un altro dalle palle...". Il boss 'Pallone': "Gli esternai la mia disapprovazione"

Danilo Pietro Della Malva, collaboratore di giustizia e luogotenente di Marco Raduano, ha attribuito al boss ristretto in regime di 41 bis nel carcere di massima sicurezza di Nuoro, il ruolo di mandante dell'omicidio di Giambattista Notarangelo, il cugino di Cintaridd e di Girolamo Perna freddato nella sua campagna il 6 aprile 2018: "Io non è che facevo di testa mia" le parole de 'U Meticce', numero due della consorteria mafiosa di Vieste nata dalla costola 'Li Bergolis', transitata successivamente nel clan Romito-Ricucci-Lombardi.

Il legame tra i due era così forte che nei periodi di detenzione, fino alla manifestazione di Della Malva di voler collaborare con la giustizia, tra i due c'era stata una fitta corrispondenza: "Raduano quello che poteva parlare vicino a noi, parlava, poi si metteva in disparte con Danilo per parlare di questioni più strette" confermerà Orazio Coda.

Il racconto di Della Malva (e di Raduano)

Il 21 marzo 2018, due settimane prima dell'esecuzione del 6 aprile, Marco Raduano era stato vittima di un tentato omicidio - "era successo che a lui lo avevano sparato" - miccia che aveva riacceso il desiderio di vendetta del boss commissionando ai suoi sodali l'uccisione dei cugini Claudio e Giovanni Iannoli e quella di Gianmarco Pecorelli o, in alternativa, quella 46enne (poi effettivamente assassinato), appartenenti alla consorteria rivale: "Lui mi ha detto che...noi dovevamo trovare i due Iannoli, però non beccavamo, non trovavamo mai il...dove riuscire a prenderli diciamo, allora ha detto: se non riusciamo a prenderli c'è anche Giambattista" le rivelazioni agli inquirenti di Danilo Pietro Della Malva rispetto al piano omicidiario contro i rivali, condannati in via definitiva per l'agguato a Marco Raduano. 

Inoltre, secondo Della Malva, per evitare di correre il rischio che Fabbiano, Coda e Michele Notarangelo si spostassero nell'altra consorteria, avrebbe deciso di "farli sporcare" macchiandoli di un fatto di sangue nei confronti di uno o più componenti del clan rivale. "E' stato meglio così perché quello combina solo dammaggi" le parole che Raduano avrebbe pronunciato dopo l'omicidio secondo quanto dichiarato da Orazio Coda, alimentato anch'egli da una sete di vendetta nei confronti dei nemici, perché, ha riferito, "hanno provato a farmi uccidere pure a me ma non ci sono riusciti"

Tuttavia la versione di Marco Raduano stride con le dichiarazioni di Coda. Infatti 'Pallone', da fresco collaboratore di giustizia, ha sostenuto che Della Malva si giustificò con lui dicendogli che era venuto a conoscenza che la vittima e un'altra persona, avrebbero voluto sbarazzarsi di lui: "Ho pensato che fosse solo un pretesto perchè in quel periodo Danilo aveva una relazione con la compagna del cognato di Giambattista. Mi disse che comunque Notarangelo era una persona pericolosa, ma io gli dissi che quell'omicidio non ci avrebbe portato alcun vantaggio".

"Gli esternai la mia disapprovazione per l'omicidio" 

Raduano avrebbe quindi fornito ai propri sodali le armi e un'autovettura provento di furto ritirata a Cerignola, ordinando loro di trovare e uccidere i cugini Iannoli e Pecorelli. Contrariato dell'uccisione dell'allevatore 46enne, si sarebbe disfatto delle armi adoperate per l'omicidio, smontandole e gettandole a pezzi a terra.

Esplicitava di avere espresso la propria disapprovazione sia perché la vittima non era suo nemico, sia perché il delitto aveva comportato la perdita di tre armi. 

Le rivelazioni di Orazio Coda

Secondo Orazio Coda un primo tentativo di uccidere gli Iannoli sarebbe fallito perché in un'occasione Danilo Pietro Della Malva - che era alla guida di un'Alfa 147 - si sarebbe fatto prendere dal panico. Coda, invece, avrebbe provato a sparare mostrando il fucile, ma i destinatari dell'azione criminosa erano riusciti a dileguarsi.

Il gruppo armato a quel punto aveva ipotizzato che Claudio e Giovanni Iannoli avessero trovato riparo nella campagna di Giambattista Notarangelo, che Della Malva conosceva come luogo abitualmente frequentato dai sodali del gruppo rivale: "Se la vanno a fare là" -:

"Noi eravamo andati là perché pensavamo che di dovevano essere i due cugini e Pecorelli che parlavamo con Giambattista, cioè si andavano a rifugiare là per stare un po' più tranquilli perché sapevano che in giro stavamo noi, ormai ci aveva visti"

Tuttavia, in quel terreno, al secondo tentativo, sorpresero soltanto l'allevatore: "Della Malva inizia a dire a Giambattista, com'è il fatto, a chi vuoi uccidere tu?".

A dire di Orazio Coda nessuno di loro aveva il viso coperto e sarebbe stato 'U Meticce' a dire a Michele Notarangelo di sparargli alle gambe: "Danilo mi sficca, si prende il mio fucile e fa a Michele: sparalo alle gambe".

La vittima cominciò a saltellare verso il commando e fu in quel momento che il braccio destro di Raduano gli sparò con il fucile al petto. Giambattista cadde a terra e ansimando disse: "Bastardi, bastardi, mi avete ucciso". A quel punto Fabbiano avrebbe esploso anch'egli due colpi mentre Notarangelo, con la stessa arma da fuoco, "gli scarica tutto il caricatore".

L'omicidio, secondo Orazio Coda, non sarebbe stato ordinato da Raduano, ma sarebbe stato frutto di una estemporanea iniziativa di Danilo Pietro Della Malva in risposta a una minaccia rivolta alla sua compagna dalla vittima: "Tu e il tuo ragazzo brutta fine dovete fare".

Raduano si infuriò temendo che gli inquirenti ricollegassero a lui il delitto: "Si arrabbiò per questo fatto, dice: voi fate delle cose...cioè qua andiamo a sparare a chi...per un tornaconto, diciamo, della persona interessata". Difatti, furono il boss e il nipote Anthony Azzarone a subire, nell'immediatezza dei fatti, un controllo stub.

Le rivelazioni di due collaboratori di giustizia

Anch'egli collaboratore di giustizia, Giovanni Surano ha indicato in Danilo Pietro Della Malva il mandante dell'omicidio che sarebbe stato eseguito da Fabbiano e Michele Notarangelo. A confidarglielo sarebbe stato 'U Meticce' stesso, nonché suo cugino, qualche ora dopo l'agguato, con la motivazione che la vittima fosse stata punita per essersi impossessato di sostanze stupefacenti dagli spacciatori del gruppo senza però pagarla: "Ci siamo tolti un altro dalle palle, almeno non toglie il fumo alle persone".

La partecipazione di Della Malva al'omicidio fu confermata da un altro collaboratore di giustizia di area barese che agli inquirenti ha rivelato le confidenze de 'U Meticce' circa l'uccisione di "un ragazzo che stava dando da mangiare ai maiali", indicato come un "parente della compagna"

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