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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Orta Nova

Boccone fatale, i familiari della 61enne morta non si danno pace: "Incidente si poteva evitare"

Il caso risale all'ottobre del 2018. Dopo l'esposto in procura, scatta la richiesta di rinvio a giudizio per tre medici, dipendenti di Asl Fg, coinvolti a vario titolo nella vicenda che ha portato al decesso della donna di Orta Nova, ricoverata per un disturbo bipolare presso il Crap di Cerignola

Fatale fu un ‘pezzo’ di cornetto ingurgitato a colazione, sfuggendo al controllo di chi doveva vigilare su di lei. A causa di quel boccone, una donna -  61enne di Orta Nova, ricoverata in una struttura assistenziale un disturbo bipolare che la induceva, a volte, ad ingoiare alimenti senza masticarli - è deceduta dopo 24 ore di agonia e una serie di trasferimenti di ospedale in ospedale.

Per il fatto, che risale all’ottobre del 2018, la famiglia, assistita dall’avvocato Saverio Battista (nella foto in basso), presentò un esposto alla Procura di Foggia; le risultanze delle indagini (pm Gravina), sostenute dagli accertamenti svolti tanto dal medico legale di parte, quanto dal perito nominato dalla procura dauna, hanno determinato la richiesta di rinvio a giudizio a carico di tre medici, dipendenti di Asl Fg, a vario titolo coinvolti nella vicenda.

Il caso verrà discusso il prossimo 7 febbraio, nel corso dell’udienza preliminare fissata dinanzi al gup del tribunale di Foggia, Antonio Sicuranza. Come si legge nel dispositivo di fissazione dell’udienza, sono chiamati a rispondere della vicenda: il medico responsabile del Crap di Cerignola, (la Comunità riabilitativa assistenziale psichiatrica nella quale la donna era ricoverata), che avrebbe omesso “di adottare misure precauzionali e di assistenza durante la consumazione dei pasti della paziente”; un medico del 118, che avrebbe omesso “di trasportare immediatamente la paziente presso il pronto soccorso di Cerignola”; e un medico dell’ospedale di Cerignola, che avrebbe prescritto, per la donna, “il trasporto a Foggia, nonostante le gravissime condizioni in cui versava la paziente”.

La sequenza degli eventi è fissata nero su bianco nell’esposto presentato in Procura, due giorni dopo il decesso della 61enne. La mattina del 29 ottobre, i figli della donna si recarono al Crap di Cerignola per farle visita. Erano le 11 quando, come si legge nell’esposto, gli stessi hanno trovato la donna “in stato di incoscienza, con una bustina di plastica in mano e un cornetto ingurgitato che gli ostruiva la gola”.

Immediato l’allarme lanciato ai responsabili della struttura: “Sembrava in arresto cardiaco, non dava segni di vita”, precisano i denuncianti. Pertanto fu allertato il servizio 118 che, “dopo varie manovre riuscirono ad ottenere il battito cardiaco (almeno così dissero) e la trasportarono all’ospedale ‘’Tatarela’ di Cerignola, dove è stata posta in rianimazione”.

Successivamente, da Cerignola fu portata a Foggia per una coronografia, “ma – si legge nel documento - la dottoressa del Riuniti ci disse che era inutile farla, perché mia madre aveva subito un arresto cardiocircolatorio molto forte, che avevano compromesso vaste aree del cervello rimaste senza ossigeno, per cui non si trattava di un infarto”. Pertanto, la donna è stata riportata, in stato di coma, all’ospedale di Cerignola, “dove rimase in rianimazione tutta la notte del 29, per decedere la mattina del 30 ottobre alle 8.24”.

Per l’accaduto i familiari non si danno pace: “Temiamo che si sia verificato un incidente mortale che si poteva evitare se la sorveglianza fosse stata più pregnante, se si fosse intervenuti per tempo per praticare le manovre di disostruzione o qualsivoglia altro tipo di rianimazione. La struttura era al corrente che mia madre soffriva di un disturbo bipolare, e che per questo spesso cercava di ingurgitare alimenti senza masticarli. Per questo motivo necessitava di una sorveglianza particolare, invece l’abbiamo trovata noi nella sala ricreativa dove si trovava chissà da quanto tempo”.

avvocato Saverio Battista

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