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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Violenze sui pazienti del Don Uva: interrogatori di garanzia al via, parlano i primi indagati

Si procede a scaglioni: si parte dai 7 soggetti destinatari della misura cautelare in carcere

Sono partiti ieri gli interrogatori di garanzia per i 30 soggetti coinvolti nell’inchiesta ‘New Life’, che ha svelato presunti abusi perpetrati da infermieri, oss, educatrici e prestatori d’opera nella struttura Don Uva di Foggia, in danno di pazienti psichiatrici.

Nel dettaglio, a finire nella rete dei carabinieri del Comando provinciale di Foggia, coordinati dalla Procura dauna, sono otto infermieri, sedici operatori socio-sanitari e due educatrici professionali dipendenti di Universo Salute; ancora, tre operatori sanitari assunti tramite agenzia interinale e un addetto alle pulizia della ditta appaltatrice del servizio.

Gli indagati sono accusati - a vario titolo e per differenti profili di responsabilità - dei reati di maltrattamenti aggravati, sequestro di persona, violenza sessuale e favoreggiamento personale (qui i dettagli).

A dare la stura all’indagine è stata una intercettazione carpita nell’ambito di un altro procedimento penale: nella conversazione captata, si faceva riferimento a quanto accadeva “con metodica sistematica” all’interno della struttura di via Lucera, tanto da indurre i magistrati della Procura dauna ad aprire un fascicolo di indagine dedicato.

Le attività si sono basate soprattutto sulle intercettazioni ambientali e sui filmati delle telecamere piazzate nei corridoi e nelle stanze della sezione femminile della struttura (le immagini video).

Gli interrogatori procederanno a scaglioni: si comincia con i 7 soggetti destinatari della misura cautelare in carcere. I primi tre, comparsi ieri dinanzi alla gip Marialuisa Bencivenga, hanno risposto alle domande dimostrandosi collaborativi con l’autorità giudiziaria.

Le attività proseguiranno per tutta la mattinata di oggi e nel prossimi giorni, quando sarà la volta degli 8 soggetti destinatari della misura dei domiciliari, dei 13 con divieto di dimora e contestuale divieto di avvicinamento alle persone offese e degli ultimi due soggetti destinatari del divieto di dimora.

Vigilante: "Fine di una triste vicenda"

La maggior parte degli episodi contestati riguardano il reato di maltrattamento pluriaggravato, perché commesso durante il servizio, con più azioni, talvolta singolarmente, altre volte in gruppo. Di tale fattispecie rispondono a vario titolo 28 dei 30 indagati (gli altri due sono accusati di favoreggiamento).

Viene evidenziata anche la componente del omissiva perché “il venir meno ai doveri di assistenza si soggetti fragili e non autosufficienti si configura pure come maltrattamento”. Maltrattamenti che si concretizzavano in percosse, schiaffi, pugni, strattonamenti, scuotimenti, insulti, mortificazioni sul piano personale e sessuale e trascinamenti lungo i corridoi della struttura negli spostamenti da un ambiente all’altro. Contestati anche 14 episodi di sequestro di persona, con pazienti chiusi a chiave nelle loro stanze o assicurati a letti e sedie con lenzuola e stringhe di tessuto.

Due i casi di abusi sessuali contestati nell’ordinanza: il primo episodio riguarda il palpeggiamento del gluteo di una paziente da parte di uno degli indagati; l’altro riguarda l’incitamento a compiere atti sessuali tra degenti, da parte di un altro operatore che non solo non ha interrotto l’azione, ma ne è stato anche testimone: “Essendo persone impossibilitate ad esprimere libero consenso nelle loro azioni", ha precisato la Procura,"viene ipotizzato il reato di violenza sessuale”.

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