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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Un solo tribunale e pochi magistrati nella terra della ‘quarta mafia’. Vaccaro: “Nessuno vuole venire a Foggia”

Le parole del Procuratore della Repubblica in una intervista a Il Fatto Quotidiano: dalla carenza di presidi giudiziari all’atteggiamento passivo della popolazione: “Non siamo solo fisicamente lontani dalla gente, ma la gente ci percepisce in questo modo”

Una sola sede per un territorio grande quanto la Liguria. Ci sono 13mila processi pendenti. Fino a poco tempo fa avevo una scopertura organica in procura di otto magistrati, qui non vuole venire nessuno”.

È quanto dichiarato dal procuratore della Repubblica di Foggia Ludovico Vaccaro in una intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano. Al giornalista Francesco Casula, Vaccaro ha tracciato il quadro attuale della situazione in Capitanata, terra in cui, nell’anno che sta volgendo al termine, si sono consumati ben 15 omicidi, l’ultimo esattamente un mese fa

A questo si aggiungono le sei amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose (compreso quella del comune capoluogo), il sempre più crescente fenomeno delle baby gang, le intimidazioni agli imprenditori che non pagano il pizzo. Nonostante ciò, secondo il procuratore, Foggia vive una forte penalizzazione determinata dalla riforma della geografia giudiziaria del 2013. Un'emergenza giustizia vera e propria, peraltro già denunciata durante il Consiglio regionale monotematico sulla Capitanata tenutosi lo scorso 22 novembre: “Non solo la procura e il tribunale di Lucera, ma ben sei sezioni distaccate sono state cancellate. E tra queste, anche le sedi di Cerignola e Manfredonia, due comuni con quasi 60mila abitanti che sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. E poi, San Severo che ospita una criminalità attiva e aggressiva. E ancora, Apricena, Rodi Garganico e Trinitapoli: la chiusura di tutte queste sedi ha comportato il trasferimento al tribunale di Foggia di tutti i processi”.

L’ingolfamento prodotto si riverbera anche sulla popolazione, che non ha la percezione della vicinanza dello Stato: “Non siamo solo fisicamente lontani dalla gente, ma la gente ci percepisce in questo modo. Chiediamo collaborazione, denunce, testimonianze, ma siamo lontani. I cittadini sentono la bomba che esplode sotto casa, sentono i vetri delle loro finestre che tremano, ma la procura e il tribunale sono distanti. Per otto anni sono stato giudice al tribunale di Foggia: facevamo tre anche quattro udienze a settimana, oggi un giudice non riesce a farne più di due perché non ci sono le aule”, ha aggiunto Vaccaro.

Nell’intervista si evidenzia anche il paradosso di altre realtà geograficamente più piccole della Capitanata, ma che possono godere di un numero maggiore di sedi giudiziarie: “Il vicino Molise, con un’estensione di poco più di 4mila chilometri quadrati, ha tre procure e tre tribunali. Foggia ha un’estensione doppia, con competenze anche in alcuni comuni della provincia della Bat (Barletta-Andria-Trani, ndr) per una platea di oltre 700mila abitanti, e ha una sola procura e un solo tribunale. Io sono stato procuratore di Larino, che non arriva a 100mila abitanti. Se teniamo giustamente aperte queste sedi, perché non le apriamo anche a Cerignola e Manfredonia, comuni ben più grandi e con una criminalità agguerrita e mafiosa?”.

C’è anche il problema legato al Tribunale dei minori, il più vicino resta quello di Bari: “Un minore, prima di diventare un delinquente, è un minore che vive nel disagio, poi nell’illegalità e infine nella criminalità. Ecco, un minorenne di Vieste ha il suo giudice a Bari, a quasi tre ore di auto. Lo immagina un minore di Roma che ha il suo giudice a Bologna? Perché ci si mette di meno da Roma a Bologna che non da Vieste a Bari. Ecco è un problema non solo di conoscenza capillare del territorio, ma anche di percezione di vicinanza degli uffici giudiziari. E qui abbiamo fenomeni di delinquenza minorile molto forti. Di tutti gli omicidi che ci sono stati quest’anno più di uno è stato commesso da minorenni. Avere maggiori presidi giudiziari significa essere più vicini alla popolazione e quindi anche ai minori”. Lo stesso accade sul versante amministrativo: “Non abbiamo nemmeno il Tar. Se un territorio è compromesso da un punto di vista penale, certamente lo sarà anche da un punto di vista amministrativo. Non credo che esista una situazione in cui, in questa situazione di degrado culturale, sociale ed economico, ci sia una sola procura e un solo tribunale”.

Epperò, la carenza di organico è in parte anche determinata dalla scarsa volontà dei magistrati di lavorare a Foggia. Mancano le richieste, nonostante i posti vacanti: “C’è da tenere presente che arrivano solo colleghi di prima nomina che, dopo aver fatto il periodo previsto, cercano di tornare alle loro terre d’origine. A Foggia non ci vuole venire nessuno. Un po’ per il grosso carico di lavoro e poi certamente per tante situazioni di carattere ambientale. Anche per i magistrati di prima nomina Foggia non è tra le prime scelte”. Eppure, secondo Vaccaro, la scelta di Foggia dovrebbe essere una grande opportunità, sia sotto il profilo professionale (“Qui si trattano tutti i reati e c’è un bel clima di collaborazione”) che territoriale ("La città ha certamente una qualità di vita bassa, ma ha una provincia con il Gargano e le sue zone costiere che sono bellissime”).

Non manca la stoccata alla comunità foggiana, vista a guisa della Palermo degli anni settanta e ottanta: “C’è a Foggia quell’arretratezza culturale che forse c’era a Palermo in quegli anni: la gente non denuncia, collabora poco e solo quando ha alternative. Non si avverte la giustizia come strumento per lavorare al bene comune. Quello che accade al commerciante o all’imprenditore accanto non viene percepito come un’aggressione anche a sé. Persino le vittime non collaborano, ma cercano di trovare da loro il modo di uscire da quel guaio”.

Una situazione che diventa paradossale considerando le diverse operazioni antimafia messe a segno negli ultimi anni: “Perché le cose non cambiano? Me lo chiedo spesso e mi dico che è davvero anche per la distanza dello Stato. Se un imprenditore di Cerignola denuncia, il resto della comunità non segue il processo. Un processo che la riguarda. Qualche tempo fa c’è stato un grosso dibattimento, chiamato ‘Medioevo’: i poveri commercianti che avevano denunciato dovevano organizzare i pullman per venire alle udienze, a volte arrivavano e il processo veniva rinviato per motivi tecnici. Un cambio di giudice, un’omessa notifica e dovevano tornare indietro. Così si ha una sensazione di fallimento della giustizia che porta poi a dire: ‘Ho fatto male a denunciare e aveva ragione chi mi diceva di lasciar perdere’”.

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