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Cronaca

Il Gip: "De Santis personalità scaltra e incline all'illecito"

I motivi della misura carceraria adottata nei confronti di Massimo De Santis, il dirigente dell'area Gestione Tecnica del Policlinico Riuniti arrestato oggi dalla Guardia di Finanza

Massimo De Santis, il dirigente dell’area Gestione Tecnica del Policlinico Riuniti di Foggia arrestato questa mattina dalla Guardia di Finanza, è una personalità “incline all’illecito”.

All’esito dell’attività investigativa, è emerso che sin dal suo insediamento da dirigente, l'ingegnere avrebbe imposto il suo ruolo “autoritario” tanto con i dipendenti quanto con le ditte private, “così riuscendo a strumentalizzare la funzione pubblica per il perseguimento di un tornaconto personale” si legge.

La “personalità scaltra” di De Santis, si evincerebbe sia dal fatto che era solito allontanarsi dall’ufficio con i suoi interlocutori lasciando il proprio telefono cellulare, ovvero facendo installare nel suo ufficio, in maniera del tutto arbitraria, proprio due telecamere collegate ad una applicazione del suo cellulare, sia dal fatto che, subito dopo aver compreso di aver perso “l’appoggio” di D’Augelli successivamente alla mancata aggiudicazione della gara alla Fi.Da.Ti. Srl, effettuava un bonifico in suo favore quale pagamento forfettario dei lavori svolti dallo stesso per paura di ritorsioni.

Diversamente dai tre soggetti finiti ai domiciliari, il dirigente foggiano si trova in carcere per “pericolo di reiterazione desumibile dalle concrete modalità dei fatti che denotano la sua spregiudicatezza e una condotta testa al perseguimento di interessi personali di arricchimento sfruttando il ruolo rivestito all’interno dell’ente ospedaliero” si legge, e per “le modalità dei fatti non occasionali e non estemporanee, anzi ben congegnate e protratte nel tempo”.

Nonostante sapesse di essere finito nel mirino degli inquirenti, avrebbe continuato ad avere contatti con le ditte alle quali ha continuato ad affidare lavori sia con affidamenti diretti che in esecuzione di contratti, segno di una “significativa propensione al crimine ed una marcata pericolosità sociale, tale da indurre a ritenere che il comportamento dell’indagato, lungi dall’essere un episodio isolato, sia piuttosto indice di una inclinazione a delinquere, idoneo a comportare una prognosi cautelare sfavorevole di reiterazione di condotte delittuose della stessa specie”.

Sul punto il pm, peraltro, rileva che Massimo De Santis, nonostante sapesse di essere indagato in procedimento penale che ha dato luogo a perquisizioni e sequestri nel febbraio 2020, anziché collaborare con la giustizia, avrebbe persistito nelle sue condotte illecite ponendo in essere i delitti.

“Sussiste il rischio di inquinamento probatorio in quanto lo stretto legame tra i soggetti coinvolti potrebbe portarli a formulare versioni di comodo, ovvero ad occultare fonti di prova. Basti pensare al tentativo di influenzare uno degli indagati, affinché non dicesse la verità qualora fosse stato interrogato (“Mi ha riferito che aveva letto le carte a disposizione dell’A.G. chiedendomi per l’ennesima volta di stare zitto”).

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