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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Cerignola

13enne violentata, il branco ha agito "in modo brutale e spregiudicato": nel box degli orrori altri episodi simili

"incapaci di controllare i propri impulsi e inclini ad agire in gruppo, sfruttando la forza del branco e agendo in modo brutale e spregiudicato, senza alcun rispetto della dignità e della sensibilità di una ragazzina di soli tredici anni"

Cerignola è ancora sotto choc per il caso della ragazzina di 13 anni vittima di una presunta violenza sessuale di gruppo da parte di due 19enni e di un 20enne del posto, avvenuta la sera del 23 ottobre 2022 in un box alla periferia di Cerignola.

Nell’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, nel motivare le esigenze cautelari, il Gip Margherita Grippo ritiene "altamente probabile che gli indagati, se lasciati liberi di avvicinare la vittima o persone ad essa vicine, possano tentare di indurre o convincere la ragazza a modificare la versione dei fatti”.

D'altronde, da parte degli indagati, era già stato compiuto un doppio tentativo, prima con lo zio e poi con la madre della vittima.

Peraltro, uno dei partecipanti alla presunta violenza sessuale, nelle ore successive all'accaduto, aveva contattato la vittima, cercando di convincerla che se avesse voluto, avrebbe potuto urlare e andar via.

Secondo il Gip, i tre amici si sarebbero mostrati "incapaci di controllare i propri impulsi e inclini ad agire in gruppo, sfruttando la forza del branco e agendo in modo brutale e spregiudicato, senza alcun rispetto della dignità e della sensibilità di una ragazzina di soli tredici anni".

In tal senso, "sono significative e indicative della inclinazione degli indagati a ripetersi, in modo incontrollato, in analoghe condotte, sicché deve ritenersi attuale e concreto il pericolo di reiterazione, tanto più che è emerso che non era la prima volta che accadeva quanto capitato alla 13enne".

In particolare - si legge nell'ordinanza - "le modalità condotte poste in essere dagli indagati, la spregiudicatezza mostrate dagli stessi, l’inserimento dei medesimi in un più ampio giro di giovani, quali quelli chiamati ad intervenire, nonché la constatazione che alla stregua di ciò che ha riferito alla minore uno dei giovani sopraggiunti, quando accaduto alla 13enne si era già verificato, inducono a ritenere inadeguata ogni altra misura cautelare diversa da quella custodiale del carcere che consenta agli indagati libertà di movimento".

Il racconto della vittima avrebbe trovato riscontro nelle immagini dei filmati di videosorveglianza dell’autorimessa, che avrebbero ripreso l’arrivo della ragazza con uno dei tre presunti autori delle violenze sessuali, il sopraggiungere di cinque amici che in tutta fretta - senza nemmeno attendere lo spegnimento del motore del veicolo - si precipitano all’interno del box, “ciò a conferma di quanto supposto dalla minore e cioè che costoro fossero stati chiamati da uno dei tre indagati, evidentemente per partecipare al compimento degli atti sessuali o semplicemente per assistervi".

Nelle mani degli inquirenti - 48 ore dopo fu fatto un sopralluogo nel postomacchina dello stupro e fu trovato il top reggiseno della vittima esposto come un trofeo - ci sarebbero anche alcune immagini delle scene relative a ciò che accadeva all’interno del box, atti sessuali registrati dalle telecamere dell'autorimessa, proprio quando gli amici degli indagati avevano aperto la porta.

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