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L'emergenza abitativa bussa alla porta del commissario prefettizio. Bomba sociale mai disinnescata, Emiliano: "Faremo di tutto, la casa è un diritto"

Lunedì scorso il presidente della Regione Puglia ha rassicurato le famiglie della palazzina pericolante della terza traversa di via San Severo. Il Tar Puglia, intanto, ha respinto altri due ricorsi partiti dall'ex distretto militare contro l'ordinanza di sgombero

L'emergenza abitativa a Foggia è una bomba sociale mai disinnescata, pronta a esplodere. Le famiglie della palazzina pericolante al civico 1 della terza traversa di via San Severo hanno aspettato al varco il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, lunedì in città per la firma del protocollo per la conversione del Cara in foresteria.

"Ha detto che farà lo stesso percorso dei container", riferiscono. L'amministratore unico dell'Arca Denny Pascarella si è fatto immortalare con loro e il governatore, quel giorno, e ha pubblicato la foto sui social, scrivendo a caratteri cubitali "Noi non ci arrenderemo mai".

Il 29 gennaio 2020, con proprio decreto, Emiliano dichiarò lo stato d'emergenza e di grave pericolosità del campo container di via San Severo e, per assicurare la sistemazione dei nuclei interessati dall'ordinanza di sgombero firmata dal sindaco un mese prima, autorizzò l'Arca Capitanata ad acquistare alloggi da mettere a disposizione del Comune. L'Agenzia regionale per la casa e l'abitare avrebbe potuto attingere ai fondi rivenienti dalla Legge n. 560 del 1993, pari a 3.500.000 euro. Quell'atto statuiva un diritto di prelazione delle famiglie dei container nell'assegnazione degli alloggi, altrimenti subordinata a una graduatoria.

Il 19 marzo scorso, agli abitanti della palazzina pericolante è stata notificata l'ultima ordinanza di sgombero. Nello stesso giorno, la polizia municipale si è presentata anche all'ex distretto militare. Dall'ex caserma Oddone sono partiti i ricorsi.

La seconda sezione del Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia, presieduta da Giuseppina Adamo, ha respinto ieri gli ultimi due, circostanza prevedibile dopo il pronunciamento dell'12 maggio, perché a decidere, nella camera di consiglio del 25 maggio, erano gli stessi magistrati. Altre due famiglie, rappresentate dall'avvocato Maria Morelli, chiedevano l'annullamento dell'ordinanza contingibile e urgente di sgombero dello stabile con contestuale divieto di utilizzo. Con due ordinanze identiche pubblicate oggi, il Tar ha ribadito che ritiene "prevalente la necessità di assicurare l’incolumità pubblica e privata anche degli stessi occupanti senza titolo", ed evidenzia che per di più dal ricorso risulta anche "l’esistenza di manufatti in amianto deteriorati".

Nella sentenza del 2018, gli stessi magistrati mettevano nero su bianco che non era dato comprendere, dagli atti a disposizione, "come mai l’alloggiamento provvisorio, assegnato in concreto a titolo di comodato precario per la durata di sei mesi" agli abitanti della palazzina ex Scivar di viale Fortore si fosse tramutato "in un’abusiva detenzione dell’immobile, con lunga permanenza degli occupanti, ben più che decennale, a mo’ di ricovero in favore di 'soggetti disagiati', del tipo di servizio pubblico-sociale di edilizia popolare-sovvenzionata, che però ha una diversa disciplina".

I magistrati parlavano all'epoca di "anomalo alloggiamento quello intervenuto, dunque, che è stato però ignorato da più amministrazioni e verosimilmente da più dirigenti o responsabili di settore succedutisi nel tempo, in un immobile pubblico (la cui idoneità quale abitazione peraltro sembra da escludersi)".

Gli occupanti, però, regolarmente censiti, avrebbero conservato le determine dei lavori intervenuti, e pagano le bollette. 

Sono pronti a presentarsi dal commissario prefettizio Marilisa Magno, giusto il tempo di farla ambientare, consapevoli che ora come ora non potrebbe sbilanciarsi molto senza un quadro preciso. Nell'immobile al civico 2 di via Ten. Col. Attilio Muscio si vocifera che, per giunta, la graduatoria definitiva per l'accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica sarà pronta già a fine mese, stando a quello che avrebbero sentito dire negli uffici per le Politiche Abitative di via Gramsci.

Lo sgombero coatto, in assenza di una sistemazione alternativa e soprattutto visto l'interessamento dei livelli regionali con tanto di testimonianza fotografica, per il momento sembra escluso.

Dalle macerie del campo container di via San Severo arrivano le voci disperate degli ultimi superstiti: "Ci hanno abbandonati qui dentro". Le rassicurazioni del numero uno dell'ex Iacp ("Assegneremo solo alloggi idonei") evidentemente non sono sufficienti a smorzare le resistenze rispetto alle assegnazioni previste in vico della Pietà. Non ci vogliono andare, temono di passare in altri alloggi di fortuna e rivivere un'odissea. "Non siamo carne da macello". Sono rimaste dieci famiglie nelle baracche, tre sono state escluse dall'assegnazione di un alloggio e protestano.

In fila ci sono anche le famiglie dei bassi di Santa Chiara. Il fronte delle donne prima coalizzate si sta spaccando, in una lacerante guerra tra poveri ancora più pericolosa.

"Siamo intervenuti in tutte le maniere possibili, una cosa mai successa - ha detto il presidente Emiliano lunedì in Prefettura - magari il presidente della Regione di quando io ero sindaco mi avesse messo a disposizione dei soldi per comprare delle case per risolvere l'emergenza abitativa. Io da sindaco di Bari me le sono dovute costruire da solo, con degli accordi programma. Noi abbiamo fatto veramente di tutto e continueremo a fare di tutto, perché la casa è un diritto fondamentale".

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