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Sabato, 27 Aprile 2024
Salute

Pillola anti-covid efficace sui vaccinati. Il dott. Lo Caputo: "Prossima ondata andrà trattata come una influenza stagionale"

L'intervista al prof. Sergio Lo Caputo, del reparto di Malattie infettive e responsabile delle sperimentazioni del Policlinico Riuniti

Procede anche a Foggia la somministrazione del Molnupiravir, la pillola antivirale destinata ai pazienti fragili contagiati da poco e con sintomi moderati legati alla infezione da Covid-19. Attualmente sono 8 i pazienti sottoposti alla cura, dimostratasi sì efficace, anche se fino a ora è stata somministrata a pazienti già vaccinati: “Gli studi effettuati su questi antivirali furono eseguiti quando la percentuale dei vaccinati era intorno al 20%. Ora abbiamo a che fare con pazienti che, seppur fragili, risultano più forti grazie al vaccino. Per questo non possiamo stabilire con certezza assoluta quanto i buoni risultati siano effettivamente determinati dal farmaco”, spiega a FoggiaToday il prof. Sergio Lo Caputo, del reparto di Malattie infettive e responsabile delle sperimentazioni del Policlinico Riuniti.

Insomma, per ora il farmaco si è rivelato un buon supporto al vaccino, ma la sua efficacia andrebbe tarata sui non vaccinati. I problemi sono due, ovvero la fragilità pregressa del paziente (condizione essenziale per ottenere il trattamento), ma soprattutto i tempi della somministrazione, che deve avvenire necessariamente nei giorni immediatamente successivi al contagio: “Purtroppo i non vaccinati, indipendentemente dal fatto che lo siano per scelta o per altri motivi, molto spesso giungono tardivamente in ospedale, in genere dopo 7-10 giorni e a quel punto la pillola non è più efficace”, precisa Lo Caputo. 

In quel caso ha più senso l’utilizzazione del Sotrovimab, l’anticorpo monoclonale attivo contro la variante Omicron: “Un farmaco di cui c’è poca disponibilità perché la distribuzione nelle regioni è limitata, ma che in casi determinati, come quelli relativi a pazienti fragili vaccinati che, per vari motivi, hanno una risposta anticorpale più bassa, è la nostra prima scelta”, puntualizza Lo Caputo, che poi aggiunge: “Gli antivirali hanno dimostrato la capacità di ridurre la percentuale di ricoveri, che però è già di per sé ridotta dal fatto che quasi tutta la popolazione è già vaccinata. L’idea che si sta facendo largo in Puglia, come nel resto dell’Italia, è che questi antivirali sono sì efficaci, ma probabilmente i pazienti sottoposti al trattamento si sarebbero salvati ugualmente grazie alla protezione vaccinale”.

Lo Caputo spiega anche la differenza tra monoclonali e antivirali: “I monoclonali equivalgono a una dose booster di vaccino, solo che gli anticorpi giungono dall’esterno e non sono prodotti dal nostro organismo, e hanno una durata di qualche mese. Lavorano affinché il virus infetti meno le cellule e non ci sia un’evoluzione della malattia. L’antivirale, invece, agisce andando a interferire con la moltiplicazione del virus nelle cellule”.

Per chi invece viene ricoverato resta il Remdesivir: “Consideri che la pillola è per le persone fragili. Il ragazzo 25enne che per capriccio non si è voluto vaccinare non prende l’antivirale, ma verrà sottoposto ad altri trattamenti, come il remdesivir, antivirale in vena che utilizziamo già da tempo e sul quale abbiamo anche fatto delle pubblicazioni su riviste internazionali”.

A questi potrebbe aggiungersi a breve anche il farmaco prodotto da Pfizer: “Si tratta di un farmaco diverso che serve a migliorare l’assorbimento. In generale, però, lo scenario rispetto a un anno fa è cambiato. Con l’aumento dei vaccinati bisogna vedere la reale efficacia di questi antivirali, anche perché parliamo di trattamenti costosi (tra i 500 e i 600 euro, ndr) che ora le regioni non devono sostenere. Ma nel momento in cui li dovremo pagare, si metteranno dei paletti”.

Per quanto riguarda i ricoverati, Lo Caputo conferma l’efficacia dei vaccini e i maggiori rischi in chi non ha ricevuto alcuna dose: “Purtroppo i non vaccinati giungono in ospedale tardivamente e hanno dei quadri legati direttamente al Covid più gravi rispetto ai vaccinati. Una polmonite grave è quasi sempre riferita ai soggetti non vaccinati”.

A proposito di ospedalizzazioni, c’è un altro aspetto legato ai motivi del ricovero: “Sta succedendo che molte persone vengono ricoverate per altre patologie (come una frattura, un ictus, un infarto o per la necessità di intervento) e si scoprono positive ma con sintomi blandi legati al Covid. Ma se un soggetto viene ricoverato per un ictus e risulta positivo a tampone, la causa del ricovero o del decesso è l’ictus. E questo accade spesso in persone vaccinate. In questa ondata c’è una discussione in atto, perché molti decessi di persone positive non sono dovuti al Covid. Se mi arriva una persona di 90 anni con la frattura al femore, il rischio di non sopravvivere è alto a prescindere dal Covid”.

Secondo Lo Caputo va rivista la redistribuzione dei ricoverati, anche in una ipotetica quinta ondata: “A febbraio i casi dovrebbero iniziare a diminuire, poi arriverà la primavera e grazie alle vaccinazioni e al fatto che Omicron ha interessato gran parte della popolazione, dovremmo stare bene in estate. In autunno, quando potrebbe presentarsi un certo numero di casi – anche se non di questa entità – dovremo cambiare tutto e considerare che il paziente che si presenta con una frattura e risulta positivo, dovrà andare in ortopedia. Non possiamo sconvolgere nuovamente gli ospedali. Sono casi che andranno trattati come già facciamo con l’influenza. Certo, un piccolo reparto Covid dovrà esserci, perché ci sarà sempre il paziente, non vaccinato, con la polmonite da Covid. Ma gli altri pazienti che si ricoverano per altre patologie dovranno essere collocati nei reparti di pertinenza”.

Tuttavia, il conteggio di ricoveri e decessi, è un problema riguardante solo questa ondata e non quelle precedenti. Per cui la differenziazione tra morti con e di Covid, uno dei mantra di no vax e negazionisti, non ha alcun fondamento soprattutto per quanto accaduto nel 2020 e nella prima metà del 2021: “In epoca pre-vaccinale tutti i pazienti sono morti a causa del Covid. Poi, senz’altro c’erano dei pazienti fragili, ma sui quali il Covid ha dato il colpo di grazia. La differenziazione è un discorso riferito solo a questa ondata. La prossima ipotetica ondata andrà trattata come l’influenza stagionale, che pure causa decessi, spesso tra le persone fragili e non vaccinate”.

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