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Salute San Giovanni Rotondo

Alona, la donna fuggita dalle bombe curata e salvata dai medici dell'ospedale di San Pio: "Vi ringrazio"

La sua storia era stata raccontata da FoggiaToday nelle scorse settimane. Oggi la giovane donna ucraina prosegue nel percorso di cure e follow-up verso la definitiva remissione della malattia

Sta meglio Alona, la donna di 29 anni fuggita da Odessa, in Ucraina, per scampare alla guerra e curare una leucemia mieloide acuta ad alto rischio. Accolta nella struttura di Casa Sollievo della Sofferenza, a San Giovanni Rotondo, la giovane donna non solo ha potuto proseguire le cure, ma è stata sottoposta anche a trapianto di cellule staminali emopoietiche da donatore volontario da registro italiano.

La sua storia era stata raccontata sulle pagine di FoggiaToday nel periodo natalizio: dopo la diagnosi di leucemia, Alona aveva iniziato la terapia farmacologica in Ucraina.

Con la guerra anche i medicinali hanno iniziato a scarseggiare e così i medici dell’Institute Of Blood Pathology And Transfusion Medicine Of The National Academy of Medical Sciences dell’Ucraina hanno iniziato a cercare aiuto all’estero per tutti i pazienti in difficoltà con le terapie e nell’approvvigionamento di farmaci. "Abbiamo ricevuto una richiesta d’aiuto da una ematologa ucraina con la preghiera di prendere in carico due pazienti affetti da malattie ematologiche: Alona e un giovane di 18 anni che purtroppo è venuto a mancare prima che si potesse effettuare il trasferimento in Italia" ha spiegato Michele Carella, ematologo, responsabile dell’Unità di Ematologia e Centro Trapianti Staminali Emopoietiche dell’ospedale di San Giovanni Rotondo.

Alona è stata più fortunata. È fuggita prima in Romania. Da qui in aereo ha raggiunto Napoli e poi San Giovanni Rotondo in auto, grazie all’aiuto di alcuni volontari. Appena arrivata in Casa Sollievo, è stata sottoposta ad una terapia con un farmaco specifico, introvabile nel suo paese, ma soprattutto è stata attivata subito la ricerca nei registri internazionali di un donatore volontario compatibile per il trapianto di cellule staminali emopoietiche.

"Alona ha due fratelli che vivono all’estero e dato che sarebbe stato difficile coinvolgerli nello studio di compatibilità – ha sottolineato l’ematologo – abbiamo avviato subito il percorso di ricerca donatori nel registro internazionale. Dopo diverse settimane è stato individuato un donatore del registro italiano con una compatibilità elevata. Siamo stati tempestivi, scrupolosi, ma anche la buona sorte ci ha aiutati: la probabilità era di circa 1 su 100mila. In malattie così complesse l’unica vera possibilità di guarigione è il trapianto di cellule staminali emopoietiche, anche se resta una procedura ad alto rischio. Quando le abbiano comunicato la notizia della compatibilità con un donatore – ha ricordato Carella – Alona si è commossa. Anche noi ci siamo commossi, dare notizie simili è molto emozionante. Il trapianto al momento è andato bene, si è ottenuto un attecchimento completo e la sua malattia è in remissione completa ma Alona deve comunque proseguire il suo percorso terapeutico". 

"Un trapianto prima e la chemioterapia adesso non sono affatto facili da gestire – ha raccontato Alona –. Ci vorrà tempo. È un lungo percorso di trattamenti e cure, con le loro complicazioni. Ma ogni giorno sto meglio. Uno dei momenti più belli è stato quando mi hanno comunicato di aver trovato un donatore. Ero molto felice. Ho capito che c’era qualche possibilità di guarire. Voglio ringraziare davvero tanto tutti i medici e il personale sanitario che si sono presi cura di me e tutti coloro che mi stanno aiutando in questi momenti di difficoltà" .

Poi il uso pensiero è andato ad Odessa, la sua città, dove ci sono ancora molti suoi familiari.  "La situazione di Odessa è simile a quella di molte cittadine dell’Ucraina. Gli allarmi antiaereo suonano diverse volte al giorno a causa dei missili russi e dei droni. Nonostante le difese antiaeree cerchino di difendere le città come meglio possono, molti missili colpiscono le infrastrutture. È spaventoso quello che succede, io sono in apprensione ogni volta che non riesco a mettermi in contatto con la mia famiglia. La guerra è la cosa peggiore che potesse capitare. Uccidono civili, distruggono intere città e minacciano l’uso di armi nucleari ogni giorno. Tutto ciò provoca tanta rabbia. Il mio sogno – ha concluso Alona – è che l'Ucraina possa essere finalmente libera dagli invasori, che smettano i raid aerei e che gli ucraini possano finalmente tornare a vivere una vita piena come prima".

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